2006-11-06 15:22:42

Iniziata a Roma la riunione dei direttori nazionali della pastorale del turismo


(6 novembre 2006 - RV) È iniziata oggi a Roma la Riunione dei 16 Direttori Nazionali della Pastorale del Turismo in Europa indetta dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Presso la sede del dicastero, a piazza San Calisto, i direttori nazionali, presenteranno un breve rapporto sulle loro attività. Interverranno anche i rappresentanti di alcuni Dicasteri e Organismi della Curia Romana, l’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), nonché il responsabile dell’Ufficio per il tempo libero e lo sport del Vicariato di Roma. La Riunione giunge a due anni dall’ultimo Congresso Mondiale di Pastorale del Turismo, a Bangkok, in Thailandia, in cui apparve con tutta evidenza, fra l’altro, che il turismo può influire positivamente sull’incontro e la concordia fra i popoli. Tema dell’incontro gli aspetti pastorali del turismo come realtà trasversale. Al microfono di Giovanni Peduto, il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l’arcivescovo Agostino Marchetto, spiega proprio cosa vuol dire guardare al turismo come realtà trasversale:




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R. - Il turismo è realtà trasversale in quanto concerne vari ambiti e influisce su altri settori della vita non in modo circostanziale o temporaneo, insomma ne condiziona e causa lo sviluppo stesso. Pensiamo al contesto culturale, sociale, economico, umano. Solo per portare alcuni esempi della sfera economica, guardiamo l’influenza del turismo su trasporto, commercio, costruzioni, artigianato, servizi legati all’intrattenimento, ecc. Trasversalità v’è anche nella pastorale specifica del turismo, che sempre più dovrà dilatare il suo impegno, integrata anche nella pastorale ordinaria, in settori come la famiglia, la scuola, i giovani, la promozione sociale, la giustizia e la pace, la gestione dei beni culturali. Non può mancare oggi l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, mentre si auspica il dialogo fra la Chiesa locale d’origine e d’arrivo dei turisti per un’efficace loro assistenza spirituale, cristiana.


D. – È realistico parlare di una pastorale del turismo?


R. – Nell’ambito della mobilità umana, di cui questo Pontificio Consiglio ha la sollecitudine pastorale partecipata dal Santo Padre, il turismo rappresenta il settore più vasto numericamente, bisognoso quindi, come del resto le altre realtà dove è presente l’uomo, di attenzione pastorale umana e cristiana. Compito della Chiesa è quello di assicurare una presenza, attenta a chi visita, a chi riceve e a chi lavora in questo ambiente. È importante cioè, per es., che i turisti prima del viaggio, si preparino per essere rispettosi della realtà culturale, sociale e religiosa che visiteranno. Auspichiamo altresì che le Università cattoliche e gli Istituti specializzati entrino nell’area del turismo come fermento, fonte di pensiero e azione religioso-pastorale-artistico-culturale. Pensiamo pure a quanti danni sono provocati alle realtà locali e alle risorse ambientali da un turismo irresponsabile e disattento. E poi v’è da contrarrestare un turismo che arriva a sfruttare perfino l’uomo, specialmente donne e bambini. Discuteremo anche a proposito del ruolo della Chiesa locale e delle comunità di accoglienza, affinché si mostrino ospitali verso le persone e attive nella gestione, protezione e valorizzazione del loro patrimonio religioso e artistico.


D. – Vuole quantificarci il fenomeno del turismo in base ai dati a vostra conoscenza?


R. – Il numero dei turisti internazionali in Europa è stato di 441 milioni di persone, nell’anno 2005. Mondialmente si passano gli 800 milioni. La regione Europea, con maggior affluenza di visitatori, è quella Meridionale, con circa 158 milioni di turisti internazionali. Dei dieci Paesi che nel mondo ricevono il maggior numero di turisti, sei sono europei, cioè Francia, Spagna, Italia, Regno Unito, Germania e Austria. Considerevole il numero di quanti sono impiegati nel turismo a livello mondiale, vale a dire più di 200 milioni di salariati, il maggior numero - si dice - di impiegati in un settore economico. Questo è anche uno degli indici del fenomeno della globalizzazione.
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