Conferenza sull'Aids in Sudafrica: ne parliamo con il cardinale Lozano Barragán
(25 aprile 2006 - RV) E’ in corso a Città del Capo in Sudafrica una conferenza internazionale
sull’AIDS cui partecipano circa 1000 esperti tra medici e scienziati. Al centro
dei lavori l’emergenza HIV in Africa: nel mondo sono oltre 40 milioni le persone
colpite dall’AIDS: più della metà, 25 milioni si trovano in questo Continente.
Ma come si sta evolvendo la malattia? Giovanni Peduto lo ha chiesto al presidente
del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, il cardinale Javier Lozano
Barragán:
************* R.
– E’ in aumento. Stiamo parlando adesso di 42 milioni di persone affette dall’Aids.
Siccome i medici dicono che per ogni persona malata ci sono altri tre infetti di HIV,
dobbiamo, dunque, moltiplicare 42 per quattro e abbiamo 168 milioni di persone nel
mondo affette da questa terribile pandemia.
D. – Eminenza, il suo dicastero
come si sta muovendo al riguardo e in che modo affronta il problema o dà suggerimenti?
R.
– La prima cosa che stiamo facendo, mediante la Fondazione Il Buon Samaritano, è
provvedere ai medicinali per le persone povere colpite dal virus dell’HIV. Si tratta
di persone che non hanno alcun aiuto. La settimana scorsa, per esempio, abbiamo dato
un aiuto, secondo le nostre possibilità, al Nepal. Abbiamo inviato 25 mila dollari
ad un centro di suore di Madre Teresa di Calcutta perché riescano a gestire un programma
di tre anni, al fine di ottenere i medicinali per tutti quei pazienti che non hanno
niente - sappiamo che il Nepal è un Paese molto povero – sono assolutamente abbandonati
e nessuno li aiuta. La nostra Fondazione, Il Buon Samaritano, agisce in questi casi
così estremi e poi anche, certamente, in situazioni di emergenza, per andare incontro
a quelli che stanno già in una fase terminale. Chiaramente sappiamo che bisogna fare
di più. Stiamo inoltre preparando – è molto difficile, ma lo stiamo facendo – un manuale
per la cura pastorale dei malati di Aids. Possibilmente nell’arco di quest’anno sarà
pronto.
D. – In questo studio affrontate anche il problema della prevenzione
nella coppia e il problema dell’uso del preservativo?
R. – Ci sono tanti
manuali, ma questo deve essere un manuale che abbia una tessitura universale. Quindi,
è un poco più difficile, ma lo stiamo facendo. Nel caso della collaborazione con altre
agenzie sappiamo per esempio che tante di loro mettono l’accento, come è logico, sulla
prevenzione, cioè fanno del loro meglio perché non si estenda ancora di più questa
malattia. E per prevenzione intendono sempre il preservativo. Certamente, la Chiesa
cattolica sa che la prevenzione più importante è l’astinenza e la fedeltà matrimoniale:
così non succede assolutamente niente. Se ci troviamo, però, di fronte ad una coppia
siero-discordante nasce il problema. Che cosa fare? Proprio in questo senso stiamo
elaborando uno studio, sia scientifico che morale, molto approfondito. Questo studio
certamente dovrebbe essere presentato al Santo Padre tramite i percorsi necessari
ed il Santo Padre prenderà lui, secondo la sua saggezza e l’assistenza dello Spirito
Santo, una decisione e ci dirà per dove. Quello che lui dirà, sarà la posizione della
Chiesa. **********