E' l'ecumenismo dell'amore che illumina il dialogo della verità: così Benedetto XVI
alla plenaria del Pontificio Consiglio dell'Unità dei cristiani
(17 novembre 2006 - RV) Da quarant’anni a questa parte, dopo il Concilio Vaticano
II, il dialogo ecumenico ha fatto moltissimi passi in avanti a livello teologico e
spirituale. Pur rimanendo ancora molto da fare, ciò che ora va promosso tra le varie
confessioni cristiane è “l’ecumenismo dell’amore” che porti a un confronto basato
sulla verità della fede. E’ uno dei concetti centrali del discorso che questa mattina
Benedetto XVI ha rivolto alla plenaria del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani,
che ha dibattutto sul tema “La situazione ecumenica in cambiamento”. I particolari
del suo intervento, nel servizio di Alessandro De Carolis: ********** Perché
il dialogo con i cristiani di altre confessioni si svolga nella verità, tale confronto
ha bisogno di un elemento insostituibile: la carità. La seconda illumina la prima:
crea fiducia, rinsalda la fede nei valori comuni, allontana il rischio di una pace
superficiale a tutti i costi che travisa lo spirito ecumenico anziché renderlo autentico.
La valutazione che Benedetto XVI fa dello stato attuale dell’ecumenismo è realistica,
guarda alle luci senza nascondere le ombre: “In verità, dal Concilio Vaticano II
ad oggi molti passi sono stati fatti verso la piena comunione. Ho davanti agli occhi
l’immagine dell’Aula del Concilio, dove gli Osservatori delegati delle altre Chiese
e Comunità ecclesiali stavano attenti, ma silenziosi. Questa immagine ha fatto posto
nei decenni successivi alla realtà di una Chiesa in dialogo con tutte le Chiese e
comunità ecclesiali di Oriente e di Occidente. Il silenzio si è trasformato in parola
di comunione (…) La fraternità fra tutti i cristiani è stata riscoperta e ristabilita
come condizione di dialogo, di cooperazione, di preghiera comune, di solidarietà”. Davanti
ai membri della plenaria, Benedetto XVI ha ripetuto una delle dichiarazioni che un
anno e mezzo fa segnarono l’esordio del suo Pontificato. “Il mio intento”, ha ribadito,
è lo stesso del Concilio: giungere “all’unità visibile della Chiesa”. Ma questo è
tuttavia un cammino per il quale, ha notato il Papa, “molto” resta da fare, soprattutto
in un mondo che con i suoi “rapidi rivolgimenti” condiziona in qualche modo anche
l’ambito ecumenico. Ha quindi parlato delle Chiese d’Oriente: “Hanno ricuperato
la libertà e sono impegnate in un ampio processo di riorganizzazione e di rivitalizzazione.
Siamo ad esse vicini con i nostri sentimenti e la nostra preghiera. La parte orientale
e quella occidentale dell’Europa si stanno riavvicinando; questo stimola le Chiese
a coordinare i loro sforzi per la salvaguardia della tradizione cristiana e per l’annuncio
del Vangelo alle nuove generazioni”. Benedetto XVI ha speso parole di grande apprezzamento
per il “nuovo slancio” avuto dal dialogo teologico tra cattolici e ortodossi, ripreso
a settembre in Serbia dopo una lunga sosta. “Anche la mia imminente visita a Sua Santità
Bartolomeo I e al Patriarcato ecumenico – ha detto il Papa riferendosi al suo prossimo
viaggio in Turchia - sarà un ulteriore segno di considerazione per le Chiese ortodosse,
ed agirà come stimolo – così confidiamo - per affrettare il passo verso il ristabilimento
della piena comunione”. Anche sul versante occidentale, Benedetto XVI ha definito
“aperti e amichevoli” i dialoghi bilaterali in corso specialmente con le Chiese luterana
e metodista. Con i primi, il Papa ha menzionato lo storico accordo del 1999 relativo
alla “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”, che nel frattempo
ha ottenuto anche l’assenso dei metodisti. Tuttavia, ha chiarito il Pontefice: “Permane
innanzitutto la difficoltà di trovare una comune concezione sul rapporto fra il Vangelo
e la Chiesa e, in relazione a ciò, sul mistero della Chiesa e della sua unità e sulla
questione del ministero nella Chiesa. Nuove difficoltà sono poi apparse in campo etico,
con la conseguenza che le differenti posizioni assunte dalle Confessioni cristiane
sulle attuali problematiche ne hanno ridotto l’incidenza orientativa nei confronti
dell’opinione pubblica”. Su questo punto, il cardinale Walter Kasper, presidente
del dicastero vaticano, nell’indirizzo di saluto al Papa aveva schiettamente riconosciuto
che pur condividendo con i cristiani della tradizione della Riforma “molti elementi
importanti della fede apostolica” e constatando “in molti di loro una nostalgia profonda
per la piena comunione”, “sfortunatamente - ha proseguito - abbiamo dovuto anche sperimentare
che tra loro altri ribadiscono concezioni ecumeniche diverse e che, nel campo dottrinale
come in quello etico, essi stanno abbandonando a volte degli elementi che fino ad
ora erano considerati un'eredità comune”. Dalle nostre discussioni, ha aggiunto poi
il cardinale Kasper – “sono emersi numerosi suggerimenti e proposte concrete per realizzare
sia l'ecumenismo spirituale che l'ecumenismo fondamentale. Speriamo soprattutto che
il Vademecum, cioè La guida all'Ecumenismo Spirituale, di imminente pubblicazione
in varie lingue, sia un aiuto concreto a livello delle parrocchie e delle comunità
ecclesiali”. In questo panorama diversificato, Benedetto XVI ha concluso con ciò
che egli ritiene imprescindibili per il futuro del cammino ecumenico: “Ciò che,
comunque, va innanzitutto promosso, è l’ecumenismo dell’amore, che discende direttamente
dal comandamento nuovo lasciato da Gesù ai suoi discepoli. L’amore accompagnato da
gesti coerenti crea fiducia, fa aprire i cuori e gli occhi. Il dialogo della carità
per sua natura promuove e illumina il dialogo della verità: è infatti nella piena
verità che si avrà l’incontro definitivo a cui conduce lo Spirito di Cristo. Non sono
certamente il relativismo o il facile e falso irenismo che risolvono la ricerca ecumenica.
Essi anzi la travisano e la disorientano. Va poi intensificata la formazione ecumenica
partendo dai fondamenti della fede cristiana, cioè dall’annuncio dell’amore di Dio
che si è rivelato nel volto di Gesù Cristo e contemporaneamente in Cristo ha svelato
l’uomo all’uomo e gli ha fatto comprendere la sua altissima vocazione”. **********