Arrestati due cattolici in Pakistan: accusati di blasfemia, rischiano l'ergastolo
(10 ottobre 2006 - RV) La polizia pachistana ha arrestato due cattolici di Faisalabad
con l’accusa di blasfemia per aver bruciato pagine del Corano. Secondo fonti locali,
i due avrebbero inavvertitamente e involontariamente bruciato ieri delle carte, tra
cui alcune pagine del libro sacro dell’Islam. Successivamente – riferisce l’Agenzia
Asianews - una folla di oltre 500 musulmani ha circondato la loro casa e solo l’intervento
degli agenti ha evitato un linciaggio. Un sacerdote locale, padre Yousaf, precisa
inoltre che i due coniugi sono analfabeti. L’uomo che li ha denunciati – aggiunge
il sacerdote – voleva acquistare la loro casa ma ha sempre ricevuto un secco rifiuto.
Commentando questa vicenda, il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts, sottolinea
come “tali incidenti dimostrino quanto siano vulnerabili i cristiani nel Pakistan
musulmano”. “Paghiamo un prezzo molto caro –spiega il presule – anche se avvengono
offese non volute, compiute in maniera non intenzionale”. In Pakistan, la controversa
legge sulla blasfemia punisce con l’ergastolo le offese al Corano e prevede la pena
capitale per “tutti coloro che con parole o scritte insultano il profeta Maometto”.
Recentemente, la normativa è stata parzialmente modificata: rischia la pena capitale
anche chi sostiene false accuse di blasfemia.