Secondo la FAO, il mondo sta perdendo la lotta contro la fame
(2 novembre 2006 - RV) “Il mondo ignora il grido di chi ha fame”: così, l’Osservatore
Romano commenta i dati del Rapporto della FAO sullo stato di insicurezza alimentare
secondo cui sono almeno 854 milioni le persone sottonutrite nel mondo. Dato ancor
più allarmante se si considera che, nell’ultimo decennio, il numero di chi soffre
la fame non è affatto diminuito. Il documento delle Nazioni Unite, pubblicato in questi
giorni, ha dunque messo in luce quanto sia lontano il raggiungimento gli Obiettivi
del Millennio, il primo dei quali è proprio il dimezzamento del numero degli affamati
entro il 2015. In tale contesto, si svolge domani a Roma, presso la sede dell’UNICEF,
un seminario internazionale sul tema “Vincere la fame si deve”, promosso dal Comitato
Italiano per la Sovranità Alimentare, presieduto da Sergio Marelli. A lui, Alessandro
Gisotti ha chiesto una riflessione sulle responsabilità per questo stallo nella lotta
alla fame nel mondo: Nel suo messaggio
per la Giornata dell’Alimentazione, il 16 ottobre scorso, Benedetto XVI ha sottolineato
che “devono esserci cooperazione e solidarietà fra Stati, ognuno dei quali dovrebbe
essere attento alle necessità dei suoi cittadini più deboli che sono i primi a soffrire
a causa della povertà”. D’altro canto, già 15 anni fa, nell’Enciclica Centesimus
Annus, Giovanni Paolo II avvertiva che per sconfiggere la fame non basta attingere
al superfluo che il nostro mondo produce in abbondanza, ma cambiare gli stili di vita.
Un’esortazione sulla quale si sofferma il padre comboniano Fabrizio Colombo, per molti
anni missionario in Ciad, al microfono di Alessandro Gisotti: