2006-11-22 15:56:38

Messaggio dei vescovi dell'Ecuador sul prossimo ballottaggio presidenziale


(22 novembre 2006 - RV) In Ecuador, sembra sempre più incerto l’esito del ballottaggio presidenziale di domenica prossima, al quale sono chiamati oltre 9 milioni di elettori: secondo gli ultimi sondaggi dell’istituto “Cedatos – Gallup”, il candidato del Partito rinnovatore istituzionale, Alvaro Noboa, può contare su quasi il 52 per cento dei voti mentre il suo rivale, il candidato della sinistra Rafael Correa avrebbe raggiunto circa il 48 per cento delle preferenze. Il risultato appare molto incerto a causa dell’inattesa crescita, secondo i sondaggi, dei consensi verso il socialdemocratico Rafael Correa. Il candidato della sinistra è riuscito, in particolare, a conquistare l’appoggio della potente confederazione delle popolazioni indigene e di altri partiti che, nel primo turno dello scorso 15 ottobre, non hanno indicato preferenze di voto ai propri sostenitori. Sul ballottaggio si sono espressi, con un recente documento, anche i vescovi dell’Ecuador: “Poiché entrambi i candidati – scrivono i presuli - si dichiarano cristiani cattolici, attendiamo da parte loro una testimonianza di servizio nei piani che propongono, orientati verso la giustizia e la libertà, nonché un responsabile e serio impegno”. “Ci aspettiamo – aggiungono - profondi cambiamenti, necessari ed urgenti per ridurre la distanza fra ricchi e poveri, e per produrre più ricchezza e per migliorarne la distribuzione”. Nel documento i vescovi auspicano, poi, alcuni importanti progressi tra i quali un accesso rapido e facile per i poveri e per i malati ai servizi sanitari, un riscatto della moralità pubblica e l’eliminazione della corruzione. I presuli chiedono anche una maggiore difesa della famiglia e la tutela della vita in tutte le sue fasi. “Ci aspettiamo – concludono - politiche sociali in favore dei contadini e dei lavoratori; politiche orientate sempre alla promozione dei più poveri ed emarginati. In questo contesto occorre più legalità nella distribuzione delle terre, più lavoro e più crescita economica”.








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