I giovani ad Assisi per ricordare il 20° anniversario della Giornata di preghiera
per la pace convocata da Papa Wojtyla
(4 novembre 2006 - RV) Un centinaio di giovani, 27 nazioni di provenienza, un confronto
di culture ma soprattutto di fedi tra le più diverse: cristiani delle varie confessioni,
ebrei, islamici, buddisti, zoroastriani. Per la terza volta quest’anno, da domani
a martedì prossimo, Assisi torna ad ospitare un evento celebrativo a 20 anni dall’incontro
dei leader religiosi convocato nella città francescana da Giovanni Paolo II. A promuovere
l’iniziativa, il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, che intende approfondire
– attraverso la testimonianza diretta dei giovani – “l’impatto” esercitato da “Assisi
1986” all’interno della Chiesa e nel dialogo tra le fedi. Da tempo, la comunità francescana
di Assisi sta preparandosi a questo avvenimento. Il custode del Sacro Convento, padre
Vincenzo Coli, spiega in che modo al microfono di Alessandro De Carolis:
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– C’è attesa, siamo pieni di speranza e di gioia perché le nuove generazioni possano
fare memoria di quanto è avvenuto e arricchirsi, in vista del loro impegno nella vita.
D.
– Il fatto che in questa particolare occasione siano per l’appunto i giovani di diverse
fedi a confrontarsi dà speranza al futuro del dialogo e in prospettiva, direi, anche
al radicamento della tolleranza tra le religioni…
R. – Sì, perché noi crediamo
fortemente nell’educazione. Naturalmente, non bisogna attendersi frutti immediati
ma sicuramente a medio e lungo termine. I giovani devono immergersi in questo spirito
che nasce dall’atteggiamento vitale di San Francesco verso Dio, verso l’uomo, verso
le creature, per arricchirsene e poi viverlo nell’incontro della vita di ogni giorno.
D.
– Tra gli appuntamenti previsti dal programma, ci sarà anche un pellegrinaggio dal
Sacro Convento, che sarà la sede principale degli incontri, alla chiesa di San Damiano.
Qual è il senso di questo particolare momento?
R. – Credo che si possa
cogliere il senso pieno di questo avvenimento nel fatto che quest’anno ricorre l’ottocentesimo
anniversario della conversione di San Francesco. Allora, dai resti mortali della sua
esistenza andare verso San Damiano significa rivivere un avvenimento che ha cambiato
la vita di Francesco, l’ha fatto fratello universale di tutti: l’incontro con il Cristo.
E poi, da San Damiano, passeranno a Rivotorto perché siamo convinti che fare una vera
esperienza di Dio, come l’ha fatta Francesco con il Crocifisso di San Damiano, porti
inevitabilmente a scoprire e a servire i fratelli. Infatti, a Rivotorto Francesco
si mise a servire i fratelli più poveri, i lebbrosi del tempo.
D. – In
questo clima, ci sarà anche una riflessione del vescovo di Assisi, mons. Sorrentino,
sull’impatto di Assisi 1986: 20 anni dopo, qual è la sua impressione sullo spirito
di Assisi?
R. – Con il documento che il Santo Padre ha mandato allo stesso
vescovo – in occasione di un precedente avvenimento celebrativo dell’86 - credo sia
un motivo di gioia e di speranza: anche se dobbiamo continuamente ribadire di non
fare del sincretismo perché dobbiamo avere tutti una chiara e forte identità. Ma una
identità matura, che sappia aprirsi all’incontro, al dialogo, all’arricchimento reciproco
nel rispetto delle singole fedi, valori ed ideali. **********