Il Papa incontra i Capi Dicastero della Curia Romana: riaffermato il valore del celibato
sacerdotale. Il commento di mons. Bruno Forte
(17 novembre 2006 - RV) Il Papa ha presieduto ieri nel Palazzo Apostolico, una delle
periodiche riunioni dei Capi Dicastero della Curia Romana, per una riflessione comune.
“I partecipanti alla riunione – spiega una nota della Sala Stampa Vaticana - hanno
avuto una informazione accurata sulle richieste di dispensa dall’obbligo del celibato
presentate negli ultimi anni e sulla possibilità di riammissione all’esercizio del
ministero di sacerdoti che al presente si trovano nelle condizioni previste dalla
Chiesa”. E’ stato poi “riaffermato – continua la nota - il valore della scelta del
celibato sacerdotale secondo la tradizione cattolica ed è stata ribadita l’esigenza
di una solida formazione umana e cristiana, sia per i seminaristi che per i sacerdoti
già ordinati”. In un comunicato diffuso martedì scorso, la Sala Stampa vaticana
precisava che l’incontro era stato convocato dal Pontefice per esaminare la vicenda
di mons. Emmanuel Milingo, arcivescovo emerito di Lusaka, che ha promosso una nuova
Associazione di sacerdoti coniugati ed è incorso nella scomunica latae sententiae,
cioè automatica, per aver conferito, il 24 settembre scorso a Washington, l’ordinazione
episcopale a quattro sacerdoti sposati senza mandato pontificio. Ma sul valore della
scelta del celibato sacerdotale ascoltiamo la riflessione del vescovo di Chieti-Vasto
Bruno Forte, al microfono di Tiziana Campisi:
********** R. – Il celibato
viene concepito in una triplice direzione fondamentale. La prima, è quella cristologica:
Gesù non è stato sposato per consacrarsi totalmente alla causa del Regno di Dio. Il
presbitero si sente chiamato ad essere – come lo è teologicamente – una ripresentazione
del Cristo-Capo, e lo ripresenta anche in questa sequela di Gesù, nella scelta di
una incondizionata dedizione di tutto il suo essere alla causa del Regno di Dio. Un
secondo significato è quello ecclesiologico, e cioè l’essere celibe consente quella
dedizione totale alla Chiesa-sposa che fa del presbitero il padre nella comunità,
analogamente a come nella Chiesa antica la Chiesa tutta è considerata la Ecclesia
mater. Dunque c’è una sorta di sponsalità tra colui che è la ripresentazione del Cristo-Capo
e la comunità. E finalmente, una terza indicazione è quella escatologica: il celibato
è un’anticipazione della condizione del Regno in cui non ci sarà né uomo né donna
ma tutti saremo uno in Cristo Gesù. E, in un certo senso, vuol dire essere testimoni
del futuro di Dio e quindi testimoni di speranza. Specialmente in contesti come quelli
del mondo nord-occidentale, dove la diffusa situazione di benessere induce piuttosto
a situazioni di comodità, il celibato è anche un segno escatologico per il motivo
di essere una testimonianza vivente della fede nell’assoluto primato di Dio e del
suo Regno su ogni altra cosa. Questi mi sembrano i valori preziosi che il celibato
contiene e come tale, anche da parte di chi ha messo in discussione l’opportunità
del celibato sacerdotale per questioni più o meno pratiche, pastorali, esigenze o
bisogni delle Chiesa, non si è messo mai in discussione il valore del celibato. Io
credo che questo sia molto importante perché solo se se ne capisce fino in fondo il
valore e si cerca di realizzarlo e di educare ad esso, allora il celibato conserva
quella carica profetica che lo rende nella Chiesa un annuncio del Regno di Dio e della
sequela di Gesù.
D. – Nella riunione è stata anche ribadita l’esigenza
di una solida formazione umana e cristiana, sia per i seminaristi che per i sacerdoti
già ordinati. Lei cosa può dirci in proposito?
R. – Ma certamente, in un
mondo come quello in cui noi viviamo, dove sul piano della sessualità e dell’affettività
ci sono tante, tante fragilità, è necessario che la persona che risponde ad una chiamata
alla vocazione celibataria lo faccia con una grande maturità di vita. Ecco perché
è necessario darne in profondità le motivazione ma è necessario soprattutto assicurarsi
che chi si sente chiamato a questa consacrazione, le motivazioni le abbia interiorizzate
sul piano non solo spirituale ma anche – direi – umano e psicologico. **********