Il dialogo interreligioso non sia interpretato come il nuovo credo relavitistico:
cosi’ il cardinale Ivan Dias, all’apertura di un seminario per nuovi vescovi ordinati
in Paesi di missione
(12 settembre 2006 - RV) Si è aperto in Vaticano, domenica 10 settembre, il Seminario
di studio promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, a cui partecipano
99 Vescovi ordinati negli ultimi due anni nei Paesi di missione di Africa, Asia, America
e Oceania. Ad aprire l’evento, il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione,
con un discorso su “Origini, sviluppo e competenze della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli”. Sull’intervento del cardinale Ivan Dias, reso noto dall’agenzia Fides,
il servizio di Alessandro Gisotti: ************
“Il dialogo interreligioso
non può essere interpretato come il nuovo credo relavitistico che si oppone ad ogni
conversione e missione”: è il richiamo del cardinale Ivan Dias che - parlando a 99
nuovi presuli - ha ribadito come la Chiesa sia certamente “impegnata in un dialogo
vero, non in una pura e semplice trattativa con i nostri fratelli credenti”. Il compito
urgente del dialogo interreligioso, ha aggiunto, è allora “quello di aprire la via
dell’annuncio di Cristo Via-Verità-Vita”. Tale dialogo, pertanto, “non può sostituire
l’annuncio, ma deve essere orientato all’annuncio”.
Il porporato ha indicato
l’animazione missionaria come una delle sfide prioritarie per il dicastero vaticano:
“Il vescovo – ha avvertito il cardinale Dias - è per sua natura sacramentale, un missionario,
inviato per annunciare Cristo al mondo”. Per questo, è stata la sua riflessione, “in
ogni attività pastorale, l’animazione missionaria deve costituire il suo principale
impegno”. Il capo dicastero ha così messo l’accento sulla “formazione nei territori
di missione”. Una formazione che riguarda tutti dai vescovi ai catechisti. Si tratta,
ha detto il cardinale Dias, di “una priorità per i Paesi di missione, che stanno vivendo
un momento di maturazione e di crescita, che richiede una solida e permanente formazione
di tutti, se si vuole salvaguardare il futuro delle nostre Chiese”.
Il cardinale
Dias ha poi rivolto il pensiero alla sfida del nazionalismo, del tribalismo e del
fenomeno delle caste. “Predicate con insistenza e con coraggio contro queste forme
di divisione che oscurano il volto autentico di Cristo e della Chiesa – è stata la
sua viva esortazione - e causano divisioni, discordie, e, spesso, anche morte tra
coloro che pure sono fratelli in Cristo e figli di un unico Padre”.
“Oggi,
come ieri – ha concluso il cardinale Dias - sorgono nuove realtà missionarie”. Alle
classiche “aree non cristiane”, ha rilevato, “si associano ambienti “Oggi, come ieri
– ha concluso il cardinale Dias - sorgono nuove realtà missionarie”. Alle classiche
“aree non cristiane”, ha rilevato, “si associano ambienti socio-culturali che sembrano
aver rinunziato al patrimonio evangelico”. Si tratta, ha avvertito il porporato, delle
“nuove piazze sulle quali è urgente proclamare la buona novella del Regno; sono le
nuove sfide della Chiesa del Terzo Millennio”. Sfide con le quali sono chiamati a
confrontarsi i vescovi, “costruttori” della Chiesa “che ha iniziato un nuovo Millennio
della sua storia”.
Alla data del 30 giugno 2006, le Circoscrizioni ecclesiastiche
dipendenti dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli erano 1082, rappresentando
quasi il 40 per cento della presenza della Chiesa universale nel mondo.