Nessun contrasto tra scienza e fede, ma il progresso scientifico rispetti la dignità
umana e non pretenda di sostituirsi a Dio: così il Papa alla Pontificia Accademie
delle Scienze
(6 novembre 2006 - RV) Non c’è alcun contrasto tra fede e scienza, ma il progresso
tecnico-scientifico non deve portare l’uomo a pensare di non avere più bisogno di
Dio fino a privare l’essere umano della sua stessa umanità e dignità. E’ quanto ha
detto in sintesi il Papa ricevendo stamane i partecipanti alla plenaria della Pontificia
Accademia delle Scienze, che si è tenuta in Vaticano sul tema “la prevedibilità nella
scienza: accuratezza e limiti”. La plenaria ha affrontato questioni complesse: dalle
previsioni meteorologiche ai cambiamenti climatici, dalla previsione dei terremoti
alla caduta di corpi celesti, fino alla diffusione di pandemie, quali l’influenza
aviaria o il virus Sars. Il servizio di Sergio Centofanti.
************ Il
Papa ha ribadito che non c’è alcun conflitto tra scienza e fede se si guarda alle
grandi conquiste scientifiche in favore dell’umanità. Ma ha sottolineato che il “progresso
della scienza e specialmente la sua capacità di dominare la natura con la tecnica,
è stato talvolta collegato ad un corrispondente regresso della filosofia, della religione
e perfino della fede cristiana. Infatti, alcuni hanno visto nel progresso della scienza
moderna e della tecnica una delle principali cause della secolarizzazione e del materialismo:
perché” – ci si domanda - “invochiamo l’autorità di Dio” sulla natura “quando la
scienza si è mostrata capace di fare la stessa cosa?”
“L’uomo – ha aggiunto
il Pontefice - non può porre nella scienza e nella tecnica una fiducia così radicale
e incondizionata da credere che il progresso scientifico e tecnologico possa spiegare
ogni cosa e realizzare completamente i suoi bisogni spirituali ed esistenziali. La
scienza non può … dare una risposta esaustiva alle domande più basilari dell’uomo:
domande sul senso del vivere e del morire, sui valori ultimi, e sulla natura del
progresso stesso”. “I metodi scientifici di investigazione – ha detto il Papa citando
il Concilio Vaticano II - possono essere a torto innalzati a norma suprema di ricerca
della verità” creando “il pericolo che l'uomo, fidandosi troppo delle odierne scoperte,
pensi di bastare a se stesso e non cerchi più valori superiori”.
Benedetto
XVI solleva quindi la questione delle responsabilità etiche della scienza: “le sue
conclusioni – ha rilevato - devono essere guidate dal rispetto per la verità e dall’onesta
consapevolezza sia dell’accuratezza che dei limiti inevitabili del metodo scientifico”.
Certamente – ha proseguito – “questo significa evitare previsioni inutilmente allarmanti
quando queste non sono supportate da dati sufficienti … ma significa anche evitare
il contrario, cioè il silenzio, provocato dalla paura, di fronte a veri problemi”.
Il Pontefice si riferisce poi all’influenza degli scienziati “nella formazione della
pubblica opinione”, un ruolo che non deve essere indebolito “da fretta indebita o
dalla ricerca di superficiale pubblicità”. Citando Giovanni Paolo II, Benedetto XVI
ha osservato che “gli scienziati proprio perché sanno di più sono chiamati a servire
di più” usando le loro conoscenze “saggiamente, per il bene dell’intera famiglia umana”.
Il
Papa ha quindi sottolineato le aspettative attuali dell’umanità riguardo alle “minacce
perduranti all’ambiente che colpiscono intere popolazioni”, e al “bisogno urgente
di scoprire risorse energetiche alternative sicure, disponibili per tutti”. Gli scienziati
– ricorda - troveranno il sostegno della Chiesa in questa materia. Ma “la scienza
– ammonisce - non deve mai essere impiegata contro la vita umana e la sua dignità”,
per porsi invece “sempre al suo servizio”.
Infine – ha detto – “c’è un più
alto livello che necessariamente trascende tutte le previsioni scientifiche, cioè
il mondo umano della libertà e della storia. Mentre i fenomeni fisici possono avere
il proprio sviluppo spazio-temporale, solo l’umanità … ha una storia, la storia della
sua libertà. La libertà, come la ragione – ha sottolineato - è una parte preziosa
dell’immagine di Dio in noi, e non può mai essere ridotta ad una analisi deterministica.
La sua trascendenza rispetto al mondo materiale deve essere riconosciuta e rispettata,
poiché è un segno della nostra dignità umana. Negare quella trascendenza in nome
di una supposta assoluta capacità del metodo scientifico di prevedere e condizionare
il mondo umano – ha concluso - implicherebbe la perdita di ciò che è umano nell’uomo
e la mancanza del riconoscimento della sia unicità e trascendenza, potrebbe aprire
pericolosamente la porta al suo sfruttamento”. *********