2005-11-21 14:33:19

La Chiesa celebra la Giornata per le claustrali


(21 novembre 2005 - RV) Oggi, Memoria liturgica della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria, la Chiesa celebra la Giornata pro orantibus, cioè per le comunità religiose di vita contemplativa. Ieri all’Angelus il Papa a nome di tutta la Chiesa ha espresso “gratitudine a quanti consacrano la loro vita alla preghiera nella clausura, offrendo un’eloquente testimonianza del primato di Dio e del suo Regno”. Benedetto XVI ha esortato i fedeli ad essere loro vicini con il “sostegno spirituale e materiale”.
Ma qual è il ruolo e la missione delle claustrali nel mondo di oggi? Giovanni Peduto lo ha chiesto a madre Cristina Pirro, abbadessa del monastero benedettino di Sant’Andrea Apostolo ad Arpìno, in provincia di Frosinone:

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R. - Le claustrali, nella radicalità della loro vita consacrata a Cristo, sono l'espressione vivente del Suo mistero di morte e Risurrezione. A Lui si uniscono, pur con la loro fragilità umana, nell'impegno quotidiano di conversione del cuore e di preghiera, di lode di Dio e d'intercessione per le necessità dei fratelli. La clausura, che caratterizza tale forma di vita, è un segno di totale appartenenza a Dio.

D - Com'è cambiata la vita delle claustrali rispetto al passato?

R. - Nulla è cambiato se pensiamo ai valori perenni della vita contemplativa: la pratica dei voti e l'osservanza della Regola, la preghiera liturgica e personale, ecc. Per quanto riguarda la clausura, invece, col documento "Verbi Sponsa" la Chiesa ha introdotto qualche modifica, che non elimina, però, la necessità di una certa separazione dal mondo, per un più intenso contatto col Signore.

D. - Come si svolge la giornata di una monaca di clausura?

R. - Scandita dal suono di una campana (o campanello elettrico, oggi) la giornata della monaca trascorre in un intreccio di preghiera, comunitaria e personale, e di lavoro che le viene affidato dall'obbedienza, che è partecipazione all'opera creatrice di Dio e una forma di solidarietà con i fratelli, che lavorano per il loro sostentamento quotidiano.

D. - Alla base della vostra vocazione c'è la fede nella forza della preghiera: ma la preghiera può cambiare il mondo?

R. - La preghiera non cambia il mondo, semplicemente perché è Dio che lo cambia con la potenza del Suo Santo Spirito, ma questa trasformazione non sempre è evidente, perchè ci ha creati liberi e rispetta la nostra libertà. La preghiera della claustrale, e quella di ogni credente, preme sul Suo Cuore di Padre, sempre preoccupato del nostro Bene, e l'induce ad esaudire ogni richiesta conforme alla Sua Volontà; pensiamo ad Abramo che intercede per Sodoma e Gomorra o a Mosè che prega per il suo popolo o al "Chiedete e vi sarà dato".

D. - Quali sono le principali difficoltà e necessità dei monasteri oggi?

R. - Oggi parliamo molto di carestia vocazionale, di problemi economici legati al deterioramento dei monasteri, spesso molto antichi e vasti per Comunità ridotte numericamente, e alla loro gestione e manutenzione, ma Cristo ci conforta col Suo invito: "Cercate prima il Regno di Dio e la Sua giustizia ed il resto vi sarà dato in sovrappiù" . L'unica vera difficoltà, invece, è nel nostro cuore, se contristiamo lo Spirito Santo, vanificando il Suo lavoro di purificazione e santificazione.

D. - Dai Monasteri si eleva a Dio in modo incessante anche la preghiera per l'unità dei cristiani: ci sono esperienze particolari al riguardo?

R. - Il Signore "che ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti ..... perché nessuno si glori dinanzi a Lui" ha voluto utilizzarci per la fondazione del primo monastero cattolico della Romania e, tuttora, unico Monastero benedettino in terra ortodossa. Il cammino iniziò nel 1994, con una visita al nostro Monastero "S. Andrea Ap." di Arpino del Vescovo di Iasi, che ci invitò a presentare il nostro carisma benedettino alle giovani della sua diocesi, nella speranza che nascesse un giorno una comunità contemplativa. La Madre dell’Unità, alla quale è stato dedicato il monastero, ha guidato il progetto, ottenendo la vocazione monastica a delle giovani romene, ormai di voti solenni, e suscitando molti benefattori, che ci hanno sostenuto per la costruzione. A giugno del 2003, dopo tanti sacrifici, normali in ogni Fondazione a servizio della Chiesa, abbiamo inviato li le prime monache. La chiesa e la foresteria del "Mater Unitatis" sono frequentate anche da fratelli ortodossi. Le visite più gradite sono quelle dei monaci ortodossi che stimano molto S. Benedetto e mostrano interesse per la nostra vita, nella quale ritrovano i loro valori. Siamo, però, ben convinte che, ancora più dell'ospitalità che pure è cara a S. Benedetto, il nostro contributo più importante, perché le Chiese sorelle raggiungano la piena comunione, è quello della preghiera e della conversione del cuore.
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