Telegramma del Papa al Festival del cinema spirituale: approfondire i valori cristiani
presenti nella settima arte
(15 novembre 2006 - RV) Una iniziativa capace di “approfondire l’anelito spirituale
e i valori cristiani che animano le produzioni cinematografiche”. Sono le parole di
apprezzamento di Benedetto XVI contenute nel telegramma inviato agli organizzatori
del Festival del cinema spirituale “Tertio Millennio”, in corso in questi giorni alla
Pontificia Università Gregoriana. Nel testo a firma del cardinale segretario di Stato,
Tarcisio Bertone, il Papa auspica, tra l’altro, che “il simposio susciti un rinnovato
e fecondo dialogo tra fede e cultura contemporanea, favorendo la solidarietà e la
pace”. Un auspicio condiviso dal presidente del Pontificio Consiglio per la cultura,
il cardinale Paul Poupard, il quale ha affermato che il cinema, per la sua natura
di “laboratorio di vita”, diventa “un invito al dialogo serrato tra Chiesa e mass
media”. Riferendosi poi al tema centrale del convegno e della rassegna, “La congiura
del silenzio”, il porporato ha detto che il cinema “è uno strumento proivilegiato
per spezzare le catene di un silenzio spesso colpevole” nei confronti di chi non ha
possibilità di farsi ascoltare. Il servizio di Luca Pellegrini: ********** Far
conoscere verità negate, misconosciute, difficili da accettare. Film e documentari
che parlano e denunciano i silenzi della storia e delle società. Il Convegno di studi
e la rassegna di film offerti nell’ambito del Festival del Cinema Spirituale invitano
a riflettere, interrogano le coscienze. Un tema di grande interesse e scottante attualità:
“La cospirazione del silenzio”. Mons. Dario Viganò, presidente dell’Ente dello Spettacolo,
motiva così questa scelta:
“Il tema de ‘La cospirazione del silenzio’ nasce
almeno per due ragioni. Il primo viene desunto dalla storia del cinema. Il cinema,
infatti, molto spesso nella storia ha saputo catalizzare sguardi, passioni intelligenti
di giovani, dando vita a delle rivoluzioni pacifiche. Pensiamo agli anni ’20 nell’ex
Unione Sovietica oppure al cinema dell’Estremo Oriente. Quindi, il cinema sa davvero
catalizzare quel sentire che diversamente sarebbe censurato. D’altra parte, quest’anno,
abbiamo voluto chiamarlo ‘La cospirazione del silenzio’, perchè sono molti i film
che abbiamo cercato e trovato, che in qualche modo rompono una cortina di silenzio.
Penso ad esempio al documentario straordinario di Hanna Polak ‘I bambini di Leningrado’,
che racconta esattamente la vicenda triste di bambini costretti a vivere nel tunnel
delle stazioni metropolitane di Mosca, quando poi Mosca sta ridisegnando se stessa
agli occhi dell’Occidente come una democrazia. Penso anche a dei film importanti di
cui abbiamo l’anteprima come ‘Love Hate’, nel quale abbiamo di nuovo un incontro tra
culture e religioni. E ancora, da una parte l’islam e dall’altra parte l’Occidente,
in questo caso la Londra di questi giorni. Penso ad un altro documentario sulle favelas
del Brasile. Quindi, ‘La cospirazione del silenzio’, perché il cinema sa dare voce
a quelle voci che diversamente sarebbero soffocate”.
Alcune pellicole
affrontano l’aspetto, drammatico e delicatissimo, di infanzie violate e di periferie
abbandonate da chi dovrebbe al contrario prevenire il degrado sociale. “Children of
Leningradsky” è uno spietato documento sui 30.000 bambini abbandonati e affamati che
vivono nel sottosuolo della capitale russa. Una sfida che la regista Hanna Polak così
descrive ai nostri microfoni:
R. – FIRST OF ALL… “Prima di lavorare
al film ero già impegnata ad aiutare i bambini. Avevo incontrato alcuni di loro camminando
per la stazione ed era stato molto scioccante per me scoprire l’esistenza di questi
piccoli senzatetto, senza qualcuno che badasse a loro. Così ho iniziato a pensare
ad un modo per aiutarli. Con alcuni amici abbiamo fondato una piccola organizzazione
caritatevole, in grado di sostenere questi ragazzini. Ci preoccupavamo di distribuire
loro del cibo, di parlare con loro, di inserirli in orfanotrofi, abbiamo tentato di
strapparli alla strada in vari modi. In seguito ho capito che sarebbe stata una buona
idea fare un film per far conoscere alle persone questo grave problema, per cercare
di influenzarle e per trovare qualcuno disponibile ad aiutarci. Questo film è in
realtà un modo per cercare aiuto”. **********