Algeria: iniziata la scarcerazione degli estremisti islamici voluta dalla Carta per
la riconciliazione nazionale
(05 marzo 2006 - RV) Una trentina di integralisti algerini sono usciti ieri dal carcere
di Serkadji, alla periferia di Algeri. Diversi anche i detenuti rilasciati in altre
città del Paese. Sono stati i primi beneficiari dell’amnistia concessa dalla Carta
per la pace e la riconciliazione nazionale con cui l’Algeria spera di voltare la pagina
degli anni ‘90, quando il terrorismo di matrice islamica fece oltre 200 mila morti
e 18 mila persone scomparvero. Le scarcerazioni, secondo il ministero della Giustizia
interesseranno almeno 2.200 persone, che saranno libere entro martedì. Secondo la
legge, i detenuti già condannati definitivamente per fatti che non concernano massacri
collettivi, stupri e uso di esplosivi in luoghi pubblici saranno graziati, quelli
in attesa di giudizio o di appello avranno “uno sconto o una commutazione della pena”.
I gruppi armati hanno invece sei mesi per arrendersi ed ottenere la grazia, purchè
non siano ritenuti responsabili di massacri, stupri e attentati. La Carta per la pace
e la riconciliazione nazionale è stata fortemente criticata dalle associazioni per
la difesa dei diritti umani che chiedono una riconciliazione fatta di giustizia e
verità. Intanto, per disposizione del capo dello Stato Abdelaziz Bouteflika, 42 scuole
private di lingua francese che non si sono adeguate ai programmi d’insegnamento del
ministero dell’Istruzione, già adottati nella scuola pubblica, e rigorosamente in
arabo, dovranno chiudere i battenti alla fine dell’anno scolastico. Il ministero ha
promesso che i 3.720 alunni “colpiti” dal provvedimento (cifra contestata dalle associazioni
delle famiglie che parlano di ben 125 mila) saranno riassorbiti dal settore pubblico,
ma il timore dei genitori è che il trasferimento possa avere conseguenze negative
date le carenze delle strutture pubbliche. L’assurdo è che le materie scientifiche
all’università algerina sono insegnate in francese e non in arabo, protestano in molti,
sottolineando che oggi i giovani parlano male l’arabo e male, e sempre meno, il francese.