Mons. Migliore all'ONU: lo stallo ai negoziati sul commercio favorisce i Paesi poveri
e danneggia quelli poveri, mettendo in pericolo la pace
(18 ottobre 2006 - RV) La Santa Sede denuncia lo stallo nei negoziati internazionali
sul commercio, con gravi conseguenze sui Paesi più poveri e sulla pace e la stabilità
mondiale. E’ quanto ha detto ieri al Palazzo di Vetro di New York, mons. Celestino
Migliore, osservatore permanente vaticano presso le Nazioni Unite, durante i lavori
dell’Assemblea generale dell’ONU. Il servizio di Sergio Centofanti: ********** Mons.
Migliore sottolinea il fatto che “mentre negli ultimi 5 anni sono state intraprese
parecchie iniziative e operazioni militari di vaste proporzioni, non sono stati fatti
sostanziali progressi nella riforma del commercio internazionale” avviata ai negoziati
di Doha, nel Qatar, nel 2001, causando gravi conseguenze nei Paesi in via di sviluppo.
Secondo
il presule “gli interessi di alcuni settori dei maggiori Paesi sviluppati hanno prevalso
sul bene comune, aumentando la già preoccupante distanza che separa” Paesi ricchi
e Paesi poveri. Così oggi “c’è poca speranza di raggiungere gli obiettivi di sviluppo
del millennio entro il 2015”, che comprendono, tra l’altro, il dimezzamento dei poveri
nel mondo.
“L’attuale situazione mondiale – ha affermato mons. Migliore
- presenta disuguaglianze che esigono una riflessione urgente”. L’osservatore permanente
critica il sostegno dato dai Paesi ricchi “al proprio settore agricolo” il cui ammontare
(280 miliardi di dollari all’anno) “è 10 volte maggiore del totale dell’aiuto destinato
annualmente all’Africa ed è equivalente al reddito totale dell’Africa sub-sahariana”.
Si tratta di una politica che favorisce l’esportazione dei prodotti dei Paesi ricchi
e finisce “per indebolire l’agricoltura” di quelli poveri.
“La libertà
degli scambi non è equa” – ha aggiunto mons. Migliore citando Paolo VI - se non è
subordinata “alle esigenze della giustizia sociale”.
La Santa Sede auspica
che gli Stati riprendano i negoziati “pronti a fare i sacrifici necessari per l’instaurazione
di più giuste relazioni commerciali” per dare “un sostanziale contributo alla causa
della pace e della stabilità nel mondo”. Per questo “i Paesi più sviluppati devono
onorare l’impegno di aprire i loro mercati e di cessare la vendita sottocosto delle
eccedenze agricole alimentate dai sussidi”. Il raggiungimento di un accordo è urgente:
“è un imperativo morale – ha concluso mons. Migliore - che non può essere rinviato”
perché altrimenti “potrebbero verificarsi gravi conseguenze: movimenti incontrollati
di popolazioni, danni ambientali irreparabili e perfino la diffusione del terrorismo
e dei conflitti armati”. **********