SEOUL, 8 nov. - Anche in Corea il 40° anniversario della Dichiarazione conciliare
Nostra Aetate è stato ricordato nei giorni scorsi con un incontro interreligioso di
preghiera per la pace nel mondo. All’evento, organizzato dalla Commissione episcopale
per la promozione dell’unità dei cristiani, hanno partecipato 150 esponenti cattolici,
protestanti, buddisti e di altre confessioni religiose. Un’occasione per riaffermare
l’importanza dell’armonia e dell’apertura al dialogo religioso e l’impegno a lavorare
insieme per la costruzione della pace. Lo ha affermato, tra gli altri, Mons. Augustine
Cheong Myong-jo, neo-presidente della Conferenza episcopale sud-coreana, che nell’intervento
di apertura ha ricordato come lo storico documento promulgato dal Paolo VI nel 1965
segnò “il primo passo della Chiesa cattolica verso la comprensione delle altre religioni
e una presa di distanza da precedenti atteggiamenti ostili verso di esse”. Il vescovo
di Pusan ha quindi evidenziato come la Corea del Sud rappresenti un ottimo esempio
di pacifica convivenza interreligiosa. Un giudizio condiviso dal Nunzio apostolico
in Corea, Mons. Paul Emil Tcherrig che all’agenzia Ucan ha confermato che il Paese
rappresenta in questo senso un caso “straordinario” nell’attuale panorama internazionale.
Secondo un recente sondaggio della Gallup, circa il 53 per cento dei sud-coreani
è credente. Di questi il 21,4 per cento si è dichiarato buddista e il 6,7 per cento
cattolico. (Ucan – LZ)