Domani il Papa a Verona per il Convegno della Chiesa italiana
(18 ottobre 2006 - RV) Verona aspetta con trepidazione l’arrivo del Papa che domani
saluterà i 2.700 delegati del IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana e ne presiederà
la Messa presso lo stadio Bentegodi. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’incontro
del Papa con i convegnisti alla Fiera di Verona dalle 10.05 alle 11.15 circa, e
della Messa presieduta da Benedetto XVI allo Stadio Bentegodi dalle 15.50 alle 18.00
circa. Oggi la giornata alla Fiera, sede del Convegno, è iniziata con la preghiera
ecumenica presieduta da mons. Vicenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente
della Commissione episcopale per l’ecumenismo ed il dialogo. Poi le riflessioni spirituali
del metropolita dell’arcidiocesi greco-ortodossa d’Italia Gennadios Zervos e del prof.
Gianni Long, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Quindi
sono proseguiti i lavori dei trenta gruppi, iniziati ieri, sui cinque ambiti individuati
dal Convegno. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti:
********** Da ieri,
i delegati divisi in 30 gruppi hanno iniziato a confrontarsi, declinando il tema del
IV Convegno ecclesiale: “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo” nei cinque
ambiti: vita affettiva, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza. Dalle
relazioni introduttive che hanno segnato l’avvio del dibattito, emerge nettamente
che oggi il cristiano, più che mai, è chiamato a testimoniare la propria fede, quindi
a portare la testimonianza di Cristo Risorto nei vari settori in cui si articola la
quotidianità. Un impegno che riguarda senza esclusioni sia la sfera privata che la
dimensione pubblica. Nell’area affettiva, è emerso che le esperienze sono sempre più
vissute come pura passività; affetto e amore sono spesso confusi con emozione e sentimento,
soddisfazione effimera. Da un lato – insomma – si esalta ciò che piace, dall’altro
si denigra ciò che è responsabilità. E questo intacca la struttura della famiglia,
le relazioni tra gli individui.
Nell’ambito della tradizione, trasmissione
della fede, che è un dono, è stato sottolineato il rischio di dare questa evidenza
per scontata o legata ad un fatto già avvenuto, senza collegamento con il presente.
Centrale qui, come nell’ambito affettivo, il ruolo della famiglia per il suo essere
testimone, come imprescindibili per la trasmissione della fede rimangono la catechesi,
la comunicazione sociale e il mondo della scuola.
Sulla cittadinanza, delineati
nuovi diritti che si affiancano a quelli noti – civili e politici – ovvero, i cosiddetti
diritti sociali, come il lavoro, l’istruzione, la salute, l’abitazione e l’informazione.
E’ stato ribadito che viene meno il potere dello Stato di dare effettività alla nuova
idea di cittadinanza. Da qui, la sfida del rinnovamento, nel quale le istituzioni,
le organizzazioni e le culture religiose dovrebbero concorrere in varie forme.
Sulla
fragilità, rimarcata l’urgenza di sconfiggere l’idea dell’individuo efficiente fisicamente
e psicologicamente perfetto, che esclude la ricchezza presente nella sofferenza, e
in ultima istanza respinge l’uomo e lo manipola. Insomma, il Convegno di Verona è
entrato nel vivo del confronto mentre si attende l’arrivo, domani, del Papa.
Da
Verona, Massimiliano Menichetti, Radio Vaticana. **********
E nel corso
dei lavori è emersa una singolare urgenza per la missione della Chiesa di fronte alla
distanza che oggi sussiste tra fede cristiana e mentalità contemporanea. Fabio Colagrande
ha chiesto al prof. Luigi Alici, presidente dell’Azione Cattolica, come abbreviare
questa distanza:
********** R. – C’è bisogno di mantenere l’altezza,
lo spessore teologale della speranza cristiana, mettendola però in circolo con una
crescita di tutti gli abiti virtuosi che nella vita quotidiana e nella formazione
debbono far parlare ai laici cattolici, alla comunità ecclesiale un linguaggio che
sia anche umanamente liberante e positivo. C’è bisogno di una grande attenzione ad
un’emergenza formativa. La comunità ecclesiale non può illudersi di fronteggiare questa
sfida, di ridurre questo scarto con alcuni grandi eventi di tipo mediatico. L’ultimo
elemento che mi sembra veramente decisivo riguarda la capacità di ritrovare nel mistero
della persona umana il punto di contatto tra il finito e l’infinito. Non pensare di
sovrapporre una pratica religiosa in maniera estrinseca. Bisogna rimettere al centro
il mistero della persona umana.
D. – Secondo molti, prof. Alici, il Convegno
di Verona deve rispondere ad una domanda, quella di un maggiore coinvolgimento dei
laici, proprio nella missione della Chiesa…
R. – Il vero problema è quello
di non immaginare una Chiesa divisa tra specialisti del sacro, e laici che hanno una
specie di delega in bianco nell’esercizio della storia. Il laico deve trovare una
capacità testimoniale, attraverso la quale l’ulteriorità della promessa che ci viene
dal Vangelo possa essere raccolta dalle future generazioni. Non si può pensare ad
una Chiesa in cui la differenza tra laici e pastori corrisponda alla differenza tra
laico e profano. Abbiamo bisogno di elaborare un volume di pratiche di vita che i
nostri figli non leggano come un parco archeologico suggestivo però anacronistico
nel quale non si può abitare.
Ma quali le aspettative dei partecipanti
al Convegno ecclesiale di Verona? Ascoltiamo le interviste realizzate da Massimiliano
Menichetti:
R. – Mi aspetto che ci sia sempre più la consapevolezza di
appartenere ad una unica Chiesa. Quindi, che ci sia questo senso di comunione e di
corresponsabilità reciproca nel riconoscere ognuno il proprio ruolo.
D.
– Come stanno andando i lavori?
R. – Sono emozionanti, nel senso che coinvolgono
molto le persone e muovono veramente lo spirito, lo invogliano ad una discussione
profonda.
D. – Si arriverà a proposte concrete?
R. – Ieri c’è stata
una discussione animata, secondo i vissuti quotidiani. Ognuno ha portato le proprie
esperienze.
D. – A che punto siete con i lavori nei gruppi? Che cosa sta
emergendo?
R. – Nei lavori di gruppo si è cercato di leggere le nostre
esperienze, esperienze diocesane di vita.
D. – Si sta arrivando, secondo
lei, ad una risposta concreta?
R. – Sì, credo che già da quello che è stato
detto ieri sono uscite fuori non delle proposte vere e proprie, ma in base alle esperienze,
degli input che poi andranno elaborati. Credo che si stia lavorando sicuramente in
quella direzione. Quella è l’intenzione: non fermarsi sul teorico, ma scendere proprio
nel concreto. **********