Trovare soluzioni durature per i rifugiati: cosi, mons. Celestino Migliore al Palazzo
di Vetro
(9 novembre 2006 - RV) “Una duratura soluzione ai problemi dei rifugiati e degli sfollati
non avrà effetti solo su di loro, ma su tutta la famiglia umana”. E’ quanto sottolineato
dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso
le Nazioni Unite, intervenuto in questi giorni al Palazzo di Vetro sul rapporto dell’Alto
Commissariato dell’ONU per i rifugiati. L’arcivescovo Celestino Migliore ha rilevato
che negli ultimi anni è stato sviluppato un sistema legale che risponde alla complessità
del fenomeno. La protezione dei rifugiati, ha proseguito, richiede però più di un
buon sistema legale, serve infatti anche “cooperazione e volontà politica” per trovare
soluzioni durature.
Il presule non ha mancato di esprimere apprezzamento per
l’impegno che l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati sta mostrando anche nei
confronti degli sfollati interni, ai quali fornisce rifugio e protezione. Fortunatamente,
ha proseguito l’osservatore vaticano, “alcuni conflitti sono finiti e questo permette
alla gente di tornare nei propri Paesi di origine”. Per questo, quando ciò avviene,
è necessaria “una stretta cooperazione tra le agenzie che si dedicano all’assistenza
e alla ricostruzione post conflitto”. Ancora, ha auspicato, un rientro dei rifugiati
“sostenibile in sicurezza e dignità” assieme ad una “ricostruzione delle infrastrutture
locali sociali ed economiche”.
Al tempo stesso, mons. Migliore ha espresso
rammarico per un “certo deterioramento del concetto legale di asilo, che sembra prendere
piede in alcuni Stati i quali preferiscono la legislazione nazionale o gli accordi
bilaterali al diritto internazionale”. Inoltre, ha detto ancora, alcuni Stati non
riconoscono nella propria legislazione alcuni diritti internazionali come “la libertà
di movimento e il diritto al lavoro”. D’altra parte, “molti programmi sono ampiamente
sotto finanziati” con conseguenti mancanze nell’assistenza ai rifugiati. “I diritti
e la dignità dei nostri fratelli che soffrono – ha concluso mons. Migliore – richiedono
il massimo della nostra considerazione e dei nostri sforzi”.