2006-11-21 14:57:40

Pastorale cristiana e malattie infettive: se ne parla da giovedì 23 alla conferenza internazionale in Vaticano


(21 novembre 2006 - RV) Quali sono gli aspetti pastorali, ma anche le migliori politiche sanitarie o comportamentali per affrontare il grave problema delle malattie infettive? A questa domanda si incaricherà di rispondere la 21.ma Conferenza internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, in programma dal 23 al 25 novembre prossimi, alla quale prenderanno parte oltre 530 esperti . Il simposio è stato presentato nella Sala stampa vaticana ed ha suscitato molta attenzione nei giornalisti, specialmente attorno alla questione della prevenzione nei confronti dell’AIDS, flagello che continua a uccidere milioni di persone, al pari di altri virus. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3
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Nel 21.mo secolo si chiamano AIDS, SARS o, di nuovo, tubercolosi come un tempo si chiamavano peste, vaiolo, colera. Sono i nuovi o vecchi virus che oggi infettano e mietono vittime a centinaia di migliaia nel mondo. Il cardinale Javier Lozano Barragán ha introdotto con l’elenco dei nuovi o riemergenti agenti patogeni gli scopi che perseguirà la 21.ma edizione dedicata agli “Aspetti pastorali della cura delle malattie infettive”. Da soli, AIDS, TBC e malaria sono oggi causa di un terzo della mortalità mondiale da contagio. La malaria, ancora agli inizi del terzo millennio, conta 300 milioni di casi e un milione di vittime. L’AIDS 40 milioni e il trend, ha spiegato il cardinale Barragán, non accenna in questo caso a diminuire:

“L’epidemia dell’AIDS non sta rallentando. Però, si vede nelle statistiche che la progressione della malattia è un po’ diminuita nei Paesi che hanno i mezzi adeguati, in particolare gli antiretrovirali e l’alimentazione corretta, la dieta (...) Per esempio, nell’Europa occidentale abbiamo circa 720 mila casi di AIDS, mentre in Sudafrica ce ne sono cinque milioni e mezzo, lo stesso in India. Invece, in Europa occidentale, ne abbiamo meno di un milione”.


Affiancato dai vertici del dicastero vaticano, e da un medico italiano, il prof. Nicola Petrosillo, esperto del settore, il presidente del Pontificio Consiglio ha illustrato i tre momenti della Conferenza, che inizierà giovedì prossimo per concludersi sabato. Oltre a indagare le cause che provocano l’insorgere delle malattie – alimentazione, cambiamenti ambientali e tecnologici, ma anche la mutazione dei batteri – i partecipanti alla conferenza faranno luce su quale debba essere il comportamento cristiano nell’affrontare tali malattie: ovvero, il “punto di vista morale ed etico” in rapporto alla speranza e all’impegno cristiani nel curarle. Del resto, ha affermato il segretario del Pontificio Consiglio, mons. José Luis Redrado, la Chiesa in questo settore offre da sempre un’assistenza di altissimo profilo:


“La Chiesa è stata sempre molto presente in questa realtà. Ancora di più, nelle malattie infettive, la Chiesa è stata sempre all’avanguardia. Quanti religiosi e religiose sono in questi luoghi di cura dove a volte lo Stato non c’è. E molti sono anche i laici in questa realtà (...) Abbiamo condotto uno studio come Pontificio Consiglio. Su un campione di 146 strutture sanitarie cattoliche presenti nei cinque continenti, il 64% di queste strutture si occupa di pazienti con malattie infettive, in particolare il 59% dei centri sanitari cattolici che hanno risposto alla nostra domanda ha un programma specifico sulla tubercolosi; il 49% sulla malaria”.


Anche il punto di vista psicologico e culturale, come pure le iniziative politiche e sanitarie, saranno valutati nell’ottica di un miglioramento degli interventi per arginare la forza distruttiva delle pandemie. Il prof. Petrosillo ha stigmatizzato, tra l’altro, l’uso massivo di farmaci di ultima generazione che hanno portato, nei Paesi sviluppati, all’insorgenza di nuovi virus o alla mutazione di altri già esistenti, diventando causa di nuovi decessi, pur in ambienti di avanzata tecnologia sanitaria e ospedaliera.


I giornalisti di numerose testate internazionali hanno spaziato con le loro domande su molti temi scottanti, giacché le malattie infettive chiamano quasi sempre in causa miseria, scarsità di igiene e di alimentazione, efficacia delle politiche nazionali. Sulla prevenzione dal contagio dell’AIDS, e in particolare sull’uso del preservativo, il cardinale Barragán ha annunciato uno studio condotto dal dicastero vaticano:


“Certamente, è un punto che preoccupa molto Benedetto XVI (…) Lui mi ha chiesto di condurre un dialogo con la Congregazione per la Dottrina della Fede sull’uso del preservativo. Seguendo il suo desiderio, abbiamo compiuto uno studio accurato sul preservativo tanto dal punto di vista scientifico quanto dal punto di vista morale, e abbiamo consegnato il nostro studio – più di 100 pagine, quasi 200 pagine – alla Dottrina per la Fede, che lo sta esaminando. E speriamo che il Santo Padre dica quello che sia più conveniente su questo argomento (...) Se poi si debba dare una risposta, o come sia tale risposta, io non lo so. Penso che nessuna risposta della Chiesa debba essere tale da favorire il libertinaggio sessuale. Questo lo dobbiamo sapere chiaramente”.
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