2006-09-06 08:08:58

Le religioni unite contro odio e violenza. Questo l’appello comune a conclusione dell’Incontro internazionale di preghiera di Assisi, promosso dalla Comunità di S. Egidio.


(06 settembre 2006 - RV) Le religioni unite per sconfiggere odio e violenze, per ricordare che la pace è il nome di Dio. La loro voce si è alzata ancora una volta ieri sera da Assisi, al termine dell’incontro internazionale di preghiera per la pace indetto dalla Comunità di Sant’Egidio, a venti anni esatti dal grande appuntamento voluto da Giovanni Paolo II, quando invitò tutti i leader delle religioni del mondo per proporre il suo sogno di pace. Da Assisi la nostra inviata Francesca Sabatinelli. RealAudioMP3

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Le energie di pace scaturite in quel lontano 27 ottobre 1986 ad Assisi, quando Giovanni Paolo II invitò alla preghiera i leader religiosi del mondo hanno ispirato l’appello nato dai due giorni di dialogo che si sono conclusi ieri sera con una suggestiva cerimonia che ha visto dopo 20 anni di nuovo nella città di San Francesco tutti insieme sul palco i rappresentanti delle religioni mondiali per la firma del loro documento. La guerra non è inevitabile, è l’invocazione, le religioni non giustificano mai l’odio e la violenza, chi usa il nome di Dio per distruggere l’altro si allontana dalla religione pura. La pace è il nome di Dio che è più forte di chi vuole la guerra, di chi coltiva odio e violenza. Parole che segnano la continuità con tutti gli appuntamenti organizzati da Sant’Egidio nello spirito di Assisi. Le risposte ai conflitti sono il dialogo tra le religioni e le culture, e la preghiera che non divide ma unisce. I credenti presenti qui, uomini e donne, non vogliono essere considerati degli ingenui. La pace - dice Andrea Riccardi ai protagonisti - cardinali, vescovi, rappresentanti delle diverse confessioni cristiane, imam, rabbini - può sembrare un sogno da illusi, questo è il gioco dei disegni terroristici, di chi vuole vivere sulla cultura del conflitto e gioca d’azzardo sulle differenze, ciò che qui ad Assisi si è categoricamente rifiutato. I conflitti non sono un destino, ci sono responsabilità politiche culturali, anche le religioni possono farsi trascinare nella logica della guerra sacralizzare gli odi, benedire le armi. E questa è la terribile responsabilità umana. Ascoltiamo il prof. Riccardi…


“Grande compito delle religioni è costruire la pace nei cuori, per esse la pace, anche nel mezzo della guerra, resta un’aspirazione irrinunciabile il sogno di un mondo finalmente umano”.


La religione dunque non può che essere foriera di pace, come aveva scritto Benedetto XVI nel suo forte messaggio all’inizio di questo meeting. E con questo importante auspicio si è chiusa questa edizione dell’incontro al quale ha preso parte anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano, una presenza molto gradita alla Comunità di Sant’Egidio considerata segno di attenzione da parte dell’Italia al tema del dialogo con l’islam e con le grandi religioni. Di fronte agli scenari di terrorismo e di violenza che non accennano a dissolversi, l’unica strada possibile è quella del dialogo indicata dagli incontri di preghiera di Assisi, sono state le parole del presidente che come tutti gli altri ha acceso il candelabro della pace e firmato l’appello di pace. Il prossimo anno l’appuntamento sarà a Napoli con l’obiettivo di portare il Mediterraneo al centro dei rapporti tra tutti i popoli che si affacciano su questo mare e trovare assieme sbocchi per la pace.
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Ad Assisi in questi anni si sono ritrovati uomini di fede e laici, il cui dialogo ha vissuto un importante impulso. Lo conferma un fedele amico della Comunità di Sant’Egidio e noto intellettuale laico, Arrigo Levi, anche lui presente ad Assisi. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato: RealAudioMP3


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R. – C’è stato una specie di richiamo reciproco. C’è stata un’evoluzione nel rapporto fra mondo dei laici e mondo delle religioni, perché sono cambiate le religioni e perché sono cambiati i laici. Quindi, la possibilità del dialogo ha allargato le culture e si è pensato che fosse utile per dare maggiore efficacia a questa azione culturale, che è quella che svolge Sant’Egidio. Giovanni Paolo II sentiva l’urgenza di parlare e di chiamare coloro che sono pronti a darsi la mano, perché se la dessero in pubblico apertamente. Questo è stato fatto e questo si continua a fare, sperando che abbia un effetto positivo.


D. – Quando si iniziò 20 anni fa c’era la guerra fredda. Oggi ci sono dei pericoli molto più striscianti, molto più insidiosi, che anche lei ha voluto mettere in luce…


R. – Nell’’86 c’era una situazione molto più definita. C’era una guerra fredda, ma i governi avevano un pieno controllo sulle forze di cui disponevano. Oggi abbiamo dei movimenti in atto che insidiano i rapporti di amicizia e di pace fra i popoli, di cui alcuni terroristi, fondamentalisti, che non accettano la pace fra i governi. Credo che supereremo questa epoca che rimarrà una necessità generale di dare corpo e sostanza alla collaborazione su scala globale fra identità di popoli, di nazioni e di Stati, che rischiano altrimenti di entrare in collisione.


D. – La piattaforma di dialogo tra credenti e laici su cosa deve poggiare?


R. – Sulla convinzione che bisogna che tutti gli uomini di buona volontà si mettano insieme per allontanare i pericoli molto gravi che incombono su tutti noi. Quindi, si tratta di avere in comune un desiderio di salvare il mondo. Parliamo di coesistenza pacifica fra i popoli. E’ un’impresa non da poco. Abbiamo visto la fine della guerra fredda e ci siamo immaginati che con questo si iniziasse un’era nuova di pace e tranquillità. Invece ci siamo accorti che la storia non finisce. Si era parlato della fine della storia, ma la storia non è finita.
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Ma quali sono i risultati concreti di questi due giorni di meeting? Fabio Colagrande lo ha chiesto al portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Mario Marazziti: RealAudioMP3


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R. - Il primo risultato io credo, un po’ per tutti, sia una boccata d’aria pulita, al posto del pessimismo tragico, di un realismo che ormai pullula nei giornali, nell’opinione pubblica, per cui allo scontro tra le civiltà in atto, al terrorismo, alla guerra, alla demonizzazione dell’altro, non c’è mai nessuna alternativa. In realtà, il dialogo torna in maniera seria al centro. Ed è il Papa stesso, Benedetto XVI che raccoglie l’iniziativa, che lui definisce audace e profetica, di Giovanni Paolo II, che dice: “Non c’è alternativa al dialogo”. Le religioni non possono essere usate per la guerra e bisogna anche inventare, costruire, una pedagogia di pace per le nuove generazioni. Qui siamo in pieno nello spirito di Assisi.


D. – Mario Marazziti, quali sono stati gli incontri più importanti di queste due giornate di Assisi 2006?


R. – Posso dire che il rabbino capo d’Israele, Yona Metzger, ha proposto di lavorare alla liberazione di tutti i prigionieri israeliani, palestinesi, di ogni nazionalità e questa è una grande proposta di pace. L’incontro sul Libano è stato incredibilmente importante. Per la prima volta, tutte le componenti - sciiti, sunniti, cristiani, il governo… - si sono ritrovate insieme, in maniera anche aspra, in maniera anche complessa, perché è una situazione esplosiva. Questo è stato un fatto, una costruzione di questo spirito di Assisi. Immaginiamo il rettore dell’Università di Al Azar accanto al grande rabbino d’Israele, Metzger, o di Haifa, quindi quella che è oggi la più grande centrale teologica di tutto l’islam. In un tempo in cui non si parlano e alcuni Paesi non hanno relazioni diplomatiche, loro erano invece lì a parlare e a cercare delle vie comuni.
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