il commento di padre Rupnik al Vangelo di questa Domenica
In questa quinta Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo
in cui Gesù, uscito dalla Sinagoga, si reca nella casa di Simone e di Andrea, in compagnia
di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito
gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la
febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Su questo brano evangelico ascoltiamo
il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik: ********** Cristo
lascia la Sinagoga e va in una casa privata. La parte ufficiale e pubblica dell’ebraismo
gli è ostile, ma c’è una parte del popolo che invece gli viene incontro e sono esattamente
i bisognosi. I malati e i moribondi hanno una immediata percezione del bisogno della
salvezza. Entrando nella casa di Simone, lo hanno solo informato della situazione
di sua suocera. Non gli hanno neanche chiesto di guarirla e già Lui si muove per sanarla.
Non è lei che lo chiede, non fa chiedere, ma è Cristo che si muove verso di lei, che
si inchina su di lei e che la fa rialzare. Ed è sabato. E proprio per aver fatto del
bene in giorno di sabato, Cristo è già stato rimproverato e rifiutato, ma questo volta
Lui non bada a questa questione e rivela che la misericordia del Padre, che Lo ha
mandato, non conosce limiti, né prescrizioni, ma è una premura d’amore che l’uomo
non conosce. Oggi, che l’uomo non è più abituato a chiedere e tanto meno a supplicare
Dio, Cristo ci dice di aver fiducia nella sua misericordia aprendo a Lui la nostra
realtà. **********