2006-09-10 18:34:12

Omelia del Santo Padre per la celebrazione dei vespri nel Duomo di Monaco. Domenica 10 settembre 2006. Testo integrale.


Cari bambini di Prima Comunione!
Cari genitori ed educatori!

La lettura che abbiamo appena ascoltato è un brano dell'ultimo libro degli scritti neotestamentari, la cosiddetta Apocalisse. Al veggente viene concesso uno sguardo verso l'alto, nel cielo, e in avanti, verso il futuro. Ma proprio così egli parla anche della terra e del presente, della nostra vita. Infatti durante la nostra vita siamo tutti in cammino, progredendo verso il futuro. E vogliamo trovare la strada giusta: scoprire la vita vera, non finire in un vicolo cieco o nel deserto. Non vogliamo dover dire alla fine: ho preso la strada sbagliata, la mia vita è fallita, è andata male. Noi vogliamo gioire della vita; vogliamo, come ha detto una volta Gesù, "avere la vita in abbondanza".

Ma ascoltiamo ora il veggente dell'Apocalisse. Che cosa dice? Egli parla di un mondo riconciliato. Di un mondo nel quale uomini "di ogni nazione, razza, popolo e lingua" (7, 9) sono riuniti nella gioia. Come può avvenire una tal cosa? Qual è la strada che vi porta? La prima cosa, la più importante è: queste persone vivono con Dio; Egli ha steso "la sua tenda sopra di loro" (7,15), dice la nostra Lettura. Che cosa è questa "tenda di Dio"? Dove si trova? Come possiamo arrivarci? Il veggente allude forse al primo capitolo del Vangelo di Giovanni, dove si legge: "E il Verbo si fece carne e pose la tenda fra noi" (1, 14). Dio non è lontano da noi, in qualche luogo molto distante dell'universo, dove nessuno può arrivare. Egli ha posto la sua tenda fra noi: in Gesù è divenuto uno di noi, con carne e sangue come noi. È questa la sua tenda. E nell'Ascensione non è andato in qualche luogo lontano da noi. La sua tenda, Egli stesso con il suo Corpo, rimane tra noi come uno di noi. Possiamo dargli del Tu e parlare con Lui. Egli ci ascolta, e se siamo attenti, sentiamo anche che Egli risponde.

Ripeto: in Gesù è Dio che si "attenda" tra noi. Ma ripeto anche: Dov'è che ciò avviene? Alla domanda la nostra Lettura dà due risposte. Essa dice degli uomini riconciliati che "hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello" (7, 14). Questo suona molto strano per noi. Nel linguaggio cifrato del veggente, ciò costituisce un accenno al Battesimo. La parola circa il "sangue dell'Agnello" allude all'amore di Gesù che Egli ha conservato fino alla morte cruenta. Questo amore divino e insieme umano è il lavacro nel quale Egli ci immerge nel Battesimo – il lavacro col quale ci lava, rendendoci così puliti da essere adatti a Dio, da poter vivere in compagnia con Lui. L'atto del Battesimo, però, è solo un inizio. Nel camminare con Gesù, nella fede e nella vita con Lui, il suo amore ci tocca per purificarci e renderci luminosi. Secondo l'idea del mondo antico, il bianco era il colore della luce. Le bianche vesti significano che nella fede diventiamo luce, deponiamo le tenebre, la menzogna, la finzione, il male in genere, diventiamo persone chiare, adeguate per Dio. L'abito battesimale come quello della Prima Comunione vogliono ricordarcelo e dirci: mediante la convivenza con Gesù e con la comunità dei credenti, con la Chiesa, diventa tu stesso una persona luminosa, una persona di verità e di bontà – una persona dalla quale traspare lo splendore del bene, della bontà di Dio stesso.

La seconda risposta alla domanda “dove troviamo Gesù” il veggente ce la dà nuovamente nel suo linguaggio cifrato. Egli dice che l’Agnello guida la moltitudine di persone di ogni cultura e nazione alle fonti d’acqua viva. Senza acqua non c’è vita. Lo sapevano bene persone, la cui patria confinava col deserto. Così l’acqua sorgiva è diventata per loro il simbolo per eccellenza della vita. L’Agnello, cioè Gesù, guida gli uomini alle fonti della vita. Fa parte di queste fonti della vita la Sacra Scrittura, in cui Dio ci parla e ci insegna a vivere in modo giusto. La vera fonte è Gesù stesso, nel quale Dio si dona a noi. E questo lo fa soprattutto nella santa Comunione, nella quale possiamo, per così dire, bere direttamente alla fonte della vita: Egli viene a noi e si unisce a ciascuno di noi. Possiamo costatarlo: mediante l’Eucaristia, il Sacramento della Comunione, si forma una comunità che oltrepassa tutti i confini e abbraccia tutte le lingue – la Chiesa universale, nella quale Dio parla e vive con noi. È in questo modo che dobbiamo ricevere la santa Comunione: come incontro con Gesù, con Dio stesso, che ci guida alle fonti della vita vera.

Cari genitori! Vorrei invitarvi vivamente ad aiutare i vostri bambini a credere, invitarvi ad accompagnarli nel loro cammino verso la Comunione, nel loro cammino verso Gesù e con Gesù. Vi prego, andate insieme con i vostri bambini in chiesa per partecipare alla Celebrazione eucaristica della domenica! Voi vedrete che questo non è tempo perso; è invece ciò che tiene la famiglia veramente unita, dandole il suo centro. La domenica diventa più bella, tutta la settimana diventa più bella, se insieme partecipate alla Liturgia domenicale. E, per favore, pregate anche a casa insieme: a tavola e prima di andare a dormire. La preghiera ci porta non solo verso Dio, ma anche l’uno verso l’altro. È una forza di pace e di gioia. La vita nella famiglia diventa più festosa e acquista un più ampio respiro, se Dio vi è presente e si sperimenta questa sua vicinanza nella preghiera.

Cari insegnanti di religione e cari educatori! Vi prego di cuore di tener presente nella scuola la ricerca di Dio, di quel Dio che in Gesù Cristo si è reso a noi visibile. So che nel nostro mondo pluralista è difficile avviare nella scuola il discorso sulla fede. Ma non è affatto sufficiente, che i bambini e i giovani acquistino nella scuola soltanto delle conoscenze e delle abilità tecniche, e non i criteri che alle conoscenze e alle abilità danno un orientamento e un senso. Stimolate gli alunni a porre domande non soltanto su questo e su quello, ma a chiedere sul “da dove” e sul “verso dove” della nostra vita. Aiutateli a rendersi conto che tutte le risposte che non giungono fino a Dio sono troppo corte.

Cari Pastori d’anime e tutti voi che svolgete attività di aiuto nella parrocchia! A voi chiedo di fare tutto il possibile per rendere la parrocchia una patria interiore per la gente – una grande famiglia, in cui sperimentiamo al contempo la famiglia ancora più grande della Chiesa universale, imparando mediante la liturgia, la catechesi e tutte le manifestazioni della vita parrocchiale a camminare insieme sulla via della vita vera.

Tutti e tre i luoghi della formazione – famiglia, scuola e parrocchia – vanno insieme e ci aiutano a trovare la strada verso le fonti della vita, verso “la vita in abbondanza”. Amen!







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