(06 settembre 2006 - RV) In Messico, come previsto, il Tribunale elettorale federale,
dopo quasi due mesi di indagini sulle irregolarità denunciate, ha proclamato ieri
in modo “definitivo ed inattaccabile” Felipe Calderón candidato del Partito Azione
Nazionale (PAN), nuovo presidente eletto del Messico. Il servizio è di Luis Badilla:
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dopo l’annuncio, centinaia di manifestanti della coalizione “Per il bene di tutti”
hanno inneggiato al loro leader, il candidato della sinistra Manuel López Obrador,
il quale ha ripetuto di non riconoscere la vittoria di Calderón sottolineando: “Mi
è stata scippata la vittoria”. Felipe Calderón, invece, ha lanciato un nuovo appello
all’unità nazionale. “La campagna elettorale è finita ed è giunta l’ora dell’unità
e degli accordi”, ha affermato Calderón, assicurando che le proposte dei suoi avversari
saranno accolte nell’azione del governo. Nel suo programma Calderón ha promesso di
lottare contro la povertà e la corruzione. La sua proposta di politica economica è
di stampo dichiaratamente neoliberista ed è per questo che ha avuto l’appoggio da
vasti settori del mondo economico e finanziario. Calderón è un politico conservatore,
avvocato, ed esperto in materie economiche nonché di pubblica amministrazione. La
sua carriera politica è stata folgorante e oggi, a 44 anni d’età, è fra i governanti
più giovani dell’America Latina. C’è da aggiungere che, nella sentenza, il Tribunale
elettorale ha criticato sia il presidente uscente, Vicente Fox, sia la Confindustria
locale per aver interferito nel processo elettorale. Tuttavia, secondo i giudici,
non ci sono “elementi probanti” sufficienti a stabilire che questi interventi abbiano
potuto influire sugli elettori. Dal canto suo, l’episcopato messicano in una nota
prende atto della proclamazione del nuovo presidente. Per i vescovi non ci devono
essere vincitori o vinti tra i cittadini: “Tutti siamo il Messico – affermano - e
tutti vogliamo il bene e il progresso del Paese”. Per la crescita democratica del
Messico – prosegue la nota – è necessario un governo capace di dialogare con tutte
le forze politiche. “Solo in questo modo – concludono i presuli - saranno possibili
le riforme per portare benefici a tutti e specialmente a più deboli della nostra società”.
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