Mons. Lajolo critica i Paesi musulmani che non rispettano la libertà religiosa degli
immigrati non islamici
(17 maggio 2006 - RV) Al di là di timori e titubanze, una gestione accorta e trasparente
delle migrazioni potrebbe recare benefici sia ai Paesi di origine che a quelli di
destinazione. Lo ha affermato nella giornata conclusiva della Plenaria del Pontificio
Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti il Segretario vaticano per
i Rapporti con gli Stati, Arcivescovo Giovanni Lajolo, che tra l’altro, ha criticato
quei Paesi musulmani che non rispettano la libertà religiosa degli immigrati non islamici. Il
servizio di Giovanni Peduto. *********
Il presule ha affrontato un
tema dibattuto in varie nazioni europee, timorose di aprire il proprio territorio
e, tuttavia, in cronica necessità di manodopera giovane, il cui impiego lavorativo
sembra avere del resto limitate ricadute negative sull’occupazione dei lavoratori
autoctoni. “La Chiesa - ha detto il presule - in conformità alla natura cattolica
della sua missione ed alla sua scelta preferenziale per i poveri, è in favore dell’affermazione
del diritto ad emigrare e alla tutela dei diritti dei migranti. Ciò non toglie che
sia grave compito dei politici di regolare la consistenza e la forma dei flussi migratori,
così che gli immigrati possano sentirsi accolti umanamente con dignità e la popolazione
del Paese che li riceve non sia posta in condizioni oggettivamente favorevoli al rigetto,
con conseguenze nefaste per gli immigrati, ma non meno per la cultura umana della
popolazione ospitante e per i rapporti tra i popoli”.
Notando che la religione
costituisce per varie persone provenienti dai Paesi a maggioranza islamica, un elemento
di profonda identificazione, nonostante vari casi di riduzione della pratica religiosa,
il Presule ha riaffermato la necessità di un rigoroso e reciproco rispetto della libertà
religiosa, con conseguente difesa delle minoranze e dei loro diritti umani. “Se da
più parti – ha rilevato mons. Lajolo - si invoca almeno la reciprocità del rispetto
e delle concessioni (libertà di culto, costruzione di luoghi di culto, ...), tuttavia
questo concetto, tra numerosi Stati di vari continenti, sembra per ora estraneo in
materia religiosa a gran parte dei Paesi musulmani, che invocano per i loro cittadini
all’estero la pienezza dei diritti che non riconoscono, invece, ai migranti di altre
fedi sul proprio territorio”.
Secondo mons. Lajolo, la Santa Sede non cesserà
di far udire la propria voce presso le Organizzazioni e nelle Conferenze internazionali
per promuovere il rispetto dei diritti umani dei migranti e il riconoscimento di una
situazione giuridica adeguata alla dignità di ogni persona. La Santa Sede continuerà
inoltre a dichiarare la propria ferma opposizione ad ogni tentativo di sfruttare la
religione per giustificare il terrorismo e la violenza, che ancora oggi costringe
alla fuga dal proprio Paese un gran numero di persone. Da ultimo il Segretario vaticano
per i Rapporti con gli Stati, non ha mancato di accennare al delicato problema della
protezione dei cristiani in Paesi a maggioranza islamica, che sta inducendo migliaia
di fedeli a lasciare la loro patria ove non sono più adeguatamente protetti nei loro
diritti fondamentali. **********