BOSNIA-ERZEGOVINA: I CATTOLICI BOSNIACI ANCORA DISCRIMINATI: COSI’ IL CARDINALE PULJIC
IN UN’INTERVISTA
WASHINGTON, 9 mag. ’06 - Il cardinale Vinko Puljic, presidente della Conferenza
episcopale bosniaca, ha nuovamente denunciato nei giorni scorsi le difficili condizioni
in cui ancora vivono i cattolici in Bosnia-Erzegovina a più di dieci anni dalla fine
della guerra. Intervistato a Washington dall’agenzia Cns, l’arcivescovo di Sarajevo
ha affermato che la comunità cattolica bosniaca continua a sentirsi minacciata e discriminata
da un sistema politico iniquo e dalle ingerenze di alcuni Stati islamici che finanziano
la comunità musulmana. Il dialogo per una convivenza pacifica tra cattolici e musulmani
nel Paese - ha detto - dipende dall’evolversi della situazione politica e questa vede
oggi la comunità croato-bosniaca, in maggioranza cattolica, ancora fortemente penalizzata.
A differenza degli ortodossi della vicina Repubblica Srpska – l’entità serba della
Federazione bosniaca dove l’ortodossia è religione di Stato – i cattolici hanno molte
difficoltà a costruire chiese, non possono accedere ai media per fare sentire la loro
voce e non sono tutelati dal governo e dalle forze dell’ordine. A tutto questo si
aggiunge l’irrisolto problema dei rifugiati della guerra del 1992-1995: a più di 10
anni dagli accordi di Dayton, ha detto il cardinale Puljic, “solo 12mila dei 220mila
rifugiati” hanno potuto fare rientro a casa, mentre ai croato-bosniaci è negato l’accesso
ai finanziamenti della comunità internazionale destinati ai rifugiati. Per tutto questo
la Conferenza episcopale bosniaca insiste per una riforma costituzionale che garantisca
realmente pari diritti a tutti: “Tutto quello che vogliamo – ha detto l’arcivescovo
- sono gli stessi diritti dei musulmani e dei serbi”. (Cns – ZENGARINI)