"Prego perché Giovanni Paolo II sia canonizzato presto". L'auspicio di Benedetto XVI
in visita alla città natale di Papa Wojtyla e al Santuario mariano di Kalwaria
Terza giornata oggi del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Polonia. Il Papa, che
ieri è giunto a Cracovia accolto dal grande entusiasmo dei giovani, che ha voluto
salutare in serata dalla finestra del Palazzo arcivescovile, ha fatto tappa stamane
a Wadowice, città natale di Giovanni Paolo II. Poi ha visitato i Santuari di Kalwaria
e della Divina Misericordia. Questa sera la veglia con i giovani a Cracovia. Ma diamo
subito la linea al nostro inviato Sergio Centofanti.
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del Papa in polacco e applausi della folla)
Grande accoglienza e grande affetto
anche qui a Wadowice per Benedetto XVI applauditissimo per le sue parole in polacco.
Il Papa ha espresso la sua “grande commozione” per essere venuto nel luogo di nascita
di Giovanni Paolo II, “nella città della sua infanzia e della sua giovinezza”. “Wadowice
–ha detto - non poteva mancare” nel percorso del pellegrinaggio in terra polacca
sulle orme del suo predecessore. E’ entrato nella casa di Karol: un modesto appartamento
al primo piano, proprio accanto alla Basilica della Presentazione di Maria. Ha sostato
di fronte alla culla, alla foto della madre, morta quando il piccolo Wojtyla aveva
9 anni: poi nella Basilica si è fermato dinanzi al fonte battesimale così caro a
Giovanni Paolo II.
Cita il poeta tedesco Goethe: “Chi vuole comprendere un
poeta, dovrebbe recarsi nel suo paese”. Così per comprendere la vita e il ministero
di Giovanni Paolo II, “era necessario venire nella sua città natale”. Lo stesso Papa
Wojtyla confessò che qui, a Wadowice, “è cominciato tutto: è cominciata la vita, è
cominciata la scuola, gli studi, è cominciato il teatro… e il sacerdozio”:
“Giovanni
Paolo II, tornando a quegli inizi, si riferiva spesso ad un segno: quello del fonte
battesimale, che egli circondava di particolare venerazione nella chiesa di Wadowice”.
‘A questo fonte battesimale – diceva Giovanni Paolo II - mi fu concessa la grazia
di divenire figlio di Dio, e di ricevere la fede nel mio Redentore e fui accolto nella
comunità della sua Chiesa’ ”. In queste parole – ha detto il Papa - è “racchiusa la
chiave per comprendere la coerenza della sua fede”, il “radicalismo” della vita cristiana
e il “desiderio della santità” di Karol Wojtyla. “C’è qui – ha aggiunto - la profonda
consapevolezza della divina grazia, del gratuito amore di Dio per l’uomo, che mediante
il lavacro con l’acqua e l’effusione dello Spirito Santo” ci introduce “nella moltitudine
dei suoi figli redenti dal Sangue di Cristo. Ma c’è anche la consapevolezza che il
battesimo che giustifica è … una chiamata ad aver cura della giustizia scaturita dalla
fede. Il programma più comune di una vita autenticamente cristiana si riassume nella
fedeltà alle promesse del santo Battesimo. La parola d’ordine del presente pellegrinaggio:
‘Rimanete saldi nella fede’ – ha sottolineato - trova qui la sua concreta dimensione
che si potrebbe esprimere con l’esortazione: “Rimanete saldi nell’osservanza delle
promesse battesimali”. Quindi Benedetto XVI ha sottolineato il rapporto di Giovanni
Paolo II con la parrocchia:
“Il mio grande predecessore indicava la Basilica
di Wadowice e la parrocchia nativa come un luogo di particolare importanza per lo
sviluppo della sua vita spirituale e della vocazione sacerdotale che stava rivelandosi
in lui”.
“Quanto bene, quante grazie – diceva Papa Wojtyla - ricevetti
in questo tempio e in questa comunità parrocchiale”. Per questo – ha ricordato Benedetto
XVI – Giovanni Paolo II “circondava di così grande premura le comunità parrocchiali.
Nello spirito della stessa sollecitudine - ha aggiunto – chiedo “ai Vescovi polacchi
di fare il possibile affinché la parrocchia polacca sia realmente una ‘comunità ecclesiale’
e una ‘famiglia della Chiesa’ ”. Infine Benedetto XVI ricorda una specifica “caratteristica
della fede e della spiritualità di Giovanni Paolo II”:
“Lui stesso ricordò
più volte il profondo attaccamento degli abitanti di Wadowice all’effigie locale della
Madonna del Perpetuo Soccorso e l’usanza della preghiera quotidiana dinanzi ad essa
degli studenti del ginnasio di allora”.
“Qui – ha detto il Papa – arriviamo
“alle sorgenti della convinzione che nutriva Giovanni Paolo II – la convinzione circa
l’eccezionale posto occupato da Maria nella storia della salvezza e in quella della
Chiesa. Da essa scaturiva anche la convinzione circa il posto eccezionale che la Madre
di Dio aveva nella sua vita, una convinzione che si esprimeva nel “Totus tuus” colmo
di dedizione. Sino agli ultimi istanti del suo pellegrinaggio terreno – ha affermato
Benedetto XVI - egli rimase fedele a questo affidamento”.
E davanti alla
Effigie della Madonna del Perpetuo Soccorso, Benedetto XVI ringrazia ancora una volta
Dio per il pontificato di Giovanni Paolo II e chiede a tutti i polacchi di accompagnarlo
“con la stessa preghiera” con cui hanno circondato il loro “grande Connazionale”.
Dopo
Wadowice il Papa si è recato nel Santuario mariano di Kalwaria Zebrzydowska, dedicato
alla Passione di Gesù e alla Madonna Addolorata, celebre per la sua suggestiva Via
Crucis tra i boschi, lunga 15 km, e meta di pellegrinaggi del giovane Wojtyla. E’
uno dei cuori pulsanti della spiritualità dei polacchi. Benedetto XVI si è fermato
a pregare nella cappella della Madonna. Decine di migliaia di persone le persone sono
accorse al Santuario per salutarlo con canti e tanti applausi. La folla lo ha voluto
salutare anche in tedesco col grido di “Wir lieben dich”, “noi i amiamo”. A questo
punto un fuori programma: il cardinale Dziwisz esortava il Papa ad affrettarsi per
non fare ritardo all’appuntamento successivo. Ma Benedetto XVI ha fatto cenno di voler
dire qualcosa a braccio in italiano, per poi farlo tradurre in polacco. Ecco quello
che ha detto:
Subito
dopo si è recato a Lagiewniki, nel Santuario della Divina Misericordia, fondato dopo
che Santa Faustina Kowalska ha ricevuto la rivelazione di Gesù misericordioso. Qui
il Papa ha avuto un incontro toccante con alcune centinaia di malati. Quindi ha detto:
“In questa circostanza stiamo davanti a due misteri: il mistero della
sofferenza umana e il mistero della Divina Misericordia. Ad un primo sguardo questi
due misteri sembrano contrapporsi. Ma quando cerchiamo di approfondirli alla luce
della fede, vediamo che essi si pongono in reciproca armonia. Ciò grazie al mistero
della croce di Cristo”.
Come ha detto qui Giovanni Paolo II,‘la croce ‘è
il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo... La croce è come un tocco dell’eterno
amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza terrena dell’uomo’ . “Voi, cari malati,
segnati dalla sofferenza del corpo o dell’animo - ha detto Benedetto XVI - siete i
più uniti alla Croce di Cristo, ma nello stesso tempo i più eloquenti testimoni della
misericordia di Dio. Per vostro tramite e mediante la vostra sofferenza Egli si china
sull’umanità con amore. Siete voi che, dicendo nel silenzio del cuore: ‘Gesù, in te
confido’, ci insegnate che non c’è una fede più profonda, una speranza più viva e
un amore più ardente della fede, della speranza e dell’amore di chi nello sconforto
si mette nelle mani sicure di Dio. E le mani di coloro che vi aiutano nel nome della
misericordia siano un prolungamento di queste grandi mani di Dio”. Il pontefice ha
abbracciato alcuni piccoli malati. Ha pregato davanti al quadro di Gesù misericordioso,
dal cui cuore escono due raggi, uno rosso, l’altro pallido, segno dei Sacramenti dell’Eucaristia
e del Battesimo.
E del primato dell’amore misericordioso il Papa ha parlato
anche nel Santuario mariano di Czestochowa, dove si è recato nel pomeriggio di ieri
per incontrare i religiosi e i rappresentanti dei movimenti ecclesiali. “Dio è amore”
– ha detto – “questa verità su Dio è la più importante, la più centrale”. Il Papa
dopo aver pregato dinanzi alla celebre Immagine della Madonna Nera, ha invitato a
farsi guidare da Maria che insegna a entrare in contatto col mistero di Dio, mistero
– ha detto – che non dobbiamo “pretendere” di comprendere perchè “significherebbe
volerlo circoscrivere nei nostri concetti” e così “perderlo”:
“Lei ci insegna
a pregare. E’ Lei ad indicarci come aprire le nostre menti e i nostri cuori alla potenza
dello Spirito Santo, che viene a noi per essere da noi portato al mondo intero”.
Abbiamo
bisogno di silenzio e di raccoglimento – ha proseguito - “per sottometterci alla sua
scuola, affinché Lei ci insegni come vivere di fede, come crescere in essa, come rimanere
in contatto con il mistero di Dio negli eventi ordinari, quotidiani della nostra vita”:
“La
fede, infatti, è un contatto col mistero di Dio, perché credere vuol dire , «abbandonarsi»
alla verità stessa della parola del Dio vivo, sapendo e riconoscendo umilmente quanto
sono imperscrutabili i suoi giudizi”.
Poi Benedetto XVI si è rivolto ai
rappresentanti dei movimenti ecclesiali:
“La vitalità delle vostre comunità
è un segno della presenza attiva dello Spirito Santo! E’ dalla fede della Chiesa e
dalla ricchezza dei frutti dello Spirito Santo che è nata la vostra missione. Il mio
augurio è che possiate essere sempre più numerosi per servire la causa del Regno di
Dio nel mondo di oggi”.
Portate la sapienza del Vangelo nel mondo – ha
detto - ma ciò – ha precisato - sia fatto “in modo maturo … e non aggressivo”. Verificate
l’autenticità della vostra missione specchiandovi nel cuore di Maria.
Benedetto
XVI, come amava fare Giovanni Paolo II, si è affacciato ieri sera dalla finestra del
Palazzo arcivescovile di Cracovia per salutare i tanti giovani che con affetto ed
entusiasmo dalla strada acclamavano il suo nome. “La giovinezza è in Dio” - ha detto
il Papa – per questo oggi, “malgrado la morte”, Karol Wojtyla è “giovane in Dio” ed
“è tra noi” per invitarci a “rinvigorire la grazia della fede”.