2006-09-21 15:02:49

Da tutto il mondo richieste al Vaticano per avere nella propria lingua il testo completo del discorso del Papa all'Università di Ratisbona


(21 settembre 2006 - RV) Dopo le chiarificazioni del Papa sulle parole pronunciate all’Università di Ratisbona, le proteste e le polemiche stanno rientrando quasi ovunque nel mondo islamico. Sale sempre di più invece la richiesta di leggere il testo completo del discorso di Benedetto XVI, come segnala la Libreria Editrice Vaticana: in tanti chiedono da tutto il mondo di avere una traduzione nella propria lingua. Nel sito vaticano www.vatican.va il discorso si può trovare in tedesco, italiano e inglese. Un testo che, letto nella sua globalità, chiaramente invita all’urgenza del dialogo a partire da una rinnovata comprensione della ragione: un invito esteso non solo ai credenti di tutte le religioni perché la fede non faccia a meno della ragione, ma anche ai non credenti perché la ragione non si autoriduca escludendo Dio. Solo in questo modo il dialogo può essere autentico e costruttivo. Ascoltiamo il commento del presidente delle ACLI Andrea Olivero, al microfono di Luca Collodi: RealAudioMP3

E ora ascoltiamo la riflessione di uno scrittore musulmano, Younus Tawfik, iracheno da tanti anni in Italia, membro della Consulta per l’Islam. L’intervista è di Fabio Colagrande: RealAudioMP3

Ieri Benedetto XVI ha riconfermato il suo “rispetto profondo per le grandi religioni e, in particolare, per i musulmani”, con i quali la Chiesa è impegnata a “difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”. E’ questo uno dei passaggi centrali del discorso con il quale il Papa è tornato ieri, nell’udienza generale in Piazza San Pietro, sulla vicenda che ha visto il mondo islamico reagire con veemenza al suo discorso pronunciato nell’Università di Regensburg, il 12 settembre scorso. Ma tutta l’udienza è stata dedicata dal Pontefice ai ricordi del recente viaggio apostolico in Baviera, occasione - ha affermato – per “ribadire il dovere” di annunciare Cristo “senza attenuazioni, ma in modo integrale e chiaro”. Il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

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Cristianesimo e islam possono dialogare in modo “positivo” perché hanno a cuore i medesimi valori che formano l’architrave della convivenza umana: pace, giustizia, libertà. Se poi questo dialogo riesce ad essere anche “autocritico”, se ne avvantaggia il rispetto reciproco e la “ragionevolezza” che deve “guidare nella trasmissione della fede”, lungi da ogni forma di violenza. Davanti a 40 mila fedeli, e sotto l’occhio di telecamere internazionali particolarmente attente, tra cui la tv araba Al Jazeera, Benedetto XVI è tornato con la memoria sui luoghi e le persone che hanno costellato il suo recente viaggio in Baviera, ma più ancora sull’escalation di indignazione montata nel mondo musulmano, all’indomani del suo discorso pronunciato all’Università di Ratisbona.
La prolusione tenuta nel suo vecchio ateneo è rimasta nel cuore di Benedetto XVI come “un’esperienza particolarmente bella”. Avevo scelto di parlare sul rapporto tra fede e ragione, spiega nel modo più ampio che la catechesi del mercoledì gli consente rispetto all’Angelus. Un argomento, aggiunge, di grande “drammaticità e attualità” che, nel corso di quella trattazione, tocca ad un certo punto il nodo del rapporto tra religione e violenza, attraverso l’ormai ben nota citazione di quel dialogo islamo-cristiano del XIV secolo, che vede tra i protagonisti l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo:
“Questa citazione, purtroppo, ha potuto prestarsi ad essere fraintesa. Per il lettore attento del mio testo, però, risulta chiaro che non volevo in nessun modo far mie le parole negative pronunciate dall'imperatore medievale in questo dialogo e che il loro contenuto polemico non esprime la mia convinzione personale. La mia intenzione era ben diversa: partendo da ciò che Manuele II successivamente dice in modo positivo, con una parola molto bella, circa la ragionevolezza che deve guidare nella trasmissione della fede, volevo spiegare che non religione e violenza, ma religione e ragione vanno insieme”.
(applausi)
La scelta di parlare del rapporto tra fede e ragione, ha osservato dunque Benedetto XVI, fu calibrata in base alla circostanza – la missione svolta dall’Università – e non dettata da altre intenzioni:
“Volevo invitare al dialogo della fede cristiana col mondo moderno ed al dialogo di tutte le culture e religioni. Spero che in diverse occasioni della mia visita - per esempio, quando a Monaco ho sottolineato quanto sia importante rispettare ciò che per gli altri è sacro - sia apparso con chiarezza il mio rispetto profondo per le grandi religioni e, in particolare, per i musulmani, che 'adorano l’unico Dio' e con i quali siamo impegnati a 'difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà'”.
Quell’invito al dialogo, lanciato dall’Università di Regensburg, il Papa lo ha fatto riecheggiare oggi, con rinnovato vigore, tra le colonne del Bernini, riproponendolo in maniera quasi incalzante in inglese, francese, tedesco, spagnolo e polacco e accompagnandolo con un auspicio che vale come un invito alla distensione:
“Confido quindi che, dopo le reazioni del primo momento, le mie parole nell'Università di Regensburg possano costituire una spinta e un incoraggiamento a un dialogo positivo, anche autocritico, sia tra le religioni come tra la ragione moderna e la fede dei cristiani”.
(Applausi)
La folla ha condiviso con ripetuti applausi la nuova spiegazione offerta da Benedetto XVI di una vicenda che per giorni è rimbalzata da un punto all’altro del pianeta con un imprevedibile effetto-domino. Ma per il Papa, l’udienza generale di oggi è stata soprattutto il luogo della sintesi per i tanti spunti ecclesiali offerti dal suo viaggio bavarese. In particolare, ha sottolineato il Pontefice:
“Ho ricordato a tutti che esiste una ‘debolezza d’udito’ nei confronti di Dio di cui si soffre specialmente oggi. E’ compito di noi, cristiani in un mondo secolarizzato, proclamare e testimoniare a tutti il messaggio di speranza che la fede ci offre: in Gesù crocifisso Iddio, Padre misericordioso, ci chiama ad essere suoi figli e a superare ogni forma di odio e di violenza per contribuire al definitivo trionfo dell’amore”.
Un compito che il Papa ha inteso sollecitare anche a livello ecumenico, durante la celebrazione dei Vespri nel Duomo di Ratisbona, concelebrata con rappresentanti luterani e ortodossi:
“E’ stata una provvidenziale occasione per pregare insieme, perché si affretti la piena unità fra tutti i discepoli di Cristo e per ribadire il dovere di proclamare la nostra fede in Gesù Cristo senza attenuazioni, ma in modo integrale e chiaro e soprattutto col nostro comportamento di amore sincero”.
I saluti finali - prima del consueto, lungo giro di congedo di Benedetto XVI tra i pellegrini – hanno visto il Pontefice soffermarsi, tra l’altro, sulla rivolta sociale e politica esplosa in Ungheria. “Con preoccupazione – ha detto il Papa ai pellegrini magiari - seguo le notizie che giungono” dal Paese europeo. “Prego il Signore che tutte le parti trovino una soluzione giusta e pacifica”. Un saluto particolare, Benedetto XVI lo ha indirizzato anche alle Carmelitane Missionarie e alle Congregazioni dei Sacri Cuori, impegnate nei rispettivi capitoli generali, nonché ai rappresentanti dela Banca di Credito Cooperativo Mediocràti e ai partecipanti al Congresso nazionale forense.
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