2006-11-04 14:25:27

Sono stati chiamati a dire con San Paolo: “per me vivere è Cristo”. Così il Papa nella Messa in suffragio dei cardinali e dei vescovi deceduti nel corso dell’anno


(4 novembre 2006 - RV) Benedetto XVI ha presieduto stamani nella Basilica Vaticana una Santa Messa in suffragio dei cardinali e vescovi defunti negli ultimi dodici mesi. Spiegando quale meta ci attende al termine del pellegrinaggio terreno, il Papa ha detto che se la morte priva l’uomo di tutto ciò che è terreno, la Grazia lo conduce, nella vita eterna, al cospetto di Dio, dove risiede la pienezza della vita. Il servizio di Tiziana Campisi.

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“A ciascuno di loro Cristo ‘ha dato le parole’ del Padre ed essi ‘le hanno accolte’”: Benedetto XVI ha ricordato con queste parole i cardinali e i vescovi scomparsi nel corso dell’anno, ed ha voluto menzionare uno per uno i porporati:

“Leo Scheffczyk, Pio Taofinu’u, Raúl Francisco Primatesta, Angel Suquía Goicoechea, Johannes Willebrands, Louis-Albert Vachon, Dino Monduzzi e Mario Francesco Pompedda. Mi piacerebbe nominare anche ciascuno degli Arcivescovi e dei Vescovi, ma ci basta la consolante certezza che, come disse un giorno Gesù agli Apostoli, i loro nomi “sono scritti nei cieli”.

Nel suo pensiero rivolto a questi pastori che hanno terminato il loro pellegrinaggio terreno, il Santo Padre ha spiegato che se la morte “priva di tutto ciò che è terreno”, è la Grazia ad accompagnare il cristiano - associato al mistero pasquale e rivestito di Cristo - al cospetto di Dio. Ma per giungere dinanzi al Padre giusto e misericordioso il battezzato dovrà essere mondo:

“Affinché la veste bianca, ricevuta nel Battesimo, sia purificata da ogni scoria e da ogni macchia, la Comunità dei credenti offre il Sacrificio eucaristico e altre preghiere di suffragio per coloro che la morte ha chiamato a passare dal tempo all’eternità”.

Il mistero pasquale di Cristo, ha detto il Papa, insegna che la Parola divina incarnatasi in Gesù è portatrice di speranza. In un mondo che “per molti versi è una valle desolata”, essa reca “il lieto annuncio della vita eterna”. E proprio la vita eterna, ha proseguito Benedetto XVI, è il dono che il Figlio di Dio incarnato ha fatto agli uomini, un dono cui può beneficiare chi conosce Cristo:

“Conoscere Gesù significa conoscere il Padre e conoscere il Padre vuol dire entrare in comunione reale con l’Origine stessa della Vita, della Luce, dell’Amore”.

Cardinali e vescovi sono stati chiamati “nella Chiesa a sentire come proprie e a cercare di mettere in pratica le parole dell’apostolo Paolo: ‘Per me vivere è Cristo’, ha concluso il Pontefice, che ha spiegato il senso del cammino, nei sacramenti, di tali pastori:

“Attraverso tale itinerario sacramentale, il loro ‘essere in Cristo’ è andato consolidandosi e approfondendosi, così che il morire non è più una perdita – dal momento che tutto avevano già evangelicamente ‘perduto’ per il Signore e per il Vangelo – ma un ‘guadagno’: quello di incontrare finalmente Gesù, e con Lui la pienezza della vita”.

E per i cardinali e i vescovi defunti in questo anno i fedeli hanno pregato perché possano contemplare con Cristo l’eterno splendore di Dio.
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