2006-05-27 15:08:43

"Prego perché Giovanni Paolo II sia canonizzato presto". L'auspicio di Benedetto XVI in visita alla città natale di Papa Wojtyla e al Santuario mariano di Kalwaria


Terza giornata oggi del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Polonia. Il Papa, che ieri è giunto a Cracovia accolto dal grande entusiasmo dei giovani, che ha voluto salutare in serata dalla finestra del Palazzo arcivescovile, ha fatto tappa stamane a Wadowice, città natale di Giovanni Paolo II. Poi ha visitato i Santuari di Kalwaria e della Divina Misericordia. Questa sera la veglia con i giovani a Cracovia. Ma diamo subito la linea al nostro inviato Sergio Centofanti.


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(Saluto del Papa in polacco e applausi della folla)

Grande accoglienza e grande affetto anche qui a Wadowice per Benedetto XVI applauditissimo per le sue parole in polacco. Il Papa ha espresso la sua “grande commozione” per essere venuto nel luogo di nascita di Giovanni Paolo II, “nella città della sua infanzia e della sua giovinezza”. “Wadowice –ha detto - non poteva mancare” nel percorso del pellegrinaggio in terra polacca sulle orme del suo predecessore. E’ entrato nella casa di Karol: un modesto appartamento al primo piano, proprio accanto alla Basilica della Presentazione di Maria. Ha sostato di fronte alla culla, alla foto della madre, morta quando il piccolo Wojtyla aveva 9 anni: poi nella Basilica si è fermato dinanzi al fonte battesimale così caro a Giovanni Paolo II.

Cita il poeta tedesco Goethe: “Chi vuole comprendere un poeta, dovrebbe recarsi nel suo paese”. Così per comprendere la vita e il ministero di Giovanni Paolo II, “era necessario venire nella sua città natale”. Lo stesso Papa Wojtyla confessò che qui, a Wadowice, “è cominciato tutto: è cominciata la vita, è cominciata la scuola, gli studi, è cominciato il teatro… e il sacerdozio”:


“Giovanni Paolo II, tornando a quegli inizi, si riferiva spesso ad un segno: quello del fonte battesimale, che egli circondava di particolare venerazione nella chiesa di Wadowice”.


‘A questo fonte battesimale – diceva Giovanni Paolo II - mi fu concessa la grazia di divenire figlio di Dio, e di ricevere la fede nel mio Redentore e fui accolto nella comunità della sua Chiesa’ ”. In queste parole – ha detto il Papa - è “racchiusa la chiave per comprendere la coerenza della sua fede”, il “radicalismo” della vita cristiana e il “desiderio della santità” di Karol Wojtyla. “C’è qui – ha aggiunto - la profonda consapevolezza della divina grazia, del gratuito amore di Dio per l’uomo, che mediante il lavacro con l’acqua e l’effusione dello Spirito Santo” ci introduce “nella moltitudine dei suoi figli redenti dal Sangue di Cristo. Ma c’è anche la consapevolezza che il battesimo che giustifica è … una chiamata ad aver cura della giustizia scaturita dalla fede. Il programma più comune di una vita autenticamente cristiana si riassume nella fedeltà alle promesse del santo Battesimo. La parola d’ordine del presente pellegrinaggio: ‘Rimanete saldi nella fede’ – ha sottolineato - trova qui la sua concreta dimensione che si potrebbe esprimere con l’esortazione: “Rimanete saldi nell’osservanza delle promesse battesimali”. Quindi Benedetto XVI ha sottolineato il rapporto di Giovanni Paolo II con la parrocchia:


“Il mio grande predecessore indicava la Basilica di Wadowice e la parrocchia nativa come un luogo di particolare importanza per lo sviluppo della sua vita spirituale e della vocazione sacerdotale che stava rivelandosi in lui”.


“Quanto bene, quante grazie – diceva Papa Wojtyla - ricevetti in questo tempio e in questa comunità parrocchiale”. Per questo – ha ricordato Benedetto XVI – Giovanni Paolo II “circondava di così grande premura le comunità parrocchiali. Nello spirito della stessa sollecitudine - ha aggiunto – chiedo “ai Vescovi polacchi di fare il possibile affinché la parrocchia polacca sia realmente una ‘comunità ecclesiale’ e una ‘famiglia della Chiesa’ ”. Infine Benedetto XVI ricorda una specifica “caratteristica della fede e della spiritualità di Giovanni Paolo II”:

“Lui stesso ricordò più volte il profondo attaccamento degli abitanti di Wadowice all’effigie locale della Madonna del Perpetuo Soccorso e l’usanza della preghiera quotidiana dinanzi ad essa degli studenti del ginnasio di allora”.


“Qui – ha detto il Papa – arriviamo “alle sorgenti della convinzione che nutriva Giovanni Paolo II – la convinzione circa l’eccezionale posto occupato da Maria nella storia della salvezza e in quella della Chiesa. Da essa scaturiva anche la convinzione circa il posto eccezionale che la Madre di Dio aveva nella sua vita, una convinzione che si esprimeva nel “Totus tuus” colmo di dedizione. Sino agli ultimi istanti del suo pellegrinaggio terreno – ha affermato Benedetto XVI - egli rimase fedele a questo affidamento”.


E davanti alla Effigie della Madonna del Perpetuo Soccorso, Benedetto XVI ringrazia ancora una volta Dio per il pontificato di Giovanni Paolo II e chiede a tutti i polacchi di accompagnarlo “con la stessa preghiera” con cui hanno circondato il loro “grande Connazionale”.


Dopo Wadowice il Papa si è recato nel Santuario mariano di Kalwaria Zebrzydowska, dedicato alla Passione di Gesù e alla Madonna Addolorata, celebre per la sua suggestiva Via Crucis tra i boschi, lunga 15 km, e meta di pellegrinaggi del giovane Wojtyla. E’ uno dei cuori pulsanti della spiritualità dei polacchi. Benedetto XVI si è fermato a pregare nella cappella della Madonna. Decine di migliaia di persone le persone sono accorse al Santuario per salutarlo con canti e tanti applausi. La folla lo ha voluto salutare anche in tedesco col grido di “Wir lieben dich”, “noi i amiamo”. A questo punto un fuori programma: il cardinale Dziwisz esortava il Papa ad affrettarsi per non fare ritardo all’appuntamento successivo. Ma Benedetto XVI ha fatto cenno di voler dire qualcosa a braccio in italiano, per poi farlo tradurre in polacco. Ecco quello che ha detto: RealAudioMP3


Subito dopo si è recato a Lagiewniki, nel Santuario della Divina Misericordia, fondato dopo che Santa Faustina Kowalska ha ricevuto la rivelazione di Gesù misericordioso. Qui il Papa ha avuto un incontro toccante con alcune centinaia di malati. Quindi ha detto:


“In questa circostanza stiamo davanti a due misteri: il mistero della sofferenza umana e il mistero della Divina Misericordia. Ad un primo sguardo questi due misteri sembrano contrapporsi. Ma quando cerchiamo di approfondirli alla luce della fede, vediamo che essi si pongono in reciproca armonia. Ciò grazie al mistero della croce di Cristo”.


Come ha detto qui Giovanni Paolo II,‘la croce ‘è il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo... La croce è come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza terrena dell’uomo’ . “Voi, cari malati, segnati dalla sofferenza del corpo o dell’animo - ha detto Benedetto XVI - siete i più uniti alla Croce di Cristo, ma nello stesso tempo i più eloquenti testimoni della misericordia di Dio. Per vostro tramite e mediante la vostra sofferenza Egli si china sull’umanità con amore. Siete voi che, dicendo nel silenzio del cuore: ‘Gesù, in te confido’, ci insegnate che non c’è una fede più profonda, una speranza più viva e un amore più ardente della fede, della speranza e dell’amore di chi nello sconforto si mette nelle mani sicure di Dio. E le mani di coloro che vi aiutano nel nome della misericordia siano un prolungamento di queste grandi mani di Dio”. Il pontefice ha abbracciato alcuni piccoli malati. Ha pregato davanti al quadro di Gesù misericordioso, dal cui cuore escono due raggi, uno rosso, l’altro pallido, segno dei Sacramenti dell’Eucaristia e del Battesimo.

E del primato dell’amore misericordioso il Papa ha parlato anche nel Santuario mariano di Czestochowa, dove si è recato nel pomeriggio di ieri per incontrare i religiosi e i rappresentanti dei movimenti ecclesiali. “Dio è amore” – ha detto – “questa verità su Dio è la più importante, la più centrale”. Il Papa dopo aver pregato dinanzi alla celebre Immagine della Madonna Nera, ha invitato a farsi guidare da Maria che insegna a entrare in contatto col mistero di Dio, mistero – ha detto – che non dobbiamo “pretendere” di comprendere perchè “significherebbe volerlo circoscrivere nei nostri concetti” e così “perderlo”:

“Lei ci insegna a pregare. E’ Lei ad indicarci come aprire le nostre menti e i nostri cuori alla potenza dello Spirito Santo, che viene a noi per essere da noi portato al mondo intero”.


Abbiamo bisogno di silenzio e di raccoglimento – ha proseguito - “per sottometterci alla sua scuola, affinché Lei ci insegni come vivere di fede, come crescere in essa, come rimanere in contatto con il mistero di Dio negli eventi ordinari, quotidiani della nostra vita”:


“La fede, infatti, è un contatto col mistero di Dio, perché credere vuol dire , «abbandonarsi» alla verità stessa della parola del Dio vivo, sapendo e riconoscendo umilmente quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi”.


Poi Benedetto XVI si è rivolto ai rappresentanti dei movimenti ecclesiali:

“La vitalità delle vostre comunità è un segno della presenza attiva dello Spirito Santo! E’ dalla fede della Chiesa e dalla ricchezza dei frutti dello Spirito Santo che è nata la vostra missione. Il mio augurio è che possiate essere sempre più numerosi per servire la causa del Regno di Dio nel mondo di oggi”.


Portate la sapienza del Vangelo nel mondo – ha detto - ma ciò – ha precisato - sia fatto “in modo maturo … e non aggressivo”. Verificate l’autenticità della vostra missione specchiandovi nel cuore di Maria.


Benedetto XVI, come amava fare Giovanni Paolo II, si è affacciato ieri sera dalla finestra del Palazzo arcivescovile di Cracovia per salutare i tanti giovani che con affetto ed entusiasmo dalla strada acclamavano il suo nome. “La giovinezza è in Dio” - ha detto il Papa – per questo oggi, “malgrado la morte”, Karol Wojtyla è “giovane in Dio” ed “è tra noi” per invitarci a “rinvigorire la grazia della fede”.


(Acclamazioni dei giovani)

Da Cracovia, Sergio Centofanti, Radio Vaticana.








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