Mondializzare la solidarietà: così l’arcivescovo Marchetto a 50 anni dalla fondazione
della Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa
(13 novembre 2006 -RV) Mondializzare la solidarietà: è il titolo dell’intervento del
Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti,
arcivescovo Agostino Marchetto, pronunciato oggi a Parigi in occasione del 50 anniversario
di fondazione della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa. Il servizio di Fausta
Speranza:
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mondializzazione – sottolinea mons. Marchetto – è caratterizzata soprattutto da fattori
economici piuttosto che da fattori politici, sociali o culturali”. In tutto ciò –
spiega – “la dimensione umanitaria è spesso dimenticata e vediamo emergere il divario
economico tra Paesi ricchi e Paesi poveri e tra ricchi e poveri all’interno dello
stesso Paese, con il fenomeno scandaloso dei nuovi schiavi”. C’è qualcosa, però, -
aggiunge – che “solleva una vera questione etica”: è il fenomeno migratorio che sembra
obbligare tutti alla “ricerca di un nuovo ordine economico internazionale, in vista
di una ripartizione più equa dei beni della terra che contribuirà a ridimensionare
in maniera significativa gran parte dei flussi di popolazioni in difficoltà”. In generale
dunque la cosiddetta mondializzazione ristruttura gradualmente i modi di vivere e
influenza sul piano dei mercati finanziari i rapporti tra le persone, la vita quotidiana
e il modo di pensare. Ma – avverte mons. Marchetto – questo fenomeno, come tutti i
più grandi cambiamenti avvenuti nella storia del passato, andrebbe orientato nel senso
dell’umanizzazione e non lasciato, minimizzandone la portata, a se stesso. A questo
proposito mons. Marchetto cita Giovanni Paolo II che nella Centesimus annus affermava:
“La principale risorsa dell’uomo è l’uomo stesso”. E dunque ecco l’obiettivo dichiarato
da mons. Marchetto fin dal titolo del suo intervento: mondializzare la solidarietà.
Significa muoversi “attraverso tutte le iniziative che difendono la dignità umana
e che sono orientate verso il bene comune universale”. Significa “riuscire a mondializzare
con l’economia il dovere della solidarietà e porre le condizioni di una vera partecipazione
e di una divisione mondiale dei beni e delle ricchezze, materiali e spirituali”. Un
punto fermo indispensabile sembra essere “l’unità nel rispetto delle legittime differenze,
soprattutto attraverso la condivisione della conoscenza che – chiarisce mons. Marchetto
– contrariamente ai beni materiali arricchisce non solamente chi la riceve ma anche
chi la dona”. E poi il Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti
e gli itineranti indica percorsi concreti: lo sradicamento o almeno la diminuzione
progressiva della povertà nel mondo; l’integrazione nel mercato mondiale degli esclusi;
l’introduzione e la promozione dei prodotti dei Paesi del terzo mondo; l’assicurazione
a tutti dell’accesso alle risorse del pianeta nel rispetto dell’ambiente; lo sviluppo
dei paesi poveri anche con l’annullamento dei debiti. **********