2005-12-30 07:50:43

La Chiesa nel 2005: il bilancio del portavoce vaticano Navarro Valls


(30 dicembre 2005 - RV) L’anno che si sta chiudendo è caratterizzato dalla successione di Benedetto XVI a Giovanni Paolo II sulla cattedra di Pietro. Un evento che ha riguardato in particolare la Chiesa cattolica, ma che ha avuto un’eco eccezionale in tutto il mondo. La morte di Papa Wojtyla ha coinvolto un numero inestimabile di persone. Tiziana Campisi ha chiesto al direttore della Sala stampa vaticana, il dott. Joaquín Navarro-Valls quali ricordi conserva di quei giorni: RealAudioMP3
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R. – Ricordo con enorme intensità quei giorni, quelle circostanze che hanno avuto una dimensione straordinaria nell’opinione pubblica in tutto il mondo. Soprattutto li ricordo come uno di quei momenti in cui si vede quasi fisicamente agire lo Spirito di Dio. Non erano soltanto le masse, la quantità di persone in quei giorni che si concentravano qui in Vaticano, in Piazza San Pietro, ma l’intensità che si vedeva in quelle persone per quanto riguarda la percezione di vivere un momento veramente religioso. Da questo punto di vista è stata una cosa straordinaria.

D. - Lei ha potuto osservare da vicino il passaggio dal 264 al 265.mo pontefice della Chiesa cattolica. Alla luce di questi mesi come può descriverlo e come l’ha vissuto personalmente?

R. – Per me in concreto avere vissuto e seguito ogni momento di quei giorni ultimi di Giovanni Paolo II è stato qualcosa, come può immaginare, che mi ha colpito in profondità. E anche nei giorni successivi i contatti con il decano del Collegio dei cardinali, l’allora cardinale Ratzinger, e poi, come tutti, la sorpresa di ascoltare quel nome come il Papa che era stato eletto. Naturalmente ho vissuto tutti quegli eventi con grande commozione personale, che doveva in qualche modo essere diluita di fronte al lavoro informativo che si doveva fare da parte di questo ufficio. Forse da un punto di vista personale è stato solo dopo questi avvenimenti che ho potuto riflettere un po’. In quei giorni l’intensità del lavoro era tale che non c’era molto spazio e molto tempo per riflettere su quello che si stava vivendo e che dovevo comunicare.

D. – Che cosa è cambiato con questo nuovo Pontificato?

R. – Mi facevo anch’io questa domanda. Inevitabilmente me la sono posta diverse volte e me la sono posta particolarmente l’estate scorsa durante il primo viaggio di Benedetto XVI all’estero, a Colonia. Nella reazione della gente lì a Colonia, in maggior parte ragazzi e ragazze, avevo la percezione che si vedeva la teologia del Pontificato, vale a dire che c’era la percezione della paternità universale di un Papa, c’era la percezione dell’unità della dottrina cattolica nel tempo, nel passaggio da una persona all’altra. C’erano molti elementi che parlavano di continuità. Naturalmente quando si parla di continuità a proposito di Pontificato è una continuità che dura da 20 secoli, non soltanto con il Papa precedente, ma da venti secoli. Qualche cosa è cambiato, qualche cosa rimane. Naturalmente ci sono delle differenze di stile, differenze personali tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, forse ci sono e ci saranno anche cambiamenti nelle priorità pastorali. Ogni Pontefice dipende anche un po’ dal suo tempo, dalle richieste, dai bisogno spirituali del suo tempo.

D. – Un suo commento sul legame oggi tra il Papa e i fedeli?

R. – E’ che bisogna riflettere su queste enormi masse di gente. Deve tener conto che le udienze generali in altri momenti, in altri anni, in quest’epoca dell’anno si tenevano nell’Aula Paolo VI. Adesso non si possono fare lì per il numero di persone che vengono all’udienza del mercoledì. Se poi vediamo il numero delle persone che vengono alla domenica per la recita dell’Angelus è davvero sorprendente. Quindi riflettere su questo: è aumentata la sensibilità religiosa? Questa è una domanda che rimane lì.
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