Giugno, mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Il Papa indica la concretezza dell'amore
cristiano
(09 giugno 2006 - RV) Il mese di giugno è tradizionalmente legato alla devozione al
Sacro Cuore di Gesù. Si tratta di una spiritualità diffusa nella seconda metà del
Seicento per opera di Santa Margherita Maria Alacocque: una spiritualità che affonda
le sue radici nel colpo di lancia inferto dal soldato romano nel costato di Gesù sulla
Croce. Una ferita da cui sono sgorgati sangue e acqua, l’amore misericordioso di Dio.
Un amore – sottolinea spesso Benedetto XVI – molto concreto proprio perché Dio si
è fatto carne. E il Papa, anche recentemente, durante il convegno della diocesi di
Roma, ha esortato a non annunciare “un cristianesimo disincarnato”. Il servizio di
Sergio Centofanti.
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XVI invita a “scoprire la bellezza e la gioia della fede”, indicando la via della
concretezza: “L’amore del prossimo – afferma – è un impegno quanto mai concreto”:
“Il
cristiano non si accontenta di parole, e nemmeno di ideologie ingannatrici, ma va
incontro alle necessità del fratello mettendo in gioco davvero se stesso, senza accontentarsi
di qualche sporadica buona azione”.
Il Papa esorta a “testimoniare con
coraggio il Vangelo dinanzi al mondo di oggi, portando la speranza ai poveri, ai sofferenti,
agli abbandonati, ai disperati, a coloro che hanno sete di libertà, di verità e di
pace. Facendo del bene al prossimo e mostrandovi solleciti per il bene comune – sottolinea
– testimoniate che Dio è amore”. Non si tratta di puro attivismo, semplice filantropia
o solidarietà. L’uomo infatti “non può sempre soltanto donare, deve anche ricevere”:
deve attingere “sempre di nuovo” a quella sorgente da cui sgorgano fiumi di acqua
viva, cioè “Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l’amore di Dio”. Tutto
parte dal silenzio, dalla preghiera, dalla “certezza di essere amati da Dio … con
un amore appassionato … più grande delle nostre infedeltà”:
“Colui che
sa di essere amato è a sua volta sollecitato ad amare. Proprio così il Signore che
ci ha amati per primo, ci domanda di mettere a nostra volta al centro della nostra
vita l’amore per Lui e per gli uomini che Egli ha amato”.
Dunque la concretezza.
“La vera novità del Nuovo Testamento – afferma Benedetto XVI – non sta in nuove idee
ma nella figura stessa di Cristo che dà carne e sangue ai concetti – un realismo inaudito”.
“Gesù non si accontenta di venirci incontro. Egli vuole di più. Vuole unificazione”:
“ha assunto la nostra carne … fa di noi il suo Corpo”. Siamo così “uno in Cristo Gesù”.
“L’amore unisce”: questa verità sull’amore sarà rivelata nel giudizio finale: Gesù
è particolarmente unito con gli affamati, gli assetati, i forestieri, i nudi, i malati,
i carcerati. In questi piccoli – dice il Papa – “incontriamo Gesù stesso e in Gesù
incontriamo Dio”. **********