2006-09-06 14:39:17

Benedetto XVI all'udienza generale parla dell'apostolo Filippo, esortando i credenti a diffondere nel mondo il "Venite e vedete" di Cristo. L'invito del Papa a pregare per il viaggio apostolico in Germania


(06 settembre 2006 - RV) Incontrare Gesù, amare Dio che Cristo rende evidente ai sensi umani, annunciarlo a tutti, sapendo che il Vangelo non è “una teoria astratta”. E’ la parabola della vita cristiana, che Benedetto XVI ha posto al centro della catechesi di oggi. L’udienza generale, celebrata in Piazza San Pietro, è stata dedicata dal Papa alla vita dell’apostolo Filippo e si è conclusa con l’invito del Pontefice a pregare per il suo imminente viaggio apostolico in Germania, che inizierà sabato prossimo. Il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3

“Chi crede non è mai solo” è il motto che Benedetto XVI ha scelto per il suo viaggio apostolico nella sua terra natale, la Baviera. Una frase che il Papa ha spesso rivolto ai fedeli all’inizio del suo pontificato e che racchiude più dimensioni - come spiega il Messale preparato per questa visita dall’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice – e cioè, l’appartenenza di ogni battezzato alla comunità dei fedeli, la sua comunione con Dio nella vita e nella morte e la grande comunione dei Santi che comprende i fedeli di tutti i tempi e di ogni luogo. Il Papa, nel pomeriggio di sabato 9 settembre, inizierà il suo viaggio a Monaco di cui è stato arcivescovo dal 1977 al 1982: ma quale atmosfera si sta vivendo in questa città a tre giorni dall’arrivo di Benedetto XVI? Paolo Ondarza lo ha chiesto a padre Enrico Romanò, parroco della chiesa di Sant’Andrea a Monaco di Baviera:

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R. – C’è molto interesse, una forte preparazione organizzativa. Si cerca di motivare sempre di più questo incontro con il Papa, come vescovo di Roma e successore di San Pietro, perché venga a rinfrancare la nostra fede in questo periodo di secolarizzazione e indifferenza religiosa.


D. - La secolarizzazione di cui parlava è un aspetto forte, preponderante in Baviera?


R. – Posso dire che fino a nove anni fa ero a Ginevra e quando il mio provinciale mi ha detto “Sarai trasferito a Monaco di Baviera”, io immaginavo che la città di Monaco fosse molto cattolica. Quando sono venuto, nel dicembre del ’97, e ho visto anche poca gente in Chiesa, ho avuto un certo shock. La città di Monaco ha un milione e 300 mila abitanti. I cattolici attualmente sono soltanto il 41 per cento e poi ci sono anche le altre confessioni religiose.


D. – Come vivono in particolare i suoi parrocchiani i rapporti ecumenici?


R. – C’è un rispetto reciproco molto bello, molto buono. Il problema che interessa entrambi è come conservare la fede.


D. – Il 14 settembre, giovedì, Benedetto XVI incontra i sacerdoti sul tema “Fortifica la nostra fede”…


R. – Sarò presente anch’io. Forse dovremo rinfrancarci nella catechesi. Amare di più il Signore, far sì che veramente Dio sia il centro della nostra vita, la nostra speranza.


D. – Benedetto XVI proviene dalla stessa terra dei suoi parrocchiani. Questo come è vissuto emotivamente dalla gente?


R. – Come un papà che ritorna a casa sua dopo tanti anni di emigrazione. Lo vedo un po’ così. E’ chiaro, il Papa è bavarese. Leggevo qualche tempo fa che il Papa aveva detto, parlando della sua parrocchia nativa: “E’ vero, io sono via da tanti anni, però le mie radici sono qui”.
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