Domani la presentazione del messaggio vaticano per la fine del Ramadan: intervista
con il card. Poupard
(19 ottobre 2006 - RV) Domani mattina, nella Sala Stampa della Santa Sede, si svolgerà
un’attesa conferenza stampa per la presentazione del messaggio del Pontificio Consiglio
per il dialogo interreligioso in occasione della fine del Ramadan, il mese del digiuno
e della purificazione spirituale per il mondo islamico. Il messaggio è incentrato
sul tema ‘Cristiani e musulmani in dialogo fiducioso per affrontare insieme le sfide
del nostro mondo’. Ce ne parla il presidente dei Pontifici Consigli per il dialogo
interreligioso e della Cultura, il cardinale Paul Poupard, che domani presenterà il
messaggio. L’intervista è di Giovanni Peduto:
********* R.
– Ovviamente questo messaggio è un atto di stima da parte della Santa Sede, da parte
della Chiesa, che come ogni anno lo invia in occasione dell’importante ricorrenza
per i musulmani della fine di questo mese di digiuno che è il Ramadan. Il messaggio,
come sempre, è improntato allo spirito della nota Dichiarazione conciliare ‘Nostra
Aetate’, e ribadisce nel momento attuale quella stima e quella volontà di proseguire
il dialogo per affrontare insieme le sfide del nostro mondo: cioè la finalità del
dialogo è nel modo col quale noi insieme testimoniamo al mondo la nostra fede nel
Dio Unico, come dice il Concilio Ecumenico Vaticano II. E poi, sarà interessante notare
che questo messaggio è giunto alla sua 40.ma edizione.
D. – Eminenza, dopo
le polemiche suscitate da un’errata interpretazione del discorso del Papa a Ratisbona,
il mondo islamico ha compreso le reali intenzioni del Pontefice?
R. – Diciamo
che il mondo islamico è una parola molto ampia perché questo mondo islamico è diverso
in Africa, in Asia, nel Maghreb, in Marocco, in Sudan, in Indonesia; ci sono gli sciiti,
i sunniti; in Europa i nostri fratelli immigrati: l’Islam si esprime nelle diverse
culture e alcune sono millenarie. Dunque, in sostanza è chiaro che praticamente tutti
hanno capito quello che il Papa ha detto e non la presentazione ridotta e riduttiva
delle agenzie di stampa che all’inizio ha distorto un po’ tutto. Ormai, credo che
tutte le spiegazioni siano state date e ricevute.
D. – In una lettera aperta
a Benedetto XVI, 38 leader spirituali e teologi islamici hanno accolto le spiegazioni
del Papa riguardo al discorso di Ratisbona: il dialogo, dunque, riparte?
R.
– Ma, non “riparte” perché il dialogo non è mai cessato. Cioè, il chiasso mediatico
mette sempre in rilievo, invece della sintonia e della sinfonia, le voci discordanti.
Lei ricorderà che in Campidoglio il mese scorso c’è stato quell’incontro che è stato
anche mandato in onda in diretta dalle televisioni arabe; poi, la settimana dopo,
il lunedì successivo, ho avuto il privilegio di presentare al Santo Padre gli ambasciatori
dei Paesi islamici e quelli della Consulta islamica italiana e della Moschea di Roma.
E poi, devo dire, ogni giorno ricevo tanti messaggi e, dalle diverse capitali del
mondo, attraverso la rete dei rappresentanti pontifici, tante testimonianze e poi
anche tante proposte, che saranno da onorare in futuro, per proseguire con i nostri
amici il dialogo che si è ora focalizzato sull’essenziale del discorso di Ratisbona,
e cioè il legame tra ragione e fede.
D. – C’è la questione del dialogo, ma
anche la questione della reciprocità e del rispetto dei diritti dei cristiani e della
libertà religiosa in genere nei Paesi a maggioranza islamica: un suo parere, eminenza
…
R. – Come lei sa, ovviamente, il dialogo per essere autentico, come ribadisce
sempre il Santo Padre Benedetto XVI sulla scia dei suoi predecessori, a partire dalla
prima enciclica di Paolo VI sul dialogo, la “Ecclesiam Suam” – ero allora il suo collaboratore
in Segreteria di Stato – e poi durante più di un quarto di secolo con Giovanni Paolo
II, dunque, il dialogo, per essere vero dialogo, implica – è ben chiaro – il rispetto
delle persone e il rispetto delle loro convinzioni, anzi, è fatto per aiutare alla
conoscenza reciproca sia delle persone sia delle convinzioni. E la reciprocità è quasi
un’esigenza del dialogo: evidentemente non può essere vero dialogo se è a senso unico,
e questo lo capiscono tutti! **********