2006-10-18 15:47:14

Domani il Papa a Verona per il Convegno della Chiesa italiana


(18 ottobre 2006 - RV) Verona aspetta con trepidazione l’arrivo del Papa che domani saluterà i 2.700 delegati del IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana e ne presiederà la Messa presso lo stadio Bentegodi. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’incontro del Papa con i convegnisti alla Fiera di Verona dalle 10.05 alle 11.15 circa, e della Messa presieduta da Benedetto XVI allo Stadio Bentegodi dalle 15.50 alle 18.00 circa. Oggi la giornata alla Fiera, sede del Convegno, è iniziata con la preghiera ecumenica presieduta da mons. Vicenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo ed il dialogo. Poi le riflessioni spirituali del metropolita dell’arcidiocesi greco-ortodossa d’Italia Gennadios Zervos e del prof. Gianni Long, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Quindi sono proseguiti i lavori dei trenta gruppi, iniziati ieri, sui cinque ambiti individuati dal Convegno. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti:

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Da ieri, i delegati divisi in 30 gruppi hanno iniziato a confrontarsi, declinando il tema del IV Convegno ecclesiale: “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo” nei cinque ambiti: vita affettiva, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza. Dalle relazioni introduttive che hanno segnato l’avvio del dibattito, emerge nettamente che oggi il cristiano, più che mai, è chiamato a testimoniare la propria fede, quindi a portare la testimonianza di Cristo Risorto nei vari settori in cui si articola la quotidianità. Un impegno che riguarda senza esclusioni sia la sfera privata che la dimensione pubblica. Nell’area affettiva, è emerso che le esperienze sono sempre più vissute come pura passività; affetto e amore sono spesso confusi con emozione e sentimento, soddisfazione effimera. Da un lato – insomma – si esalta ciò che piace, dall’altro si denigra ciò che è responsabilità. E questo intacca la struttura della famiglia, le relazioni tra gli individui.


Nell’ambito della tradizione, trasmissione della fede, che è un dono, è stato sottolineato il rischio di dare questa evidenza per scontata o legata ad un fatto già avvenuto, senza collegamento con il presente. Centrale qui, come nell’ambito affettivo, il ruolo della famiglia per il suo essere testimone, come imprescindibili per la trasmissione della fede rimangono la catechesi, la comunicazione sociale e il mondo della scuola.


Sulla cittadinanza, delineati nuovi diritti che si affiancano a quelli noti – civili e politici – ovvero, i cosiddetti diritti sociali, come il lavoro, l’istruzione, la salute, l’abitazione e l’informazione. E’ stato ribadito che viene meno il potere dello Stato di dare effettività alla nuova idea di cittadinanza. Da qui, la sfida del rinnovamento, nel quale le istituzioni, le organizzazioni e le culture religiose dovrebbero concorrere in varie forme.


Sulla fragilità, rimarcata l’urgenza di sconfiggere l’idea dell’individuo efficiente fisicamente e psicologicamente perfetto, che esclude la ricchezza presente nella sofferenza, e in ultima istanza respinge l’uomo e lo manipola. Insomma, il Convegno di Verona è entrato nel vivo del confronto mentre si attende l’arrivo, domani, del Papa.

Da Verona, Massimiliano Menichetti, Radio Vaticana.
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E nel corso dei lavori è emersa una singolare urgenza per la missione della Chiesa di fronte alla distanza che oggi sussiste tra fede cristiana e mentalità contemporanea. Fabio Colagrande ha chiesto al prof. Luigi Alici, presidente dell’Azione Cattolica, come abbreviare questa distanza:


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R. – C’è bisogno di mantenere l’altezza, lo spessore teologale della speranza cristiana, mettendola però in circolo con una crescita di tutti gli abiti virtuosi che nella vita quotidiana e nella formazione debbono far parlare ai laici cattolici, alla comunità ecclesiale un linguaggio che sia anche umanamente liberante e positivo. C’è bisogno di una grande attenzione ad un’emergenza formativa. La comunità ecclesiale non può illudersi di fronteggiare questa sfida, di ridurre questo scarto con alcuni grandi eventi di tipo mediatico. L’ultimo elemento che mi sembra veramente decisivo riguarda la capacità di ritrovare nel mistero della persona umana il punto di contatto tra il finito e l’infinito. Non pensare di sovrapporre una pratica religiosa in maniera estrinseca. Bisogna rimettere al centro il mistero della persona umana.


D. – Secondo molti, prof. Alici, il Convegno di Verona deve rispondere ad una domanda, quella di un maggiore coinvolgimento dei laici, proprio nella missione della Chiesa…


R. – Il vero problema è quello di non immaginare una Chiesa divisa tra specialisti del sacro, e laici che hanno una specie di delega in bianco nell’esercizio della storia. Il laico deve trovare una capacità testimoniale, attraverso la quale l’ulteriorità della promessa che ci viene dal Vangelo possa essere raccolta dalle future generazioni. Non si può pensare ad una Chiesa in cui la differenza tra laici e pastori corrisponda alla differenza tra laico e profano. Abbiamo bisogno di elaborare un volume di pratiche di vita che i nostri figli non leggano come un parco archeologico suggestivo però anacronistico nel quale non si può abitare.


Ma quali le aspettative dei partecipanti al Convegno ecclesiale di Verona? Ascoltiamo le interviste realizzate da Massimiliano Menichetti:


R. – Mi aspetto che ci sia sempre più la consapevolezza di appartenere ad una unica Chiesa. Quindi, che ci sia questo senso di comunione e di corresponsabilità reciproca nel riconoscere ognuno il proprio ruolo.


D. – Come stanno andando i lavori?


R. – Sono emozionanti, nel senso che coinvolgono molto le persone e muovono veramente lo spirito, lo invogliano ad una discussione profonda.

D. – Si arriverà a proposte concrete?


R. – Ieri c’è stata una discussione animata, secondo i vissuti quotidiani. Ognuno ha portato le proprie esperienze.


D. – A che punto siete con i lavori nei gruppi? Che cosa sta emergendo?


R. – Nei lavori di gruppo si è cercato di leggere le nostre esperienze, esperienze diocesane di vita.


D. – Si sta arrivando, secondo lei, ad una risposta concreta?


R. – Sì, credo che già da quello che è stato detto ieri sono uscite fuori non delle proposte vere e proprie, ma in base alle esperienze, degli input che poi andranno elaborati. Credo che si stia lavorando sicuramente in quella direzione. Quella è l’intenzione: non fermarsi sul teorico, ma scendere proprio nel concreto.
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