2006-11-08 16:02:12

Di fronte all’uomo che dice “no” al suo amore, la fantasia di Dio è inesauribile nel trovare sempre nuovi modi per manifestare la sua misericordia: cosi’ il Papa nella Messa con i vescovi svizzeri


(8 novembre 2006 - RV) L’amore di Dio ha una forza creatrice più grande del rifiuto con il quale l’uomo risponde. “Con ogni ‘no’ umano viene dispensata una nuova dimensione del suo amore, ed Egli trova una via nuova, più grande, per realizzare il suo sì all’uomo, alla sua storia e alla creazione”. E’ quanto ha detto ieri il Papa “a braccio” nell’omelia in tedesco durante la Messa a cui hanno partecipato i vescovi svizzeri, in Vaticano per la visita ad Limina. Benedetto XVI, sempre nella mattinata di ieri, aveva poi rivolto ai presuli un altro discorso sempre “a braccio”, in tedesco, nella prima riunione del loro incontro. Ne daremo una sintesi domani. Il discorso del Papa pubblicato ieri mattina dalla Sala Stampa della Santa Sede in occasione dell’incontro con i vescovi svizzeri, non è stato invece pronunciato. “Esso – afferma un comunicato della Sala Stampa – rifletteva il contenuto di una bozza preparata precedentemente in relazione alla visita ad Limina dei vescovi della Svizzera svoltasi nel 2005”. Ma sull’omelia pronunciata da Benedetto XVI nel corso della celebrazione con i presuli della Svizzera ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi: RealAudioMP3


**********
È un messaggio chiaro quello di Benedetto XVI: “Dio non fallisce”. Lo ha sottolineato più volte nella sua omelia: Dio, pur lasciando esistere la libertà dell’uomo, che può dirgli di no, trova sempre vie nuove per dispensare una nuova dimensione del suo amore. La “fantasia di Dio, la forza creatrice del suo amore è più grande del ‘no’ umano”. Il Papa ha voluto ripercorrere la storia dell’umanità spiegando che, se Adamo “considerò l’amicizia” con Dio “una dipendenza e si ritenne un dio, come se egli potesse esistere da sé soltanto” e perciò cadde, Dio, diventando “lui stesso uomo”, ha ricominciato “una nuova umanità”, è sceso “fino agli abissi più profondi dell’essere uomo”, si è abbassato “fino alla croce” ed ha vinto “la superbia con l’umiltà e con l’obbedienza della croce”. È un no che l’uomo continua a pronunciare quello nei confronti di Dio che lo invita continuamente a partecipare al suo amore, ha detto poi il Santo Padre. Un amore che a questo rifiuto tuttavia si allarga, si estende al mondo intero. “Così il Vangelo, attraverso questo percorso di crocifissione sempre nuovo, diventa universale, afferra il tutto”. Nel suo discorso Benedetto XVI ha voluto evidenziare che i no di oggi sono quelle “molte cose gravi e faticose” ascoltate durante le visite ad Limina, ma che comunque il messaggio di Dio continua a percorrere la terra. “Conosciamo le chiese che diventano sempre più vuote, i seminari che continuano a svuotarsi, le case religiose che sono sempre più vuote; conosciamo tutte le forme nelle quali si presenta questo ‘no, ho altre cose importanti da fare’” ha detto il Papa. La spiegazione di ciò sta nel fatto che “il possesso e i rapporti umani … coinvolgono talmente le persone che esse ritengono di non avere più bisogno di altro per riempire totalmente il loro tempo e quindi la loro esistenza interiore”. Benedetto XVI ha sottolineato che tanti “non hanno mai fatto l’esperienza di Dio; non hanno mai preso ‘gusto’ di Dio; non hanno mai sperimentato quanto sia delizioso essere ‘toccati’ da Dio!” Compito della Chiesa è allora “aiutare affinché le persone possano assaggiare, affinché possano sentire di nuovo il gusto di Dio”. Il Papa ha offerto anche alcune riflessioni tratte da un’omelia di San Gregorio Magno: “Come mai avviene che l’uomo non vuole nemmeno ‘assaggiare’ Dio? E risponde: Quando l’uomo è occupato interamente col suo mondo, con le cose materiali, con ciò che può fare, con tutto ciò che è fattibile e che gli porta successo, con tutto ciò che può produrre o comprendere da se stesso, allora la sua capacità di percezione nei confronti di Dio s’indebolisce, l’organo volto a Dio deperisce, diventa incapace di percepire ed insensibile”. Di fronte a tale realtà l’invito di Benedetto XVI è ad avere “gli stessi sentimenti di Gesù Cristo”. “Imparate a pensare come ha pensato Cristo! E questo pensare non è solo quello dell’intelletto, ma anche un pensare del cuore – ha affermato il Papa – noi impariamo i sentimenti di Gesù Cristo quando impariamo a pensare anche al suo fallimento e al suo attraversare il fallimento, l’accrescersi del suo amore nel fallimento”. Benedetto XVI ha poi osservato che se “si può fare molto, tanto nel campo ecclesiastico” vi è anche il rischio di “rimanere totalmente presso sé stessi, senza incontrare Dio”. Succede che “l’impegno sostituisce la fede, ma poi si vuota dall’interno”. Il rimedio indicato dal Papa è l’“ascolto del Signore, nella preghiera, nella partecipazione intima ai sacramenti, nell’imparare i sentimenti di Dio nel volto e nelle sofferenze degli uomini, per essere così contagiati dalla sua gioia, dal suo zelo, dal suo amore e per guardare con Lui, e partendo da Lui, il mondo”. Benedetto XVI ha concluso la sua omelia precisando che se “ci sono tanti problemi che si possono elencare, che devono essere risolti”, questi “non vengono risolti se Dio non viene messo al centro, se Dio non diventa nuovamente visibile nel mondo, se non diventa determinante nella nostra vita e se non entra anche attraverso di noi in modo determinante nel mondo”.
**********








All the contents on this site are copyrighted ©.