2006-05-13 15:54:41

Celebrazioni a Fatima e San Pietro per il 25° anniversario dell'attentato a Giovanni Paolo II


(13 maggio 2006 - RV) La spianata di Fatima gremita all’inverosimile e una pioggia di petali bianchi ad accompagnare, in processione, la statua della Madonna: così la città portoghese ha ricordato stamattina il 25.mo anniversario dell’attentato a Giovanni Paolo II. Una solenne celebrazione eucaristica è stata presieduta dal cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo di Cracovia ed ex segretario di Giovanni Paolo II, mentre è attesa per questo pomeriggio alle 17, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa celebrata dal cardinale Camillo Ruini. Ma sentiamo il servizio di Isabella Piro. RealAudioMP3


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Nella sua devozione a Maria, Papa Wojtyla è divenuto protagonista del compiersi del messaggio della Beata Vergine ai pastorelli di Fatima. E’ stato questo il punto focale dell’omelia del cardinale Stanislao Dziwisz. Con parole toccanti, il porporato ha ricordato il pontificato di Giovanni Paolo II:


“Un pontificato vissuto ripetendo ogni giorno il suo motto: ‘Totus tuus’, Maria. E non solo nelle parole, ma veramente con uno spirito di totale dedizione fino agli ultimi giorni dell’agonia e nell’ora della morte”.


Giovanni Paolo II, ha continuato il cardinal Dziwisz, credeva che il mistero della maternità spirituale di Maria ha avuto il suo adempimento nella storia con un’ampiezza senza confini. Una maternità che vuol dire sollecitudine per la vita del figlio e dunque per tutti gli uomini, una premura di portata universale. Il coraggio di Papa Wojtyla è stato ricordato anche stamattina da monsignor Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, che ha aperto a Roma, nell’Aula Paolo VI, le celebrazioni per la seconda Giornata Mondiale del pellegrino:

“Giovanni Paolo II è stato un grande patriarca, come Abramo, e come Abramo, grande padre nella fede!”.


Sul significato della figura di Maria si è inoltre soffermato l’arcivescovo di Bombay, cardinale Ivan Dias. La vita della Beata Vergine – ha detto il porporato anch’egli parlando dall’Aula Paolo VI – si può racchiudere in tre parole: fiat – magnificat – stabat, ossia sia sempre fatta la volontà di Dio, sia lode sempre a Dio, anche nei momenti di difficoltà, e sia sempre fedele la scelta di una vita cristiana, senza farsi tentare dalla via della mediocrità.


E sarà proprio il cardinal Dias a guidare la processione che, alle 14.30, porterà la statua pellegrina della Madonna di Fatima da Castel Sant’Angelo a San Pietro. La sacra scultura sosterà per qualche minuto sul lato destro del colonnato, nel punto esatto in cui Giovanni Paolo II fu colpito da Alì Agca. Proprio in quel punto, ieri è stata posta una lapide di marmo commemorativa che riporta lo stemma di Papa Wojtyla e la data dell’attentato. Un segno analogo è stato collocato anche presso la sede del Fondo Assistenza Sanitario all’interno della Città del Vaticano. Ma quale significato ha l’arrivo della statua pellegrina della Madonna di Fatima in Vaticano nel 25° anniversario dell’attentato a Papa Wojtyla e a poco più di un anno dalla sua morte? Fabio Colagrande lo ha chiesto al cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova.


R. – Ha un grande significato spirituale, direi anche mistico e pastorale. Cioè: sottolinea ancora una volta il profondo legame tra Fatima, tra il mistero, il messaggio di Fatima e Papa Giovanni Paolo II; tra Fatima e la Chiesa, la Chiesa di Roma, la Chiesa dei Papi. E sottolinea anche la grande devozione di Papa Benedetto verso la Madonna. Papa Benedetto ha dato una splendida definizione di Maria: “Maria, Chiesa nascente”. Quindi, è un segno di continuità, anche, con il nostro carissimo e indimenticato Papa Giovanni Paolo II.


D. – Eminenza, lei che ricordo ha dell’attentato del 13 maggio di 25 anni fa?


R. – Io mi trovavo all’Università Pontificia Salesiana. Sono rimasto come tutti sconcertato, commosso; siamo rimasti subito catturati dalla necessità di elevare la nostra preghiera, attaccati alla radio, per sentire le notizie ora per ora sullo sviluppo della situazione. E poi, il giorno dopo, siamo stati rasserenati dall’intervento materno di Maria, dalle notizie che il Papa si era ripreso e che si poteva sperare!


D. – Cardinal Bertone, lei ricorda quando Giovanni Paolo II iniziò a legare la sua guarigione, da quei colpi di pistola, a un intervento proprio della Vergine di Fatima?


R. – So per certo che il Papa dall’ospedale Gemelli mandò a prendere nell’Archivio segreto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il testo della terza parte del segreto di Fatima per leggerlo personalmente e meditarlo. Questo anche è un fatto molto significativo: la convinzione del Papa di collegare la sua salvezza, il suo miracoloso salvataggio, al mistero di Fatima. E poi, ricordo molto bene quando nell’incontro con il Papa, nell’Anno Santo, è stata esaminata tutta la visione di Fatima, è stato esaminato il testo della terza parte del segreto e il Papa ha deciso di mandare me, che all’epoca ero segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, a Coimbra, da suor Lucia, per parlare con lei e chiedere anche la sua interpretazione della terza parte del segreto.


D. – In quel colloquio del 2001, che lei ebbe con suor Lucia, la veggente di Fatima le confermò l’interpretazione della terza parte del segreto, data da Giovanni Paolo II?


R. – Perfettamente. Perché lei disse: “Noi bambini eravamo convinti, subito convinti, che il vescovo vestito di bianco, fosse il Papa. Non sapevamo quale Papa”. E alla domanda che ci siamo posti tutti, che si è posto anche l’allora cardinale Ratzinger, nella sua profonda interpretazione teologica, è stata: “Ma il Papa Giovanni Paolo II non è morto, in forza dell’attentato; è sopravvissuto! Anche suor Lucia ha dato questa interpretazione!”. Ma certo: perché si è levata la preghiera e la penitenza di tutto il popolo cristiano. Prima dell’attentato, l’accompagnamento alle predizioni di Fatima, all’accorata invocazione della Madonna e, subito dopo l’attentato, nella notte del 13 maggio, in modo da operare con la preghiera, la penitenza, l’offerta della propria vita – quante persone hanno offerto la propria vita! – per l’intercessione materna, provvidente e potente di Maria, operare il ‘riscatto’ del Papa da quel vile attentato, e operare così la sua guarigione. Salvarlo dalla morte e consegnarlo alla Chiesa come pastore della Chiesa universale.
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