Domani Giornata per le claustrali. Il Papa: i monasteri, oasi spirituali che fanno
bene a tutti
(20 novembre 2006 - RV) I monasteri di vita contemplativa “apparentemente inutili
… fanno bene a tutti anche … a quanti ne ignorano l’esistenza” e “si offrono come
oasi, nelle quali l’uomo … può meglio attingere alle sorgenti dello Spirito e dissetarsi
lungo il cammino” di una vita spesso convulsa. E’ quanto ha detto ieri all’Angelus
Benedetto XVI ricordando che domani, 21 novembre, la Chiesa celebra la Giornata per
le claustrali, nel giorno della memoria liturgica della Presentazione al Tempio della
Beata Vergine Maria. Ma cosa rispondere a chi considera “inutile” la dimensione contemplativa?
Giovanni Peduto lo ah chiesto suor Giovanna Zoletto del Monastero delle Clarisse alla
Giudecca a Venezia:
********* R. – E’ come se ad un albero mancassero
le radici. Le radici sono nascoste, ma sono quelle che danno nutrimento alla pianta,
perché si sviluppi, perchè manifesti la bellezza della creazione. Tutto parte dalle
radici, che sono sotto terra, non si vedono, però sono questa linfa vitale che dà
vita.
D. - Come si svolge la giornata di una monaca di clausura?
R.
– La nostra giornata è un alternarsi di preghiera, di lavoro, di vita fraterna. Noi
la iniziamo alle 5 e mezza; poi, alle 6.00 ci sono le lodi, il canto della liturgia
della Chiesa; segue una mezzora di riflessione, di preghiera personale; alle 7.00
c’è la celebrazione dell’eucaristia; alle 9.00 riprendiamo la preghiera con la preghiera
di terza. Terminata la preghiera ognuna va al suo lavoro. Ci sono, quindi, le mansioni
comunitarie: alla cucina, alla sagrestia, all’infermeria, alla cura delle sorelle
malate. Avendo un piccolo orticello, si va nell’orto. Ci si ritrova ancora nella preghiera
alle 11.30 e alle 12.00 abbiamo il pranzo e c’è un momento di fraternità, in cui ci
si scambia alcune impressioni, si scambia una parola. Segue, poi, un tempo di silenzio
rigoroso, che viene interrotto poi alle 14.40, quando abbiamo l’ora nona, che è ancora
un’altra parte della preghiera liturgica, e la recita del Rosario. Poi, di nuovo un
tempo di lavoro, come dicevo prima. Alle 18.00 c’è ancora la preghiera dei Vespri,
l’ufficio di lettura e la meditazione. Dopo la cena, c’è un tempo di ricreazione.
Si scambia ancora qualche parola, qualche momento di fraternità e alle 21.00 la preghiera
di compieta chiude la giornata e ringraziamo il Signore per tutti i benefici della
giornata. Portiamo al Signore le suppliche che ci sono state rivolte dai fratelli
che chiedono l’aiuto della nostra preghiera. Questo è un ringraziamento al Signore
per tutti i benefici che ci dà.
D. - Ha avuto un buon successo recentemente
il film-documentario “Il Grande silenzio” sulla vita in un monastero certosino.
Un film in cui non si sente alcuna parola. Cosa può dirci sul significato del silenzio?
R. – Il silenzio è soprattutto una ricerca di intimità con il Signore.
Cercare un momento di deserto in cui l’anima si mette davanti al Signore, al suo Creatore.
Così, allora, sgorga spontanea la lode, perché dimenticando noi stessi e guardando
al Signore non possiamo vedere altro che Lui è amore e che la nostra vita va alle
sorgenti vere della vita e dell’amore.
D. - Benedetto XVI sottolinea spesso
la necessità di curare l’interiorità in mezzo a tanto attivismo che rischia di farci
sentire sempre più vuoti. Come possiamo pregare noi che viviamo sommersi dal rumore
e dallo stress quotidiano?
R. – Creare questi spazi in cui mettersi a tu per
tu con il Signore e chiedere al Signore l’aiuto, perché come dice Gesù: “Da soli non
potete, però chiedete il dono dello Spirito”. Allora, più si entra in questo spazio,
più si sente il bisogno. Come quando uno ha fame e cerca il cibo, così quando uno
è veramente nel frastuono deve cercare, come nella fame, questo bisogno di stare in
silenzio, anche cinque minuti al giorno. In seguito, sarà ancora più spontaneo cercare
dieci minuti e verrà da solo. **********
Riascoltiamo le parole del
Papa all'Angelus nel servizio di Roberta Gisotti: