2006-06-29 14:13:44

Cristo è vittorioso anche se la Chiesa è squassata dal vento delle ideologie. Così il Papa nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Appello per la Terra Santa


(29 giugno 2006 - RV) Nel Ministero di Pietro si rivela la debolezza dell’uomo, ma insieme anche la forza di Dio: è uno dei passaggi chiave dell’omelia tenuta da Benedetto XVI nella Messa per la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, presieduta stamani dal Pontefice nella Basilica Vaticana. Durante la cerimonia, il Papa ha benedetto e imposto il Sacro Pallio a 27 nuovi arcivescovi metropoliti. La Messa ha avuto anche un importante significato ecumenico: era presente, infatti, una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, che è stata poi ricevuta dal Pontefice, in tarda mattinata. All’Angelus, Benedetto XVI ha ribadito che Pietro e i suoi Successori svolgono un ministero a servizio dell’unità del Popolo di Dio. In questo giorno di festa per tutta la Chiesa e la città di Roma in particolare, Benedetto XVI ha anche rivolto un accorato appello per la pace in Terra Santa, ancora una volta scossa dalle violenze. Il servizio di Alessandro Gisotti: RealAudioMP3
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(CORI)


Non lasciare mai che la “fede diventi muta, rinfrancarla sempre di nuovo”, “anche di fronte alla croce e a tutte le contraddizioni del mondo”: Benedetto XVI tratteggia così lo straordinario “compito di Pietro” e sottolinea come il Signore preghi non “soltanto per la fede personale di Pietro, ma per la sua fede come servizio agli altri”. Nel giorno in cui la Chiesa fa memoria dei Principi degli Apostoli, il Papa si sofferma su tre situazioni diverse in cui, raccontano i Vangeli, il Signore trasmette a Pietro il compito che gli sarà proprio. Ricorda così come nel Vangelo di San Matteo, Pietro “rende la propria confessione a Gesù riconoscendolo come Messia e Figlio di Dio”. Il momento della promessa “segna una svolta decisiva nel cammino di Gesù”. Il Signore s’incammina verso Gerusalemme, è “il cammino della croce”. E Pietro è “testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi”. Una riflessione accompagnata da parole forti su come la barca di Pietro si presenti all’alba del Terzo Millennio:


La Chiesa – ed in essa Cristo – soffre anche oggi. In essa Cristo viene sempre di nuovo schernito e colpito; sempre di nuovo si cerca di spingerlo fuori del mondo. Sempre di nuovo la piccola barca della Chiesa è squassata dal vento delle ideologie, che con le loro acque penetrano in essa e sembrano condannarla all'affondamento. E tuttavia, proprio nella Chiesa sofferente Cristo è vittorioso. Nonostante tutto, la fede in Lui riprende forza sempre di nuovo.


Anche oggi, prosegue il Pontefice, nell’omelia, il Signore “resta nella sua barca, nella navicella della Chiesa. Così anche nel ministero di Pietro si rivela, da una parte, la debolezza di ciò che è proprio dell'uomo, ma insieme anche la forza di Dio”. E aggiunge: “Proprio nella debolezza degli uomini il Signore manifesta la sua forza; dimostra che è Lui stesso a costruire, mediante uomini deboli, la sua Chiesa”. Il Papa rivolge dunque il pensiero al Vangelo di San Luca laddove racconta che durante l’Ultima Cena, Gesù conferisce nuovamente un compito speciale a Pietro. Sottolinea dunque come “nell’istituzione dell’Eucaristia” possiamo vedere “il vero e proprio atto fondativi della Chiesa”. Gesù, rileva il Papa, “subito dopo l’istituzione del Sacramento” spiega cosa vuol dire essere discepoli: “è un impegno di servizio”. Cristo si rivolge a Pietro dicendo che “Satana ha chiesto di poter vagliare i discepoli come il grano”. Un riferimento che evoca il Libro di Giobbe in cui “Satana chiede a Dio la facoltà di colpire Giobbe”, perché vuole dimostrare che nell’uomo “non esiste una vera religiosità”. Anche a noi, constata Benedetto XVI, “tante volte sembra che Dio lasci a Satana troppa libertà; che gli conceda la facoltà di scuoterci in modo troppo terribile; e che questo superi le nostre forze e ci opprima troppo”. Ma, aggiunge c’è un limite che il male non può valicare:


La preghiera di Gesù è il limite posto al potere del maligno. Il pregare di Gesù è la protezione della Chiesa. Possiamo rifugiarci sotto questa protezione, aggrapparci ad essa e di essa essere sicuri. Ma – come ci dice il Vangelo – Gesù prega in modo particolare per Pietro: "…perché non venga meno la tua fede". Questa preghiera di Gesù è insieme promessa e compito.

E’ la preghiera di Gesù a tutelare la fede, ribadisce il Papa. E ciò nonostante che Pietro cada “e con lui la Chiesa di tutti i tempi”. Pietro, aggiunge, impara che “la propria forza da sola non è sufficiente per edificare e guidare la Chiesa del Signore. Nessuno ci riesce soltanto da sé. Per quanto Pietro sembri capace e bravo – già nel primo momento della prova fallisce”. Ecco allora che dobbiamo sempre guardare a Cristo, il cui sguardo diventa la salvezza di Pietro:


Vogliamo sempre di nuovo implorare questo sguardo salvatore di Gesù: per tutti coloro che, nella Chiesa, portano una responsabilità; per tutti coloro che soffrono delle confusioni di questo tempo; per i grandi e per i piccoli: Signore, guardaci sempre di nuovo e così tiraci su da tutte le nostre cadute e prendici nelle tue mani buone.

“L'incarico di Pietro – constata il Papa – è ancorato alla preghiera di Gesù. È questo che gli dà la sicurezza del suo perseverare attraverso tutte le miserie umane”. Ed evidenzia come il Signore gli affidi “questo incarico” in connessione con il dono dell’Eucaristia:

La Chiesa, nel suo intimo, è comunità eucaristica e così comunione nel Corpo del Signore. Il compito di Pietro e dei Successori è di presiedere a questa comunione universale; di mantenerla presente nel mondo come unità anche visibile.


L’ultimo riferimento al Primato di Pietro, citato dal Pontefice, si trova nel Vangelo di San Giovanni, quando il Signore risorto affida a Pietro il suo gregge. Gesù predice a Pietro il suo cammino verso la croce e così proprio attraverso la Croce vediamo che Cristo vince sempre, giacché “il suo potere non è un potere secondo le modalità di questo mondo”:


È il potere del bene – della verità e dell'amore, che è più forte della morte. Sì, è vera la sua promessa: i poteri della morte, le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa che Egli ha edificato su Pietro (cfr Mt 16, 18) e che Egli, proprio in questo modo, continua ad edificare personalmente.


Quindi, ha avuto luogo la suggestiva cerimonia dell’imposizione dei Sacri Palli ai 27 nuovi arcivescovi metropoliti. Le stole, portate dalla Confessione di San Pietro, sono state benedette dal Pontefice. Il Pallio, è stato ricordato prima del giuramento, è il segno dell’autorità di cui il metropolita, in comunione con la Chiesa di Roma, viene investito nella propria circoscrizione. Dunque, i metropoliti, uno ad uno, si sono recati dal Papa, che ha imposto loro sulle spalle il sacro Pallio. Tra quanti hanno ricevuto la stola, anche il cardinale Urosa, arcivescovo di Caracas e il cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli.


(CORI)


All’Angelus il Papa è tornato a riflettere sul significato della solennità dei Santi Pietro e Paolo, “colonne e fondamento della città di Dio”. Il loro martirio, ha sottolineato dinnanzi a una Piazza San Pietro gremita di fedeli, è “il vero e proprio atto di nascita della Chiesa di Roma”, il loro sangue “si fuse così quasi in un’unica testimonianza a Cristo”. Per questo, ha ribadito, “il vescovo di Roma, Successore dell’apostolo Pietro, svolge un peculiare ministero a servizio dell’unità dottrinale e pastorale del Popolo di Dio sparso in tutto il mondo”. Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha levato un accorato appello per la pace in Terra Santa, scossa dalle violenze:


Prego perché ogni persona rapita sia prontamente restituita ai suoi cari. Faccio appello ai Responsabili israeliani e palestinesi affinché, con il generoso contributo della comunità internazionale, ricerchino responsabilmente quel regolamento negoziato del conflitto che solo può assicurare la pace a cui aspirano i loro popoli.


Infine, il Pontefice ha voluto rivolgere un saluto affettuoso a tutti i romani, nel giorno della festa dei Santi patroni della città:


Un saluto speciale rivolgo alla città di Roma e a quanti vi abitano: i santi Patroni Pietro e Paolo ottengano all’intera comunità diocesana e cittadina di custodire e valorizzare la ricchezza dei suoi tesori di fede, di storia e di arte. Buona festa a tutti!
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