Lo Spirito Santo agisce nella vita di ogni cristiano e lo spinge a testimoniare il
Vangelo per le vie del mondo: cosi, Benedetto XVI all'udienza generale dedicata agli
insegnamenti di San Paolo
(15 novembre 2006 - RV) Lo Spirito Santo agisce nella vita di ogni cristiano, contrassegnandone
l’identità: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che, all’udienza generale in Piazza
San Pietro, ha proseguito la sua catechesi sulla figura di San Paolo, mettendo l’accento
sugli insegnamenti che “l’Apostolo delle Genti” offre sullo Spirito pentecostale.
Lo Spirito Santo, è stata l’esortazione del Pontefice, orienti la nostra vita verso
la gioia, la comunione e la speranza. Il servizio di Alessandro Gisotti: ************* Grazie
allo Spirito Santo, il cristiano possiede “un’interiorità ricca e profonda” che ci
stabilisce in un “rapporto di filiazione con Dio”: è quanto affermato da Benedetto
XVI all’udienza generale. Il Papa ha sottolineato come questo rapporto filiale sia
“la nostra grande dignità”. Non siamo infatti soltanto “immagine, ma figli di Dio”.
Ha così ricordato che San Paolo mostra non solo la dimensione dinamica dello Spirito,
ma anche la sua presenza nella vita del cristiano. Presenza che ne contrassegna l’identità:
“Paolo
riflette sullo Spirito esponendone l’influsso non solo sull'agire del cristiano, ma
anche sul nostro essere. Infatti è lui a dire che lo Spirito di Dio abita in noi e
che ‘Dio ha inviato lo Spirito del suo Figlio nei nostri cuori’. Per Paolo dunque
lo Spirito ci connota fin nelle nostre più intime profondità personali”.
Il
Libro degli Atti, è stata la sua riflessione, racconta le missioni compiute dagli
apostoli nel mondo e soprattutto i tre viaggi missionari compiuti da San Paolo, definito
dal Papa un “gigante non solo nell’apostolato, ma anche nella dottrina teologica,
profondamente stimolante”. Proprio San Paolo, ha detto, ci mostra dunque la forza
dello Spirito Santo che ci spinge a testimoniare la nostra fede in Cristo:
“Lo
Spirito pentecostale reca con sé una spinta vigorosa ad assumere l’impegno della missione
per testimoniare il Vangelo sulle strade del mondo”.
San Paolo, ha detto
ancora, indica la connessione dello Spirito Santo con l’amore. L’amore è proprio il
primo frutto dello Spirito. Un amore che unisce. D’altro canto, Benedetto XVI ha indicato
che alla “specificità della fede cristiana”, “appartiene la confessione di un’originale
condivisione di questo Spirito da parte del Signore risorto, il quale è diventato
Lui stesso Spirito vivificante”. Lo Spirito Santo, ha ribadito il Papa, è innanzitutto
“creatore di comunione all’interno della comunità cristiana”. Citando poi Sant’Agostino,
il Papa ha affermato che se vediamo la Carità, vediamo anche la Trinità. “D'altra
parte, però, - ha avvertito - è anche vero che lo Spirito ci stimola a intrecciare
rapporti di carità con tutti gli uomini. Sicché, quando noi amiamo diamo spazio allo
Spirito, gli permettiamo di esprimersi in pienezza” .Parole accompagnate da una viva
esortazione a seguire l’esempio di San Paolo:
“Impariamo così da Paolo
che l’azione dello Spirito orienta la nostra vita verso i grandi valori dell’amore,
della gioia, della comunione e della speranza. Spetta a noi farne ogni giorno l'esperienza
assecondando gli interiori suggerimenti dello Spirito, aiutati nel discernimento dalla
guida illuminante dell’Apostolo”.
Ancora, il Papa ha ricordato che San
Paolo ci mostra che “non esiste vera preghiera senza la presenza dello Spirito in
noi”. Ha così evidenziato che “lo Spirito Santo, cioè lo Spirito del Padre e del Figlio”,
è “come l'anima della nostra anima, la parte più segreta del nostro essere, da dove
sale incessantemente verso Dio un moto di preghiera, di cui non possiamo nemmeno precisare
i termini”:
“Lo Spirito, infatti, sempre desto in noi, supplisce alle nostre
carenze e offre al Padre la nostra adorazione, insieme con le nostre aspirazioni più
profonde. Naturalmente ciò richiede un livello di grande comunione vitale con lo Spirito.
E’ un invito ad essere sempre più sensibili, più attenti a questa presenza dello Spirito
in noi, a trasformarla in preghiera, a sentire questa presenza e ad imparare così
a pregare, a parlare col Padre da figli nello Spirito Santo”.
Dopo la
catechesi, il Papa ha invitato i giovani ad “essere operatori di pace e artefici di
riconciliazione”, seguendo l’esempio di Sant’Alberto Magno, di cui oggi si celebra
la memoria liturgica. Un Santo, ha evidenziato, che “si sforzò continuamente di stabilire
la pace tra le popolazioni del suo tempo”. Infine, ha rivolto un saluto particolare
all’associazione Venarotta Calcio e ai partecipanti Un pallone per amico, che coinvolge
i giornalisti RAI e la Polizia di Stato. **********