2006-09-16 14:22:27

Vatikan: Papst bedauert Missverständnis


Papst Benedikt bedauert zutiefst, dass seine Rede missverstanden worden und als für Muslime beleidigend erschienen sei. Das erklärte heute der neue Kardinalstaatsekretär Tarcisio Bertone. Der Papst hoffe, dass man gemeinsam diesen "schwierigen Moment" überwinde und seine Worte richtig verstanden werden mögen.

Die Meinung des Papstes über den Islam finde sich ausgedrückt in der Konzilserklärung „Nostra Aetate“, in der es heißt, dass die Kirche mit Wertschätzung von den Muslimen rede. Außerdem habe habe der Papst bei seiner Begegnung mit Vertretern muslimischer Gemeinden in Köln am 20. August 2005 betont, der Dialog zwischen Christen und Muslimen dürfe nicht auf eine Saisonentscheidung reduziert werden. Die Lektionen der Vergangenheit müssten davor bewahren, die gleichen Fehler zu wiederholen. Christen und Muslime sollten Wege der Versöhnung suchen und lernen, so zu leben, daß jeder die Identität des anderen respektiert.

Weiter unterstrich Bertone, dass der Papst sich in keinster Weise die Meinung des byzantinischen Herrschers Manuel II Paleologos zu eigen machen wollte, sondern dieses Beispiel im akademischen Kontext verwendet habe, um seine klare und radikal Ablehnung jeglicher religiös motivierter Gewalt zu unterstreichen, gleich von welcher Seite sie ausgeht. In seiner Botschaft zum 20. Treffen der Weltreligionen 2006 in Assisi habe der Papst betont, dass solche Gewalt nicht den Religionen zugeschrieben werden dürfe, sondern den kulturellen Grenzen. In allen Religionen fänden sich Zeugnisse der engen Verbindung zwischen Gott und einer Ethik der Liebe.

Mit Blick auf die säkularisierten westlichen Kulturen habe der Papst diese Gesellschaften ermahnt, die Verachtung Gottes und den Zynismus zu vermeiden, der die Verspottung des Heiligen als Freiheitsrecht ansieht. Der Papst unterstreiche seine Respekt für die Anhänger des Islam. Er hoffe, dass man gemeinsam diesen "schwierigen Moment" überwinde und seine Worte richtig verstanden werden mögen. Das gemeinsame Zeugnis für den einen Gott möge gestärkt werde, um gemeinsam die soziale Gerechtigkeit, die moralischen Werte, den Frieden und die Freiheit zu verteidigen.
(rv 160906 mc)

(rv 160906 mc)

Lesen Sie hier den vollen Wortlaut der Erklärung auf italienisch:

Dichiarazione del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone di fronte alle reazioni da parte musulmana circa alcuni passi del discorso del Papa all’Università di Regensburg
Di fronte alle reazioni da parte musulmana circa alcuni passi del discorso del Santo Padre Benedetto XVI all’Università di Regensburg, ai chiarimenti e alle precisazioni già offerti tramite il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede desidero aggiungere quanto segue:

La posizione del Papa sull’Islam è inequivocabilmente quella espressa dal documento conciliare Nostra Aetate: “La Chiesa guarda con stima i musulmani, che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano anche di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti nascosti di Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano però come profeta; onorano la sua madre vergine Maria e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio quando Dio ricompenserà tutti gli uomini risuscitati. Così pure essi hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno” (n. 3).

L’opzione del Papa in favore del dialogo interreligioso e interculturale è altrettanto inequivocabile. Nell’incontro con i rappresentanti di alcune comunità musulmane a Colonia, il 20 agosto 2005, Egli ha detto che tale dialogo fra cristiani e musulmani “non può ridursi a una scelta stagionale”, aggiungendo: “Le lezioni del passato devono servirci ad evitare di ripetere gli stessi errori. Noi vogliamo ricercare le vie della riconciliazione e imparare a vivere rispettando ciascuno l’identità dell’altro”.

Quanto al giudizio dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, da Lui riportato nel discorso di Regensburg, il Santo Padre non ha inteso né intende assolutamente farlo proprio, ma lo ha soltanto utilizzato come occasione per svolgere, in un contesto accademico e secondo quanto risulta da una completa e attenta lettura del testo, alcune riflessioni sul tema del rapporto tra religione e violenza in genere e concludere a un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religiosa della violenza, da qualunque parte essa provenga. Vale la pena di richiamare al riguardo quanto lo stesso Benedetto XVI ha recentemente affermato nel Messaggio commemorativo del XX anniversario dell’incontro interreligioso di preghiera per la pace voluto dal Suo amato predecessore Giovanni Paolo II ad Assisi nell’ottobre del 1986: “ … le manifestazioni di violenza non possono attribuirsi alla religione in quanto tale, ma ai limiti culturali con cui essa viene vissuta e si sviluppa nel tempo … Di fatto, testimonianze dell’intimo legame esistente tra il rapporto con Dio e l’etica dell’amore si registrano in tutte le grandi tradizioni religiose”.
 ../..Il Santo Padre è pertanto vivamente dispiaciuto che alcuni passi del Suo discorso abbiano potuto suonare come offensivi della sensibilità dei credenti musulmani e siano stati interpretati in modo del tutto non corrispondente alle sue intenzioni. D’altra parte, Egli, di fronte alla fervente religiosità dei credenti musulmani, ha ammonito la cultura occidentale secolarizzata perché eviti “il disprezzo di Dio e il cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà”.
 Nel ribadire il Suo rispetto e la Sua stima per coloro che professano l’Islam, Egli si augura che siano aiutati a comprendere nel loro giusto senso le Sue parole, affinché, superato presto questo momento non facile, si rafforzi la testimonianza all’”unico Dio, vivente e sussistente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini” e la collaborazione per “difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Nostra Aetate, n. 3)”.







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