2006-09-30 15:23:53

Domani alle 12.00 la Supplica alla Madonna di Pompei


(30 settembre 2006 - RV) Sarà il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a presiedere domani mattina nel Santuario mariano di Pompei la Messa e la recita, a mezzogiorno, della Supplica alla Madonna del Santo Rosario. La tradizione della Supplica, recitata per la prima volta nel 1883, risale al Beato Bartolo Longo. Sulle origini di questa devozione Giovanni Peduto ha intervistato il vescovo prelato di Pompei, mons. Carlo Liberati:


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R. – Pompei nasce da un’intuizione mariana. Era una tarda mattinata dell’ottobre 1872 quando Bartolo Longo, ormai convertito e recuperato completamente alla fede, mentre andava per i campi in valle di Pompei come amministratore della contessa Marianna Farnararo, che era proprietaria di quasi tutta questa valle, sentì una voce che gli disse: “Recita il Rosario e sarai salvo”. Questa voce gli rimbombava dentro e fuori come se qualcuno lo chiamasse. Fatto sta che lui si mise in ginocchio sull’erba umida e quando si rialzò, emise questo proposito istantaneo: “Non mi allontanerò mai più dalla valle di Pompei e diventerò il tuo apostolo, l’apostolo del tuo Rosario”. Quindi, questa meravigliosa preghiera della Supplica, che lui poi definì la preghiera del mondo, “l’ora del mondo”, è concepita nel momento di una intensa esperienza interiore. Egli comincia a scrivere questa preghiera mariana, assieme ad altre, le lima, la perfeziona, non è contento fino a quando non arriva a formulare una invocazione meravigliosa nella quale presenta alla Madonna, la Madre del Signore nostro, la Madre della Chiesa, tutte le esigenze, le necessità del mondo. Questa è la Supplica alla Madonna del Santo Rosario di Pompei, che poi invaderà il mondo, diventerà tradizionale nella Chiesa.


D. – Eccellenza, ottobre è un mese mariano dal lontano 1571, anno della vittoria di Lepanto, in cui la cristianità respinse le armate islamiche. Intensa si levò allora la preghiera a Maria. Oggi è tempo di dialogo con l’islam, un dialogo definito da Benedetto XVI una necessità vitale. Cosa pensa?


R. – Penso che uno scontro di civiltà ormai è impossibile come è avvenuto a Lepanto e non solo a Lepanto, prima ancora avvenne a Poitiers e poi a Vienna e poi a Belgrado, quando le armate cristiane, dovendosi difendere, arginarono l’avanzata dell’islam. Questo è un fatto della storia. Oggi la civiltà avanza sulle strade dell’amore, della convivenza, del confronto pacifico, della tolleranza, dell’amicizia, della collaborazione intellettuale, spirituale ed economica, perché le armi ormai devono tacere. La pace è sempre difficile perché costa sacrificio e bisogna rinunciare dall’una e dall’altra parte, a qualcuna delle cose non essenziali della propria identità. Ma non ci sono alternative, la beatitudine del Signore “Beati i costruttori di pace” per noi, nel mondo di oggi multietnico, multireligioso, multimediale, multieconomico, ecc., è un fatto assolutamente urgente. Per cui, la nostra Supplica, la nostra preghiera, il nostro rosario quotidiano che recitiamo tutte le sere, con l’adorazione eucaristica dalle sei alle sette, diventa per noi un impegno ed anche una gioia perché la nostra Basilica è sempre piena e ci uniamo ai “rosarianti” di tutto il mondo. Queste sono le nostre armi, e queste armi noi le affiniamo nella dolcezza, nella tenerezza, nell’abbandono della preghiera a Maria.
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