GRAN BRETAGNA: NUOVE CRITICHE DEI VESCOVI A LEGGE SU SUICIDIO ASSISTITO
LONDRA. 11 novembre - La Gran Bretagna ha bisogno di “più e migliori cure palliative”,
non di leggi che permettono di uccidere malati terminali. Mons. Peter Smith, presidente
della Commissione episcopale inglese per la responsabilità cristiana e la cittadinanza,
ribadisce con forza il severo giudizio dei vescovi inglesi e gallesi sul nuovo progetto
di legge sul suicidio assistito che mercoledì ha superato la prima lettura alla Camera
dei Lord. Se approvata, la legge permetterà ad persone adulte che soffrono dolori
intollerabili a causa di una malattia terminale di ottenere su loro richiesta l’assistenza
medica al suicidio. “I malati terminali hanno bisogno di cure adeguate, di essere
assicurati che la loro vita ha un valore e che la società non li vuole morti - ha
commentato l’arcivescovo di Cardiff. Una legge che consente ai medici di aiutare i
pazienti ad uccidersi - ha aggiunto - si differenzia molto poco da una che consente
di ucciderli”. Il provvedimento, che non legalizza peraltro l’eutanasia (punita in
Gran Bretagna con pene fino a 14 anni di reclusione) e ammette comunque l’obiezione
di coscienza, ha acceso forti polemiche nel Paese, soprattutto nell’ambiente medico
che, secondo i sondaggi, sarebbe nettamente contrario. (Cns – LZ)