Educare ai valori dello sport per imparare la tolleranza. Mons. Mazza e Mons. Marra
sul caso del calciatore ivoriano Zoro
(28 novembre 2005 - RV) Un atto di viltà, oltre che inciviltà. La giornata calcistica
italiana di ieri ha occupato le cronache non solo sportive per le inqualificabili
e ripetute salve di cori razzisti con le quali i tifosi dell’Inter hanno bersagliato
il giocatore ivoriano del Messina, Marc André Zoro, durante la partita tra i nerazzurri
e la squadra siciliana. Partita che ha rischiato di essere sospesa quando lo stesso
Zoro, afferrato il pallone, ha interrotto l’incontro per ribellarsi contro le pesanti
ingiurie che gli piovevano addosso dagli spalti. Mentre la FIGC, la Federazione italiana
giuoco calcio, ha avviato un’indagine, l’episodio ha sollevato nel mondo sportivo
un’ondata di sdegno e di solidarietà nei confronti del calciatore africano. Un episodio
che chiama in causa i valori dello sport da una parte, e dall’altra l’incapacità talvolta
di accettarli e viverli. Sull’accaduto, Alessandro De Carolis ha chiesto l’opinione
di mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio sport della Conferenza episcopale
italiana.
Sulla
stessa linea di mons. Mazza si pone anche l’arcivescovo di Messina, Giovanni Marra,
città in cui si è disputata la partita macchiata dall’episodio razzista.