ARGENTINI: I VESCOVI RICORDANO LA ROTTURA DEMOCRATICA DEL 1976
BUENOS AIRES, 17 mar. - La Commissione Permanente della Conferenza Episcopale Argentina
ha diffuso il documento “Ricordare il passato per costruire saggiamente il presente”,
in cui afferma che fatti come la rottura della vita democratica, nel 1976, “non devono
essere messi a tacere”. La dichiarazione, diffusa al termina della 143ª riunione della
Commissione Permanente, ricorda che “la memoria di un popolo si nutre di innumerevoli
fatti che scandiscono la sua storia. Alcuni devono essere celebrati come avvenimenti
fecondi che rafforzano la convivenza sociale. Altri, anche se provocano dolore e tristezza,
non devono essere messi a tacere”. In questi giorni, afferma la Commissione, gli Argentini
volgono lo sguardo al passato per ricordare la rottura della vita democratica del
24 marzo 1976, quando Jorge Rafael Videla arrivò al potere con un colpo di Stato ai
danni del Presidente Isabelita Perón, che fu sostituita da una giunta militare. “Questo
fatto, verificatosi in un contesto di grande fragilità istituzionale e consentito
da parte della dirigenza di allora, ha avuto gravi conseguenze che hanno caratterizzato
in modo negativo la vita e la convivenza del nostro popolo”, riconoscono i presuli.
Sottolineando come l’instaurazione del regime militare in Argentina abbia portato
ad “enormi mancanze contro la vita e la dignità umana” e al “disprezzo per le leggi
e le istituzioni”, la Commissione afferma che ricordare questi fatti è “un’occasione
propizia affinché noi Argentini ci pentiamo ancora una volta dei nostri errori ed
assimiliamo, nella costruzione del presente, le lezioni che ci offre la nostra storia”.
Quando i cristiani ricorrono alla memoria, continuano Vescovi, lo fanno infatti “per
purificarla e costituirla in fonte di saggezza, riconciliazione e speranza”. Ribadendo
ciò che hanno affermato 25 anni fa nel documento “Chiesa e Comunità Nazionale”, i
presuli hanno osservato che la riconciliazione argentina si può costruire solo “sulla
verità, la giustizia e la libertà, permeate dalla misericordia e dall’amore”. Jorge
Rafael Videla venne deposto il 29 marzo 1981, al termine di un governo caratterizzato
da violenza, violazione dei diritti umani e contrasti di frontiera con il Cile che
per poco non sfociarono in una guerra.