2006-03-20 18:39:36

La prolusione del cardinale Camillo Ruini al Consiglio permanente della CEI e la nota della Congregazione per la Dottrina delle Fede sull'impegno dei cattolici in politica


(21 marzo 2006 - RV) Ha suscitato numerosi commenti la prolusione del cardinale Camillo Ruini al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana che si è aperto ieri pomeriggio a Roma: al centro dell’intervento questioni ecclesiali, internazionali e italiane. Il presidente della CEI, ribadendo il principio della centralità della persona e del perseguimento del bene comune, ha posto l’accento su alcune tematiche fondamentali come il rispetto della vita, la tutela della famiglia e del matrimonio. Il servizio di Debora Donnini. RealAudioMP3

Nella sua Prolusione il cardinale Ruini invita a rileggere la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 24 novembre 2002 “circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”. La Nota, elaborata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, ricordava ai cattolici la coerenza tra fede e azione politica, evitando una “diaspora culturale” e, come diceva Giovanni Paolo II, una loro “facile adesione a forze politiche e sociali che si oppongano, o non prestino sufficiente attenzione, ai principi della dottrina sociale della Chiesa”. Rileggiamo dunque la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede in questa sintesi di Sergio Centofanti. RealAudioMP3
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La Nota parte con la lezione esemplare di San Tommaso Moro, Patrono dei governanti e dei politici, che ha saputo “testimoniare fino al martirio la dignità inalienabile della coscienza. Pur sottoposto a varie forme di pressione psicologica, rifiutò ogni compromesso, e senza abbandonare ‘la costante fedeltà all’autorità e alle istituzioni legittime’ che lo distinse, affermò con la sua vita e con la sua morte che l’uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale”.

Il documento ricorda che “i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica” essendo chiamati a promuovere “il bene comune”.
Oggi tuttavia – si legge nella Nota – “non è possibile sottacere i gravi pericoli a cui alcune tendenze culturali vorrebbero orientare le legislazioni”: queste correnti, assecondando un certo relativismo culturale, considerano il “pluralismo etico … la condizione per la democrazia”. Così da alcune parti “invocando ingannevolmente il valore della tolleranza, a una buona parte dei cittadini — e tra questi ai cattolici — si chiede di rinunciare a contribuire alla vita sociale e politica” : ma i cittadini cattolici – “come tutti gli altri cittadini” - hanno “il diritto-dovere …di promuovere e difendere con mezzi leciti” ciò che ritengono umanamente vero e giusto.
E – afferma la nota – ci sono “esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili”: non si tratta di “valori confessionali” ma di principi radicati nell’uomo stesso e nella sua stessa dignità, come il diritto alla vita di ogni essere umano, anche dell’embrione, la tutela della famiglia e del matrimonio, la libertà religiosa, la libertà educativa, lo “sviluppo per una economia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana” e della sussidiarietà, e poi il grande principio della “pace che è sempre frutto della giustizia ed effetto della carità”.

La Nota ribadisce la piena accettazione da parte della Chiesa del principio di laicità ma denuncia forme di “intollerante laicismo” che vogliono “la marginalizzazione del Cristianesimo”. Il documento invita quindi i cristiani a non nutrire “alcun complesso di inferiorità nei confronti di altre proposte che la storia recente ha mostrato deboli o radicalmente fallimentari”.

Nella “legittima pluralità” di opzioni politiche – conclude il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede - i cattolici sono dunque chiamati a offrire “il loro coerente apporto perché attraverso la politica si instauri un ordinamento sociale più giusto e coerente con la dignità della persona umana”.
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