Il commento di padre Rupnik al Vangelo della Domenica
In questa 29.ma Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in
cui gli apostoli Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di poter sedere, nella sua gloria,
uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. Gesù risponde:
«Voi non
sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo
con cui io sono battezzato?».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il
commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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Cristo ha appena finito il discorso sulla sua Pasqua, sulla sua Passione, quando
gli si avvicinavano i figli di Zebedeo, dicendogli apertamente: “Maestro, noi vogliamo
che Tu ci faccia quello che ti chiederemo”. Persiste testardamente in tutta l’umanità
l’attesa di un Messia taumaturgico, miracoloso. L’umanità sperimenta la propria insufficienza,
per quanto riguarda la vita. Tutti prima o poi sperimentiamo il perire, ma la soluzione
di questa precarietà e di questa insufficienza ontologica varia. Quello che comunemente
si constata è che l’uomo, seguendo l’amore per la propria volontà, pensa di sapere
di che cosa abbia bisogno per essere salvato. Cristo parla della Pasqua e, dunque,
dell’amore. Ma l’uomo insiste con le soddisfazioni delle attese coltivate tra la passione
e la vulnerabilità della carne. E Cristo torna a riproporre la partecipazione nostra
alla sua Pasqua, a bere il calice. **********