La denuncia del Papa: “gli abusi coloniali in Africa continuano”
( 08 marzo 2006 - RV) La Libreria Editrice Vaticana pubblicherà nei prossimi giorni,
nell’ambito della collana “Il Magistero di Benedetto XVI”, il testo del dialogo del
Papa con il clero romano, che si è svolto in Vaticano il 2 marzo scorso. Nello stesso
volumetto sono allegati i colloqui che il Papa ha avuto sempre con il clero romano
il 13 maggio 2005 in San Giovanni in Laterano e con il clero della Valle d’Aosta,
a Introd, il 25 luglio 2005. Dall’incontro più recente dei giorni scorsi si possono
trarre diversi spunti di riflessione. Oggi scegliamo di soffermarci su quanto Benedetto
XVI ha affermato in merito al continente africano. Il servizio è di Fausta Speranza:
********** Il
Papa ha verificato, incontrando recentemente molti vescovi africani in visita ad Limina,
il loro “alto livello teologico e culturale” e la gioia della loro fede. Lo racconta,
sottolineando che però purtroppo non si può dimenticare che la Chiesa in Africa “soffre
perché le Nazioni ancora non si sono formate”. E il Papa ricorda che “il potere coloniale
ha imposto frontiere nelle quali adesso devono formarsi le Nazioni” e che permangono
situazioni di etnie dominanti. E il Papa è chiaro: “gli abusi coloniali continuano”.
A questo proposito, la riflessione dell’africanista Angelo Turco, docente di geografia
politica all’Università dell’Aquila:
R. – Il Papa ha mostrato grande sensibilità
nel richiamare questo grande problema dell’Africa. Il colonialismo non solo ha lasciato
eredità molto pesanti, che l’Africa naturalmente adesso si trova a gestire, riguardanti
la politica, l’economia, la cultura, ma è ancora attivamente presente, in forme naturalmente
che non sono più quelle del passato, nel continente africano. Sono varie forme di
imperialismo, di neo-colonialismo o semplicemente di associazioni, di comitati d’affari
che, in certi casi, rischiano di stravolgere completamente la vita normale delle popolazioni
e degli Stati africani. Se vogliamo pensare a qualche cosa di molto concreto a questo
riguardo, pensiamo alla vicenda del petrolio in Africa …
D. – Professore,
il Papa dice proprio: “Abusi e conflitti non avrebbero assunto la forma che conosciamo
se non ci fossero dietro gli interessi delle grandi potenze”. E’ una denuncia precisa
…
R. – E’ una denuncia precisa e una denuncia quanto mai opportuna, specialmente
in questa fase storica e in questo momento di ricomposizione degli interessi globalizzati,
quando si vanno ridisegnando le strategie relative alle risorse dell’Africa, non soltanto
le risorse economiche, ma anche quelle strategiche. Vecchi attori della presenza africana,
come la Francia, come gli Stati Uniti, come la Gran Bretagna, quindi potenze occidentali,
ex-coloniali e non, vanno ridisegnando la loro strategia perché in Africa si affacciano
altri interessi ed altre potenze che in questo momento fanno sentire la loro “concorrenza”
su tutti i piani, non soltanto sul piano economico. Basterà pensare, per tutte queste
nuove potenze, alla Cina che attualmente svolge un ruolo molto, molto attivo in Africa.
D.
– In definitiva, secondo lei, cosa fare per contrastare tutto ciò?
R. –
Non ci sono ricette, tanto meno ricette unilaterali. Certo, una cosa importante da
fare è mantenere desta l’attenzione sull’Africa. Non è possibile continuare a parlare
di Africa soltanto quando ci sono le tragedie “dai mille morti in su”, o quando ci
sono le carestie o quando ci sono le grandi epidemie. L’Africa vive una sua quotidianità,
una sua normalità difficile e tanto più difficile in quanto ci sono interferenze internazionali
che rendono le cose molto, molto, molto più dure. E allora, mantenere l’attenzione,
i riflettori accesi su ciò che accade in Africa è un elemento essenziale per dare
corpo ad una strategia di aiuto e di risoluzione dei problemi sulla scena africana. **********