Omelia del Santo Padre per la celebrazione dei vespri nel Duomo di Monaco. Domenica
10 settembre 2006. Testo integrale.
Cari bambini di Prima Comunione! Cari genitori ed educatori!
La lettura
che abbiamo appena ascoltato è un brano dell'ultimo libro degli scritti neotestamentari,
la cosiddetta Apocalisse. Al veggente viene concesso uno sguardo verso l'alto, nel
cielo, e in avanti, verso il futuro. Ma proprio così egli parla anche della terra
e del presente, della nostra vita. Infatti durante la nostra vita siamo tutti in cammino,
progredendo verso il futuro. E vogliamo trovare la strada giusta: scoprire la vita
vera, non finire in un vicolo cieco o nel deserto. Non vogliamo dover dire alla fine:
ho preso la strada sbagliata, la mia vita è fallita, è andata male. Noi vogliamo gioire
della vita; vogliamo, come ha detto una volta Gesù, "avere la vita in abbondanza".
Ma
ascoltiamo ora il veggente dell'Apocalisse. Che cosa dice? Egli parla di un mondo
riconciliato. Di un mondo nel quale uomini "di ogni nazione, razza, popolo e lingua"
(7, 9) sono riuniti nella gioia. Come può avvenire una tal cosa? Qual è la strada
che vi porta? La prima cosa, la più importante è: queste persone vivono con Dio; Egli
ha steso "la sua tenda sopra di loro" (7,15), dice la nostra Lettura. Che cosa è questa
"tenda di Dio"? Dove si trova? Come possiamo arrivarci? Il veggente allude forse al
primo capitolo del Vangelo di Giovanni, dove si legge: "E il Verbo si fece carne e
pose la tenda fra noi" (1, 14). Dio non è lontano da noi, in qualche luogo molto distante
dell'universo, dove nessuno può arrivare. Egli ha posto la sua tenda fra noi: in Gesù
è divenuto uno di noi, con carne e sangue come noi. È questa la sua tenda. E nell'Ascensione
non è andato in qualche luogo lontano da noi. La sua tenda, Egli stesso con il suo
Corpo, rimane tra noi come uno di noi. Possiamo dargli del Tu e parlare con Lui. Egli
ci ascolta, e se siamo attenti, sentiamo anche che Egli risponde.
Ripeto: in
Gesù è Dio che si "attenda" tra noi. Ma ripeto anche: Dov'è che ciò avviene? Alla
domanda la nostra Lettura dà due risposte. Essa dice degli uomini riconciliati che
"hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello" (7, 14). Questo
suona molto strano per noi. Nel linguaggio cifrato del veggente, ciò costituisce un
accenno al Battesimo. La parola circa il "sangue dell'Agnello" allude all'amore di
Gesù che Egli ha conservato fino alla morte cruenta. Questo amore divino e insieme
umano è il lavacro nel quale Egli ci immerge nel Battesimo – il lavacro col quale
ci lava, rendendoci così puliti da essere adatti a Dio, da poter vivere in compagnia
con Lui. L'atto del Battesimo, però, è solo un inizio. Nel camminare con Gesù, nella
fede e nella vita con Lui, il suo amore ci tocca per purificarci e renderci luminosi.
Secondo l'idea del mondo antico, il bianco era il colore della luce. Le bianche vesti
significano che nella fede diventiamo luce, deponiamo le tenebre, la menzogna, la
finzione, il male in genere, diventiamo persone chiare, adeguate per Dio. L'abito
battesimale come quello della Prima Comunione vogliono ricordarcelo e dirci: mediante
la convivenza con Gesù e con la comunità dei credenti, con la Chiesa, diventa tu stesso
una persona luminosa, una persona di verità e di bontà – una persona dalla quale traspare
lo splendore del bene, della bontà di Dio stesso.
La seconda risposta alla
domanda “dove troviamo Gesù” il veggente ce la dà nuovamente nel suo linguaggio cifrato.
Egli dice che l’Agnello guida la moltitudine di persone di ogni cultura e nazione
alle fonti d’acqua viva. Senza acqua non c’è vita. Lo sapevano bene persone, la cui
patria confinava col deserto. Così l’acqua sorgiva è diventata per loro il simbolo
per eccellenza della vita. L’Agnello, cioè Gesù, guida gli uomini alle fonti della
vita. Fa parte di queste fonti della vita la Sacra Scrittura, in cui Dio ci parla
e ci insegna a vivere in modo giusto. La vera fonte è Gesù stesso, nel quale Dio si
dona a noi. E questo lo fa soprattutto nella santa Comunione, nella quale possiamo,
per così dire, bere direttamente alla fonte della vita: Egli viene a noi e si unisce
a ciascuno di noi. Possiamo costatarlo: mediante l’Eucaristia, il Sacramento della
Comunione, si forma una comunità che oltrepassa tutti i confini e abbraccia tutte
le lingue – la Chiesa universale, nella quale Dio parla e vive con noi. È in questo
modo che dobbiamo ricevere la santa Comunione: come incontro con Gesù, con Dio stesso,
che ci guida alle fonti della vita vera.
Cari genitori! Vorrei invitarvi vivamente
ad aiutare i vostri bambini a credere, invitarvi ad accompagnarli nel loro cammino
verso la Comunione, nel loro cammino verso Gesù e con Gesù. Vi prego, andate insieme
con i vostri bambini in chiesa per partecipare alla Celebrazione eucaristica della
domenica! Voi vedrete che questo non è tempo perso; è invece ciò che tiene la famiglia
veramente unita, dandole il suo centro. La domenica diventa più bella, tutta la settimana
diventa più bella, se insieme partecipate alla Liturgia domenicale. E, per favore,
pregate anche a casa insieme: a tavola e prima di andare a dormire. La preghiera ci
porta non solo verso Dio, ma anche l’uno verso l’altro. È una forza di pace e di gioia.
La vita nella famiglia diventa più festosa e acquista un più ampio respiro, se Dio
vi è presente e si sperimenta questa sua vicinanza nella preghiera.
Cari insegnanti
di religione e cari educatori! Vi prego di cuore di tener presente nella scuola la
ricerca di Dio, di quel Dio che in Gesù Cristo si è reso a noi visibile. So che nel
nostro mondo pluralista è difficile avviare nella scuola il discorso sulla fede. Ma
non è affatto sufficiente, che i bambini e i giovani acquistino nella scuola soltanto
delle conoscenze e delle abilità tecniche, e non i criteri che alle conoscenze e alle
abilità danno un orientamento e un senso. Stimolate gli alunni a porre domande non
soltanto su questo e su quello, ma a chiedere sul “da dove” e sul “verso dove” della
nostra vita. Aiutateli a rendersi conto che tutte le risposte che non giungono fino
a Dio sono troppo corte.
Cari Pastori d’anime e tutti voi che svolgete attività
di aiuto nella parrocchia! A voi chiedo di fare tutto il possibile per rendere la
parrocchia una patria interiore per la gente – una grande famiglia, in cui sperimentiamo
al contempo la famiglia ancora più grande della Chiesa universale, imparando mediante
la liturgia, la catechesi e tutte le manifestazioni della vita parrocchiale a camminare
insieme sulla via della vita vera.
Tutti e tre i luoghi della formazione –
famiglia, scuola e parrocchia – vanno insieme e ci aiutano a trovare la strada verso
le fonti della vita, verso “la vita in abbondanza”. Amen!