2006-11-23 16:24:40

La Caritas di Mosul chiude per le minacce di un gruppo islamico


(23 novembre 2006 - RV) La Caritas di Mosul, in Iraq, chiude i battenti. In seguito alle continue intimidazioni e alle insistenti richieste di versare denaro per finanziare un gruppo islamico locale, la struttura ha sospeso le sue attività. A raccontarlo all’agenzia AsiaNews è una delle operatrici, costrette a lasciare la città per paura di ritorsioni. La donna, che ha chiesto l’anonimato, ha lavorato come ricercatrice sociale presso l’organismo della Chiesa cattolica dal 1995 fino a settembre scorso. “I primi del mese – ricorda – il nostro responsabile ha ricevuto una telefonata a casa da un gruppo islamico che non si è identificato con un nome. Prima hanno cominciato a recitare un brano dal Corano, dopo hanno chiesto del denaro per sostenere la resistenza all’occupazione americana dell’Iraq”. “Noi – continua la donna - abbiamo cercato di spiegare che come Caritas non abbiamo fondi per le nostre attività, se non le donazioni dei fedeli, che ci aiutano a sostenere solo i più bisognosi”. Mentre le minacce si facevano più insistenti il direttore ha detto loro che la Caritas poteva dare solo 1 milione di denari iracheni, ma non di più. “Naturalmente non era sufficiente e ci hanno chiesto di aumentare la somma, ma dopo l’ennesimo rifiuto da parte nostra si sono convinti e hanno accettato l’offerta; non abbiamo avuto scelta, ma il Centro ha dovuto chiudere, in queste condizioni era impossibile continuare”. La Caritas di Mosul, che dall’inizio della guerra non aveva mai interrotto le sue attività, si occupava soprattutto dei senza tetto e il 90 per cento del suo lavoro interessava la popolazione musulmana. Il lavoro della Caritas continua comunque a Baghdad, nei villaggi cristiani della provincia di Niniveh e nel Kurdistan








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