CUBA/STATI UNITI: SECONDO IL CARDINALE ORTEGA, LA SITUAZIONE RELIGIOSA E’ IN LENTO
MIGLIORAMENTO
LOS ANGELES, 5 lug ’06 - Anche se lentamente, “la repressione religiosa a
Cuba si è a poco a poco andata attenuando” in questi ultimi due decenni. Ad affermarlo,
in un’intervista pubblicata dal quotidiano diocesano di Los Angeles “The Tidings”,
è il cardinale primate cubano Jaime Ortega y Alamino, che ha concluso nei giorni scorsi
una visita negli Stati Uniti. A partire dagli anni ’80, spiega l’arcivescovo dell’Avana
“c’è stata un’evoluzione da parte del governo”, Stato e Chiesa hanno cominciato a
parlarsi e “le tensioni hanno iniziato a diminuire”. Oggi le limitazioni imposte dal
regime non riguardano più il culto, quanto piuttosto la possibilità di aprire scuole
cattoliche e l’insegnamento della religione nelle scuole statali. Restano inoltre
le limitazioni all’accesso ai media controllati del governo. In questo clima più favorevole,
l’isola sta conoscendo un rinnovato fervore religioso, testimoniato dal proliferare
delle cosiddette “case missionarie di preghiera”: i fedeli di un quartiere si incontrano
in una casa per pregare insieme e parlare di fede. Queste case, spiega, stanno diventando
un punto di riferimento per i fedeli, più delle parrocchie. Nella sola capitale se
ne contano 400. Nell’intervista il cardinale Ortega ha anche affrontato lo scottante
tema dei rapporti con gli Stati Uniti. A questo proposito ha sottolineato l’importanza
dei rapporti tra la Chiesa cubana e quella statunitense, tema al centro del suo intervento
alla recente plenaria dei vescovi americani a Los Angeles: “Bisogna sempre evitare
che la Chiesa cubana rimanga isolata o venga privata della possibilità di comunicare
con la Chiesa nord-americana. La comunione è la capacità di amare e di sentirsi uniti
e questo è il ruolo della Chiesa”. (Cns – ZENGARINI)