Nella Messa in Coena Domini il Papa compie il rito della lavanda dei piedi a 12 laici.
La versione integrale della sua omelia.
(14 aprile 2006 - RV) “Dio ama l’uomo anche nella sua caduta, lo ama fino all’estremo
dono del Figlio, Gesù Cristo”. Così Benedetto XVI nell’omelia della Messa in Cena
Domini presieduta ieri pomeriggio nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano.
Il Papa - che ha ripetuto l’antico rito della lavanda dei piedi a dodici laici – ha
spiegato che questo gesto del Signore è un invito al servizio agli altri e al perdono.
Come gesto di carità, l’assemblea ha donato offerte per le vittime delle frane che
hanno colpito, nelle Filippine, la diocesi di Maasin. Il servizio di Tiziana Campisi
La
versione integrale dell'omelia:
"Avendo amato i suoi
che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13, 1): Dio ama la sua
creatura, l'uomo; lo ama anche nella sua caduta e non lo abbandona a se stesso. Egli
ama sino alla fine. Si spinge con il suo amore fino alla fine, fino all'estremo: scende
giù dalla sua gloria divina. Depone le vesti della sua gloria divina e indossa le
vesti dello schiavo. Scende giù fin nell'estrema bassezza della nostra caduta. Si
inginocchia davanti a noi e ci rende il servizio dello schiavo; lava i nostri piedi
sporchi, affinché noi diventiamo ammissibili alla mensa di Dio, affinché diventiamo
degni di prendere posto alla sua tavola – una cosa che da noi stessi non potremmo
né dovremmo mai fare.
Dio non è un Dio lontano, troppo distante e troppo grande
per occuparsi delle nostre bazzecole. Poiché Egli è grande, può interessarsi anche
delle cose piccole. Poiché Egli è grande, l'anima dell'uomo, lo stesso uomo creato
per l'amore eterno, non è una cosa piccola, ma è grande e degno del suo amore. La
santità di Dio non è solo un potere incandescente, davanti al quale noi dobbiamo ritrarci
atterriti; è potere d'amore e per questo è potere purificatore e risanante.
Dio
scende e diventa schiavo, ci lava i piedi affinché noi possiamo stare alla sua tavola.
In questo si esprime tutto il mistero di Gesù Cristo. In questo diventa visibile che
cosa significa redenzione. Il bagno nel quale ci lava è il suo amore pronto ad affrontare
la morte. Solo l'amore ha quella forza purificante che ci toglie la nostra sporcizia
e ci eleva alle altezze di Dio. Il bagno che ci purifica è Lui stesso che si dona
totalmente a noi – fin nelle profondità della sua sofferenza e della sua morte. Continuamente
Egli è questo amore che ci lava; nei sacramenti della purificazione - il battesimo
e il sacramento della penitenza - Egli è continuamente inginocchiato davanti ai nostri
piedi e ci rende il servizio da schiavo, il servizio della purificazione, ci fa capaci
di Dio. Il suo amore è inesauribile, va veramente sino alla fine.
"Voi siete
mondi, ma non tutti", dice il Signore (Gv 13, 10). In questa frase si rivela
il grande dono della purificazione che Egli ci fa, perché ha il desiderio di stare
a tavola insieme con noi, di diventare il nostro cibo. "Ma non tutti" – esiste
l'oscuro mistero del rifiuto, che con la vicenda di Giuda si fa presente e, proprio
nel Giovedì Santo, nel giorno in cui Gesù fa dono di sé, deve farci riflettere. L'amore
del Signore non conosce limite, ma l'uomo può porre ad esso un limite.
"Voi
siete mondi, ma non tutti": Che cosa è che rende l'uomo immondo? È il rifiuto
dell'amore, il non voler essere amato, il non amare. È la superbia che crede di non
aver bisogno di alcuna purificazione, che si chiude alla bontà salvatrice di Dio.
È la superbia che non vuole confessare e riconoscere che abbiamo bisogno di purificazione.
In Giuda vediamo la natura di questo rifiuto ancora più chiaramente. Egli valuta Gesù
secondo le categorie del potere e del successo: per lui solo potere e successo sono
realtà, l'amore non conta. Ed egli è avido: il denaro è più importante della comunione
con Gesù, più importante di Dio e del suo amore. E così diventa anche un bugiardo,
che fa il doppio gioco e rompe con la verità; uno che vive nella menzogna e perde
così il senso per la verità suprema, per Dio. In questo modo egli si indurisce, diventa
incapace della conversione, del fiducioso ritorno del figliol prodigo, e butta via
la vita distrutta.
"Voi siete mondi, ma non tutti". Il Signore oggi
ci mette in guardia di fronte a quell’autosufficienza che mette un limite al suo amore
illimitato. Ci invita ad imitare la sua umiltà, ad affidarci ad essa, a lasciarci
"contagiare" da essa. Ci invita – per quanto smarriti possiamo sentirci – a ritornare
a casa e a permettere alla sua bontà purificatrice di tirarci su e di farci entrare
nella comunione della mensa con Lui, con Dio stesso.
Aggiungiamo un'ultima
parola di questo inesauribile brano evangelico: "Vi ho dato l'esempio…" (Gv
13,15); "Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri" (Gv
13,14). In che cosa consiste il "lavarci i piedi gli uni gli altri"? Che cosa significa
in concreto? Ecco, ogni opera di bontà per l'altro – specialmente per i sofferenti
e per coloro che sono poco stimati – è un servizio di lavanda dei piedi. A questo
ci chiama il Signore: scendere, imparare l'umiltà e il coraggio della bontà e anche
la disponibilità ad accettare il rifiuto e tuttavia fidarsi della bontà e perseverare
in essa. Ma c'è ancora una dimensione più profonda. Il Signore toglie la nostra sporcizia
con la forza purificatrice della sua bontà. Lavarci i piedi gli uni gli altri significa
soprattutto perdonarci instancabilmente gli uni gli altri, sempre di nuovo ricominciare
insieme per quanto possa anche sembrare inutile. Significa purificarci gli uni gli
altri sopportandoci a vicenda e accettando di essere sopportati dagli altri; purificarci
gli uni gli altri donandoci a vicenda la forza santificante della Parola di Dio e
introducendoci nel Sacramento dell'amore divino.
Il Signore ci purifica, e
per questo osiamo accedere alla sua mensa. Preghiamolo di donare a tutti noi la grazia
di potere un giorno essere per sempre ospiti dell'eterno banchetto nuziale. Amen!
(Giovedì Santo 13 aprile ore 17.30 - Basilica di San Giovanni in Laterano)