2006-03-19 14:38:13

L’importanza del lavoro per la realizzazione dell’uomo e per lo sviluppo della società: il Papa parla di San Giuseppe alla Messa e all’Angelus. Un pensiero ai 500 anni dei Musei Vaticani


(19 marzo 2006 -RV) “Il lavoro riveste primaria importanza per la realizzazione dell’uomo e per lo sviluppo della società, e per questo occorre che esso sia sempre organizzato e svolto nel pieno rispetto dell’umana dignità e al servizio del bene comune”. Così Benedetto XVI nell’omelia alla Messa stamane in Vaticano. Messa che ha unito la meditazione dei testi liturgici della terza domenica di Quaresima al ricordo di San Giuseppe. All’Angelus il Papa ha ricordato la figura di San Giuseppe spiegando che la solennità liturgica viene posticipata a domani e pregando perché “protegga i lavoratori di tutto il mondo”.
Il servizio di Fausta Speranza RealAudioMP3

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L’attività lavorativa deve servire al vero bene dell’umanità, permettendo “all’uomo come singolo o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione” : il Papa sottolinea queste parole della Gaudium et spes, dopo aver spiegato che il ricordo di San Giuseppe porta il pensiero al lavoro “condizione originaria dell’uomo”. E a questo proposito afferma:

“La Chiesa ha sempre mostrato, specialmente nell’ultimo secolo, attenzione e sollecitudine per questo ambito della società, come testimoniano i numerosi interventi sociali del Magistero e l’azione di molteplici associazioni di ispirazione cristiana”.

Associazioni che il Papa saluta dicendosi lieto di sapere che tante sono presenti alla Messa in rappresentanza dell’intero mondo dei lavoratori. E proprio guardando al mondo del lavoro, Benedetto XVI sottolinea che sono necessari la qualificazione tecnica e professionale, un ordine sociale giusto e attento al bene di tutti, ma non solo:

“Occorre vivere una spiritualità che aiuti i credenti a santificarsi attraverso il proprio lavoro, imitando san Giuseppe, che ogni giorno ha dovuto provvedere alle necessità della Santa Famiglia con le sue mani e che per questo la Chiesa addita quale patrono dei lavoratori”.

La testimonianza di San Giuseppe – aggiunge il Papa – “mostra che l’uomo è soggetto e protagonista del lavoro”.

“Vorrei affidare a lui i giovani che a fatica riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro, i disoccupati e coloro che soffrono i disagi dovuti alla diffusa crisi occupazionale”.

“Al tempo stesso, - avverte Benedetto XVI - è indispensabile che l’uomo non si lasci asservire dal lavoro, che non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il senso ultimo e definitivo della vita”. E ricorda che nella Bibbia si legge: “sei giorni faticherai e farai ogni lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio” (Es 20, 8-9). Si tratta di un passo del Libro dell’Esodo che comprende anche il racconto della consegna a Israele del Decalogo dei comandamenti da parte di Dio. Pagina letta proprio alla Celebrazione eucaristica. E il Papa nell’omelia definisce il Decalogo “una conferma della libertà conquistata”. “I comandamenti, - spiega - a guardarli in profondità, sono il mezzo che il Signore ci dona per difendere la nostra libertà sia dai condizionamenti interni delle passioni che dai soprusi esterni dei malintenzionati. I ‘no’ dei comandamenti sono altrettanti ‘sì’ alla crescita di un’autentica libertà”.
c’è da dire che il Papa rivolge un particolare saluto a mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente della Commissione Episcopale Italiana per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace e dice: “si è fatto interprete dei comuni sentimenti e mi ha rivolto cortesi espressioni augurali per la mia festa onomastica. Gliene sono vivamente grato”.
Mons Miglio, nel suo intervento prima dell’Omelia, ricorda che il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II “non solo ci ha lasciato un ricco insegnamento sul lavoro e sul ruolo centrale della persona umana nel mondo del lavoro specialmente con le tre Encicliche - Laborem Exercens, Sollicitudo Rei Socialis, Centesimus Annus – ma si è fatto egli stesso catechista instancabile della dottrina sociale della Chiesa nei numerosi pellegrinaggi del 19 marzo”, incontrando i lavoratori dell’industria, della campagna e di vari altri settori, condividendo con loro problemi e difficoltà, nella preghiera e nella vicinanza fraterna e solidale. E ringrazia Benedetto XVI per “aver voluto continuare in questo giorno la bella tradizione seguita dal Suo predecessore”, incontrando rappresentanze del mondo del lavoro.
E mons. Miglio ricorda i vari interventi di Benedetto XVI in cui “ebbe a sottolineare con forza che la questione del lavoro è oggi al centro di cambiamenti rapidi e complessi, e che al nuovo e inedito risvolto della questione sociale è connessa la tutela della vita, nuova frontiera della questione sociale, evidenziando anche il rapporto tra giustizia e carità che costituiscono due aspetti inseparabili dell’unico impegno sociale del cristiano”.
Mons. Miglio ricorda dunque “le fatiche e le ansie di tanti lavoratori, specialmente dei giovani, che vedono davanti a sé un futuro incerto, e di tante famiglie, spesso pesantemente condizionate dalle difficoltà derivanti dalla mancanza di lavoro o da un lavoro poco rispettoso delle esigenze della famiglia stessa e della persona”.



E torniamo alla figura di San Giuseppe di cui il Papa parla anche all’Angelus invitando a “soffermarsi con venerazione” sulla figura dello sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale. Ricorda che “riveste nella storia della salvezza un’importanza fondamentale”. E spiega che dall’esempio di San Giuseppe viene “un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato”. “Penso anzitutto ai padri e alle madri di famiglia, e prego perché sappiano sempre apprezzare la bellezza di una vita semplice e laboriosa, - sottolinea - coltivando con premura la relazione coniugale e compiendo con entusiasmo la grande e non facile missione educativa”.

Nel saluto dopo la preghiera mariana, il pensiero alla ricorrenza di un’istituzione vaticana che – dice Benedetto XVI – offre “un importante contributo alla missione della Chiesa”:


“Ricorre quest’anno il V centenario dei Musei Vaticani, che l’amato mio Predecessore Giovanni Paolo II ha definito ‘una delle più importanti porte della Santa Sede aperte sul mondo’”.

Tra i saluti nelle varie lingue, il pensiero ai fedeli provenienti da Ca’ Savio, Rosìa e Torri, Villa Fastiggi di Pesaro e Foligno. Saluto inoltre i partecipanti al corso di Dottrina Sociale della Chiesa organizzato dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, come pure i Coristi e Fisarmonicisti del Canton Ticino, il Comitato Ecumenico per le Comunicazioni Sociali, il Club “Vecchia 500” di Chiari e il Centro Turistico ACLI di Pordenone.
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E con la preghiera nel cuore che il Papa stesso ha ispirato con tutte le sue parole di oggi, rivolgiamo, a nome di tutta la famiglia della Radio Vaticana, i più affettuosi auguri a Benedetto XVI: ha ricevuto al battesimo il nome di Joseph, restando così legato alla figura di San Giuseppe di cui ci ha ricordato tutta l’importanza.










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