2005-12-02 13:47:27

Il cardinale Ruini invoca un confronto libero e sereno tra cattolici e laici


(02 dicembre 2005 - RV) Sì “al libero confronto delle idee” tra i sostenitori e gli oppositori del relativismo nel campo dell’etica pubblica: è la proposta avanzata dal cardinale vicario Camillo Ruini, al VII Forum del Progetto culturale su “Cattolicesimo italiano e futuro del Paese", apertosi oggi a Roma proprio con la prolusione del presidente della CEI. Il porporato si è anche soffermato sui rapporti Chiesa-Stato e sul dialogo tra fede e scienza. Ce ne parla Alessandro Gisotti:

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“Affidarsi al libero confronto delle idee, rispettandone gli esiti democratici pure quando non possiamo condividerli”: è quanto esorta il cardinale Camillo Ruini, quale via per “superare, a livello pratico, lo stallo generato dalla contrapposizione tra i sostenitori e gli avversari dell’approccio relativistico in materia di etica pubblica, senza obbligare né gli uni né gli altri a recedere dall’agire secondo i propri convincimenti”. E ciò, ha aggiunto, “per stemperare il clima di un confronto che prevedibilmente si protrarrà assai a lungo, arricchendosi di sempre nuovi argomenti”. Da una parte, ha constatato, “i fautori del relativismo continueranno a pensare che in certi casi siano stati violati i “diritti di libertà”, mentre i sostenitori di un approccio collegato all’essere dell’uomo continueranno a ritenere che in altri casi siano stati violati diritti fondati sulla natura, e perciò antecedenti ad ogni umana decisione”. Ma, è stato il suo richiamo “non vi sarà motivo di accusarsi reciprocamente di oltranzismo antidemocratico”.

Il cardinale Ruini ha sottolineato che il 2005 è stato “un anno particolarmente intenso" per la Chiesa in cui “l’Italia ha fortemente percepito la sua anima e il suo fondo cattolici”. Momenti più significativi di questo anno “la malattia e la morte di Giovanni Paolo II” e la “rapida elezione di Benedetto XVI”. Il presidente della CEI si è quindi soffermato sul referendum sulla legge sulla procreazione assistita. “Esso – ha rilevato - ha rappresentato un forte motivo di impegno e di unità per i cattolici italiani e al contempo di incontro e convergenza con significativi rappresentanti della cultura laica”. D’altro canto, ha riconosciuto il porporato, il referendum ha contribuito anche a “far emergere una nuova e certamente non desiderabile fase di tensione nei rapporti con altri laici, soprattutto sul piano politico e mediatico, mentre nella realtà concreta del Paese una simile difficoltà sembra di gran lunga meno presente”. Ha poi evidenziato come dato particolarmente incoraggiante il fatto che le grandi domande sull’uomo e sulla vita interessino e coinvolgano “con forza crescente proprio coloro che più sono impegnati nella ricerca scientifica”.


Oggi, ha detto ancora il cardinale Ruini, nei rapporti Stato-Chiesa “i veri motivi di contrasto” fanno “riferimento all’area della soggettività personale e delle norme pubbliche entro le quali occorre in qualche modo inquadrarla”. In particolare, ha avvertito, recentemente si è “diffusa e tende ad affermarsi come unica valida nello spazio pubblico, la posizione secondo la quale la libertà individuale e i diritti di libertà costituiscono il valore fondamentale che misura tutti gli altri, con la conseguente esclusione di ogni vera o presunta discriminazione ai danni di qualcuno”. Ma se questo è “l’unico criterio regolatore dell’etica pubblica”, ha osservato, ne deriva che “non potrebbe essere ammesso, a livello pubblico, alcun riferimento a ciò che è bene o male in se stesso”.

“Si comprende quindi facilmente – è stata la riflessione del cardinale Ruini – come questa libertà individuale che non discrimina, per la quale in ultima analisi tutto è relativo al soggetto, tenda ad escludere o sottomettere ogni altra posizione, che può essere lecita, sempre a livello pubblico, soltanto finché rimane subordinata e non in contraddizione rispetto a un tale criterio relativistico”. È questo, ha evidenziato, “il vero motivo di contrasto non solo con ogni pretesa di valenza pubblica di un’etica di ispirazione cristiana, o di altra matrice religiosa, ma anche con un’etica che si richiami a un proprio oggettivo fondamento umanistico”.

Rivolgendo poi l’attenzione al rapporto tra scienza e fede, si è soffermato sul dibattito relativo alla teoria dell’evoluzione. L'evoluzionismo non è più una semplice ipotesi ma una vera teoria, ha ricordato il cardinale Ruini, ma occorre tenere aperto lo spazio per una intelligenza creatrice. Non deve esserci perciò una “proiezione filosofica e ateistica dell'evoluzionismo”.

Nella sua prolusione, il porporato ha quindi richiamato l’esortazione di Benedetto XVI ad “allargare gli spazi della razionalità”. Quella scientifica, ha detto il cardinale Ruini, ha certo una sua “legittimità” ma “se dimentica il proprio carattere di scelta metodologica e pretende di costituire l’unica forma di conoscenza della realtà contraddice quel canone e quel limite che essa stessa si è giustamente imposta”. Per questo, “abbiamo bisogno di un ethos più autenticamente umano” ispirato “all'amore concreto del prossimo”. Un grande compito, ha esortato, “nel quale i cristiani laici hanno un ruolo essenziale e determinante”. Ancora, ha detto il presidente della CEI, abbiamo bisogno di “un’etica della pace, dell’andare oltre il proprio interesse particolare”, finalmente, di “un’etica dell’amore concreto del prossimo”.

Intervenendo all’incontro, il filosofo Luigi Alici, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, ha sottolineo che per “superare la crisi attuale della cultura che non parla più oggi di persona umana ma soltanto individui” va rimessa “al centro della questione antropologica il tema dell'unità, integralità e dignità della persona umana, come orizzonte capace di ispirare un'idea di umanità aperta e inclusiva". Quindi, parlando delle “coppie di fatto”, ha detto che queste sono una sorta di “organismi sociali geneticamente modificati”, che "con disinvoltura si cerca di trapiantare nel vissuto collettivo prefigurando una loro sostanziale omologazione giuridica rispetto allo statuto di società naturale, che la nostra Costituzione riconosce alla famiglia fondata sul matrimonio”.

Dal canto suo, il direttore del quotidiano della CEI, “Avvenire”, Dino Boffo ha messo l’accento sul rischio dell’omologazione nei mezzi di comunicazione di oggi. D’altra parte, ha espresso l’auspicio che nel dibattito culturale del Paese “non continui ad affiorare esclusivamente l’autorevole esercizio di discernimento condotto dal presidente dei vescovi italiani, che nelle sue prolusioni dà voce al formarsi di un giudizio collegiale. Servono invece – ha aggiunto – tante e tante mini-prolusioni. Non importa se scritte: importa che segnalino processi di pensiero”.

Da ultimo, mons. Gianni Ambrosio, consulente del Servizio nazionale CEI per il progetto culturale ha affermato che dinanzi alla “novità” e alla “drammaticità” della nuova questione antropologica è necessario che le democrazie occidentali ripensino il loro “modo di rapportarsi alle tradizioni religiose e all'etica pubblica”. Ripensamento, ha aggiunto, che riguarda anche “le stesse tradizioni religiose e dunque anche il cattolicesimo italiano”.

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